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"Noi andiamo in laboratorio, tu resti qui".
Paola (il nome è di fantasia), una ragazza di undici anni affetta da spina bifida e per questo in carrozzina, si è sentita rivolgere queste parole dall’insegnante di inglese che, pochi istanti dopo ha condotto la classe nel laboratorio al primo piano, lasciando la ragazza in aula a fare degli esercizi chiedendo ad una bidella di passare a controllarla ogni tanto.
La ragazza è rimasta in aula, buona buona a fare i suoi esercizi, non ha fatto scenate e non ha manifestato contrarietà ad una decisione che, di fatto, la discrimina.
Ma una volta arrivata a casa ha raccontato tutto ai genitori.
"E’ bastata un’ora", dice affranto il padre, "per distruggere anni di lavoro. Abbiamo sempre fatto tutto con nostra figlia, dalle gite in montagna allo sport e proprio per questo motivo la sua condizione non le è mai pesata. Ora però, le cose cambiano, e parecchio".

Venerdì 15 novembre, Scuola media Ricci di Belluno, sono da poco passate le 11 del mattino, i ragazzi sono rientrati dopo la ricreazione e, nella prima frequentata da Paola, è l’ora di inglese.
Da tempo l’insegnante desidera portare i suoi alunni nel laboratorio linguistico, "così si rendono conto della reale pronuncia inglese".
Il punto sta nella collocazione dell’aula didattica, al primo piano dell’edificio.
Due rampe di scale non sono difficili da superare per chi può far uso delle proprie gambe, ma diventano un ostacolo insormontabile per chi, come Paola, si muove con la carrozzina e, a quanto è dato capire, per una scuola che, una volta scoperto il caso, ha già cominciato lo scarica barile.

"Sono venuta a scuola un’ora prima", afferma l’insegnante di inglese chiamata in causa, "ho pure avvisato il preside che avrei lasciato la ragazza in aula e mi ha dato il suo benestare".
Ma non poteva essere portata in braccio da qualcuno?
"Non ho chiesto ai bidelli di prendersi questa responsabilità", continua l’insegnante, "sa, se succede qualcosa…".
Incredibile, ribatte il padre, "abbiamo fatto delle riunioni apposite con gli insegnanti, dichiarato la nostra disponibilità ad intervenire personalmente in qualsiasi momento, come avvenuto durante la scuola materna ed elementare, ribadiamo la nostra disponibilità a firmare una liberatoria per chi si vuole prendere eventualmente la responsabilità del trasporto a braccia, ma non si può lasciare una ragazza sola in aula, in questo modo.
E poi la scuola sapeva da mesi di dover inserire nostra figlia, visto che l’abbiamo iscritta a gennaio e le lezioni sono cominciate a settembre. Tanto è vero che il Comune ha fatto costruire uno scivolo esterno per la carrozzina e ci è venuto incontro anche sul trasporto da casa a scuola".


Il segretario della scuola media Ricci conferma infatti che l’aula è stata spostata dal primo a pianterreno, per consentire a Paola un ingresso alla sua portata, e che il Comune è stato interessato per la messa a norma dell’edificio.
"Ma l’unica scala che porta al laboratorio linguistico è troppo stretta per costruire un servo scala e ci sarebbero problemi di sicurezza per tutti gli altri ragazzi".
Dichiarazioni che lasciano perplessi i genitori di Paola:
"Esistono diverse soluzioni di ausili, mica solo i servo scala, basta informarsi.
La realtà è che fatti del genere accadono per negligenza e menefreghismo. Noi facciamo questo per nostra figlia, certo, ma anche per tutti i ragazzi e le famiglie che hanno gli stessi problemi".

"Un atto grave nei confronti della bambina, un segno di umiliazione che poi rimane".
E’ questo il primo commento di Giambattista Arrigoni, presidente del Comitato d’Intesa tra le associazioni volontaristiche della provincia di Belluno, alla notizia della ragazza disabile lasciata sola in un’aula della scuola media Ricci di Belluno, venerdì scorso, mentre la classe era nel laboratorio linguistico.
Si tratta, continua Arrigoni, "di una grave discriminazione e il comportamento della scuola credo sia inoltre diseducativo nei confronti degli altri alunni, ma il punto vero è che con questi atteggiamenti non si coltiva la sensibilità.
Noi ci sforziamo tanto di fare i corsi sull’handicap nelle scuole perché ci sia una maggiore consapevolezza e poi si verifica un fatto così che vanifica tutto".

"Non c’è la volontà", afferma il presidente del Comitato d’Intesa, "e non c’è la cultura per affrontare serenamente il rapporto personale con persone disabili, soprattutto, mi dispiace dirlo, da parte di alcuni insegnanti.

Infine, conclude Arrigoni, "la scuola era avvertita da molto tempo che ci sarebbe stata questa bambina e anche a seguito di questa segnalazione è stato messo lo scivolo.
La disponibilità iniziale poi non è purtroppo proseguita".

Intanto Silvano Tormen, presidente del Consiglio di istituto della Scuola media Ricci, annuncia una convocazione urgente del consiglio:
"Ci riuniremo quanto prima perché, tra le tante problematiche che interessano la scuola, questa va inserita come prioritaria. Ritengo che certi fatti non debbano accadere nel modo più assoluto".

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