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Talquetamab di Janssen ha mostrato un tasso di risposta globale superiore al 70 % con risposte durature e ha indotto una risposta in oltre il 60% dei pazienti precedentemente trattati con una terapia di reindirizzamento delle cellule T

La Commissione europea ha concesso l'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata per talquetamab di Janssen in monoterapia per il trattamento di pazienti adulti con mieloma multiplo recidivato e refrattario che abbiano ricevuto almeno tre linee di terapia precedenti, compresi un agente immunomodulante, un inibitore del proteasoma e un anticorpo anti-CD38, e che abbiano mostrato progressione della malattia durante l'ultima. Si tratta del secondo anticorpo bispecifico di Janssen a essere reso disponibile in Europa per il trattamento del mieloma.

IL MIELOMA MULTIPLO
Il mieloma multiplo è un tumore del sangue incurabile che riguarda una tipologia di globuli bianchi, le plasmacellule, presenti nel midollo osseo. Quando queste cellule acquisiscono delle mutazioni genetiche, vanno incontro ad una proliferazione incontrollata. In Europa, nel 2020 sono state diagnosticate oltre 50.900 persone con mieloma multiplo e sono morti oltre 32.400 pazienti.
Mentre alcuni pazienti con mieloma multiplo inizialmente non presentano alcun sintomo, la maggior parte riceve una diagnosi di mieloma proprio a causa dei sintomi che possono includere fratture o dolore alle ossa, riduzione dei globuli rossi, stanchezza, aumento dei livelli di calcio, o insufficienza renale.

INIEZIONI OGNI DUE SETTIMANE
Talquetamab è approvato sotto forma di iniezione sottocutanea (SC) con frequenza settimanale (QW) o ogni due settimane (Q2W), dopo una fase iniziale di incremento della dose.
Il farmaco era già stato approvato ad agosto 2023 dalla Food and Drugs Administration americana (FDA), nella medesima indicazione.

COLPITO UN NUOVO BERSAGLIO TERAPEUTICO
Talquetamab è un anticorpo bispecifico in grado di riconoscere il recettore CD3, espresso sulla superficie delle cellule T, e il GPRC5D (G-protein coupled receptor family C group 5 member D), un nuovo bersaglio terapeutico espresso sulla superficie delle cellule del mieloma multiplo e dei tessuti duri cheratinizzati, con un'espressione minima o nulla, sulle cellule B e i loro precursori.
«Con il progredire della malattia e il susseguirsi delle terapie, il mieloma diventa sempre più difficile da trattare, con periodi di remissione via via più brevi», dichiara Maria-Victoria Mateos, M.D., Ph.D., Medico Consulente in Ematologia, Ospedale Universitario di Salamanca. «L'identificazione del GPRC5D come nuovo target terapeutico ha mostrato risposte profonde. Inoltre, a differenza di altri target per il mieloma multiplo, la sua espressione sulle cellule del sistema immunitario è limitata, fornendo un nuovo importante approccio per colpire questa malattia così eterogenea».
 
I RISULTATI DELLO STUDIO SU PAZIENTI
L'autorizzazione all'immissione in commercio condizionata è stata supportata dai risultati incoraggianti dello studio di fase 1/2 MonumenTAL-1 (fase 1: NCT03399799; fase 2: NCT04634552), che ha valutato la sicurezza e l'efficacia di talquetamab in pazienti adulti con mieloma multiplo recidivato e refrattario. I dati più aggiornati dello studio sono stati presentati ai Congressi annuali dell'American Society of Clinical Oncology (ASCO) e della European Hematology Association (EHA) che si sono tenuti a giugno di quest'anno.

I pazienti arruolati nello studio (gruppo Q2W con somministrazione ogni due settimane di 0,8 mg/kg: n=145; gruppo QW con somministrazione settimanale di 0,4 mg/kg: n=143) avevano ricevuto una media di cinque linee di terapia precedenti (range 2-17) e hanno mostrato tassi di risposta globale (ORR) significativi per entrambe le dosi. A un follow-up mediano di 12,7 mesi, il 71,7 per cento dei pazienti trattati alla dose Q2W 0,8mg/kg e con risposta valutabile ha raggiunto una risposta (intervallo di confidenza CI 95 per cento, 63,7 – 78,9), il 60,8 per cento dei pazienti ha raggiunto una risposta parziale molto buona (VGPR) o migliore e il 38,7 per cento ha raggiunto una risposta completa (CR) o migliore.1
Lo studio MonumenTAL-1, inoltre, ha coinvolto 51 pazienti precedentemente trattati con una terapia di reindirizzamento delle cellule T.2 Questi avevano ricevuto una media di cinque linee di terapia precedenti (range 3-15), tra cui un trattamento a base di un anticorpo bispecifico (35,3 per cento), di terapie cellulari a base di CAR-T (70,6 per cento) o entrambi (sei per cento).2 A un follow-up mediano di 14,8 mesi, il 64,7 per cento di questi pazienti ha raggiunto una risposta, il 54,9 per cento ha ottenuto una VGPR o migliore e il 35,3 una CR o migliore.2 La durata mediana della risposta è stata di 11,9 mesi (CI 95 per cento, 4,8 – NE), mentre il 62,9 per cento ha ottenuto un tasso di sopravvivenza globale a 12 mesi.
«Grazie alla recente decisione della Commissione europea, medici e pazienti avranno a disposizione una nuova opzione terapeutica pronta all'uso, con un nuovo bersaglio cellulare e con la possibilità di avere un dosaggio ogni due settimane, in un'area in cui vi è un elevato bisogno clinico insoddisfatto», aggiunge Edmond Chan, MBChB M.D. (Res), Senior Director EMEA Therapeutic Area Lead Haematology, Janssen-Cilag Limited. «Talquetamab ha mostrato elevati tassi di risposta globale nei pazienti pesantemente pretrattati, compresi quelli che avevano ricevuto una precedente terapia di reindirizzamento delle cellule T. Per questo, riteniamo che talquetamab possa rappresentare un'opportunità per i clinici di determinare con maggiore flessibilità e versatilità il regime terapeutico più adatto a ciascun paziente».

EFFETTI COLLATERALI
Gli eventi avversi (AE) più comuni
osservati nello studio sono stati la sindrome da rilascio di citochine (CRS) (77 per cento; 1,5 per cento di grado 3 o 4), la disgeusia (72 per cento, tutti di grado 1 o 2), l'ipogammaglobulinemia (67 per cento, tutti di grado 1 o 2), e l'onicopatia (56 per cento, tutti di grado 1 o 2).1 Tra le infezioni, le più comuni sono state quelle del tratto respiratorio superiore (29 per cento, 2,1 per cento di grado 3 o 4) e le infezioni da COVID-19 (19 per cento, 2,9 per cento di grado 3 o 4).1 Nel 29 per cento dei casi, è stata riscontrata tossicità neurologica, tra cