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Riccardo Calvini ci racconta come la sua passione per i viaggi ha potuto ritrovare slancio, anche dopo la disabilità causata dalla Sclerosi Multipla, grazie allo scooter Atto, col quale viaggia in tutto il mondo

(Publiredazionale)

Ingegnere di 53 anni, Riccardo Calvini abita a Malgrate, in provincia di Lecco. Nel 2012 gli viene diagnosticata la Sclerosi Multipla nella forma primaria progressiva. Prima di quel momento era una persona che viaggiava molto: sia per lavoro sia per divertimento. Ero molto dinamico: facevo subacquea, scalavo le montagne, andavo ogni giorno in piscina - ero, insomma, molto molto attivo. Pertanto la diagnosi ha segnato un punto di svolta fondamentale nella mia vita. Il ritorno al piacere del viaggio arriva grazie a un ausilio, lo scooter elettrico ripiegabile Atto.  Ci siamo fatti raccontare da lui la sua esperienza.

Quale è stato l’impatto della malattia – e della successiva disabilità - nella sua vita di prima?
La mia SM è nella forma primaria progressiva: quella meno frequente ma anche quella più difficilmente rallentabile, perché c’è una continua degenerazione delle attività motorie, pertanto nel febbraio 2012, quando mi è stata diagnosticata, io potevo ancora camminare con una autonomia di un km, mentre adesso uso una sedia a rotelle, per cui c’è stato un costante peggioramento. Superato il primo momento di shock, fortunatamente sono riuscito a continuare ad avere un atteggiamento positivo nei confronti della vita, quindi, mentre all’inizio pensavo “non potrò più viaggiare”, ho scoperto che alla fine, anche come disabile c’era la possibilità di farlo: l’unica cosa è avere la volontà e la passione, dopo di che, si trova il modo di farlo.

Come è cambiato il suo modo di viaggiare, dopo la malattia?
Finchè riuscivo a muovermi senza ausili ho fatto alcuni viaggi, per due anni ho continuato anche a fare immersioni, ma dopo la situazione ha iniziato peggiorare: ho iniziato a muovermi con un bastone, e poi con le stampelle. Ma non mi sono fermato: a partire dal 2015 (quindi quando già camminavo con l’ausilio di un bastone) ad oggi, ho fatto 6 giri del mondo. Quando viaggio mi piace visitare i musei, girare e conoscere; purtroppo, però, muovendomi con le stampelle, tutto diventava più complesso.

Come ha scoperto lo scooter Atto?
In uno dei miei viaggi - era il 2019 ed ero in Australia - mi trovavo in aereo, e sfogliando una rivista di volo ho visto la pubblicità dello scooter Atto. Tra l’altro avevo appena visitato un museo a Camberra, in cui avevo fatto una enorme fatica, e ricordo che mi ero detto “Basta, non ce la faccio più”. Quando, poi, ho visto questa pubblicità, ho pensato “Questo potrebbe aiutarmi, mi devo interessare quando torno in Italia”. Ricordo che quello che mi colpì fu la sua compattezza, perchè quando è richiuso è come una valigia. Così, appena ho potuto sono andato su internet, ho approfondito e, ricordo che era il marzo 2019, quando sono tornato in Italia ho contattato la Atto in Israele per avere ulteriori informazioni. Dopo di che, ho preso la palla al balzo e a giugno sono andato a Tel Aviv dove si teneva una fiera dedicata agli ausili per disabili, dove esponeva anche la Moving Life che produce Atto: loro sono stati gentilissimi, mi hanno fatto provare lo scooter in fiera, e una volta tornato in Italia, l’ho ordinato e sono andato a Firenze a prenderlo nella sede del rivenditore Autonomia Disabili, dove la Sig.ra Maria Pia ed il suo stupendo team me l’hanno messo subito a disposizione.

Come è stato il primo viaggio con Atto?
Da lì ho pianificato un sesto viaggio intorno al mondo: dal 12 luglio al 29 settembre ho viaggiato per il mondo con il mio scooter Atto. Ho fatto il primo volo Milano-New York e ho utilizzato Atto la prima volta all’aeroporto di Malpensa: già lì mi ha cambiato la vita in maniera estremamente positiva. Prima dovevo usare stampelle o sedia a rotelle, ma poiché ho problemi anche agli arti superiori, lo stesso muovermi da solo in carrozzina è un problema. Già all’arrivo a New York sono stato felicissimo, perché una volta atterrato mi hanno dato lo scooter direttamente alla porta di sbarco.

riccardo calvini in uno dei suoi viaggi, a bordo dello scooter attoEcco, parliamo di trasporto. Mi spiega come viene trattato, a livello di bagaglio, lo scooter Atto? Si imbarca in aereo o viene messo in stiva?
Il bello di questo scooter è che il peso è molto limitato, e le dimensioni molto compatte, quindi, nella maggior parte dei casi, sui voli intercontinentali, laddove sono utilizzati degli aeromobili piuttosto grandi, quasi sempre c’è la possibilità di imbarcare a bordo lo scooter, spesso in quegli armadi usati dall’equipaggio, dove in genere c’è un po’ più di spazio: un posto ideale. Il più delle volte, quindi, sono riuscito ad imbarcarlo con me. Oppure, se non è possibile, viene gestito come se fosse un passeggino: significa che si può andare direttamente alla porta d’imbarco con lo scooter, dove poi viene richiuso e messo nella stiva dal personale di terra; quando poi si arriva all’aeroporto te lo portano direttamente alla porta. Quindi è davvero molto comodo, anche perché in questo modo ci si può spostare in maniera indipendente all’interno dell’aeroporto ed indulgere anche in uno spensierato shopping presso i duty-free!

Come ci si deve comportare, a livello di prenotazione aerea, se si vuole viaggiare con lo scooter Atto? Va comunicato preventivamente? Ha qualche consiglio da dare ad altre persone?
Quello che bisogna fare assolutamente al checkin è dire subito che lo scooter può essere compattato, e comunicarne e il peso: per questo motivo consiglio caldamente di portare con sé una fotografia dello scooter da aperto e una da chiuso, oltre al manuale tecnico, dove sono indicati peso complessivo e potenza della batteria, in modo che il personale, anche se non ha mai visto questo ausilio, comincia tranquillizzarsi. Le principali preoccupazioni delle compagnie aeree di fronte a questi ausili sono: 1. la dimensione (non sapendo che può essere compattato) e 2. il peso. Essendo Atto sotto i 30 kg, nella maggioranza degli aeroporti del mondo significa che può essere gestito, come dicevo, come un passeggino. Quando il peso è superiore ai 30 kg in molti aeroporti del mondo il personale di terra non è autorizzato all’imbarco a mano, quindi devi metterlo nella stiva come un bagaglio normale.

E con la batteria ha avuto problemi all’imbarco?
Nell’ultimo viaggio che ho fatto ho preso 58 voli, con varie compagnie aeree, quindi ho fatto una certa esperienza. Oltre a portare con sé il manuale di istruzioni, quello che consiglio assolutamente è di stampare in lingua inglese il manuale ICAO (Battery Powered Wheelchair and Mobility Aid Guidance Document) contente il regolamento internazionale relativo al trasporto della batteria in aereo (…sono solo 7-8 pagine!). Questo perché, per mia esperienza, sembra assurdo ma nella maggior parte dei casi le compagnie e lo stesso personale addetto al carico bagagli (che molte volte non è quello della compagnia) non ha le norme aggiornate, ma si basano ancora su norme vecchissime che non prevedono la batteria che monta Atto. Lì possono iniziare lunghe discussioni, ma devo dire che ce l’ho sempre fatta. Quindi, meglio portarne sempre 2 copie (una da lasciargli). Detto questo, nel 90% dei casi non ho mai avuto problemi e, anzi, negli USA la cosa è semplicissima: vai al check in, non ti chiedono neanche se la batteria è estraibile, e ti danno il biglietto,e solo uno sticker da mettere sullo scooter solo per far vedere al personale che viene gestito come un passeggino da mettere in stiva.  

Come viene gestita la batteria in aereo?
La batteria deve essere tolta e si porta con sé sull’aereo: lo prevede la normativa ICAO. In alcuni casi, addirittura, in alcuni miei viaggi è stata messa nella cabina del pilota (che viene sempre avvertito della presenza di questo dispositivo a bordo) per poterne gestire immediatamente l’eventuale incendio. E’ per questo che non si mette in stiva: in quel caso, se dovesse prendere fuoco, nessuno se ne accorgerebbe.

Subendo così tanti imbarchi, immagino che anche gli urti e le botte non manchino. Cosa mi dice sul fronte della resistenza?
All’aeroporto, il personale addetto alla movimentazione dei bagagli in genere non lo tratta come qualcosa di fragile, per cui da quando lo acquisti devi mettere in conto che dopo che viaggi un po’ ci sarà qualche graffio (che io ho coperto con svariati adesivi dei luoghi visitati), ma questo è il minimo. In quanto ingegnere, ho apprezzato la progettazione di questo scooter perché è molto solido: in alcuni casi lo hanno buttato come se fosse un sacco di patate, e nonostante questo, non ha mai avuto problemi di funzionamento. Questa per me è una caratteristica molto importante: sintomo che è stato progettato per resistere anche ad urti, a movimentazione non attenta.

Torniamo al suo primo viaggio con Atto: cosa ha potuto fare che prima non le sarebbe stato possibile, e quali sono state le emozioni che ha provato?
Il secondo giorno di questo viaggio a New York, sono andato subito a visitare il Metropolitan Museum, che è grandissimo, dove ho trascorso l’intera giornata. Quando sono uscito mi sentivo letteralmente rinato. Ho fatto anche un giro al Central Park, e mi ricordo bene il senso di gioia, di libertà e di indipendenza che ho provato in quei momenti, perché era da anni che non mi sentivo così. Tra l’altro la batteria non è assolutamente un problema, perché ha una grande durata: sono arrivato a un massimo di 22 km senza doverlo ricaricare, e con ancora un 25% di autonomia. Per ricaricarlo ho visto che in 2 ore arriva oltre il 50%, quindi in 4 ore va al 100%: io lo ricaricavo durante la notte. Basta una semplice presa, quindi è estremamente semplice anche la ricarica.

Insomma, lei lo consiglierebbe come ausilio di autonomia per chi, con problemi di mobilità, desiderasse viaggiare?
Sì, assolutamente. Non solo lo consiglio, ma lo renderei obbligatorio! A parte gli scherzi, posso dire che mi ha cambiato la vita in un modo radicale. Io l’ho vissuto su di me: quando sei costretto a viaggiare con stampelle o hai un’autonomia di pochi metri, la tua passione per il viaggiare si riduce in maniera notevole. Oltretutto, nel mio caso anche l’uso della carrozzina diventa problematico quindi, per quanto mi riguarda, Atto mi ha fatto rinascere, veramente.

Per la scheda tecnica o per richiedere maggiori info, prezzo e dettagli, potete visitare la nostra recensione dello Scooter Atto.

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Redazione

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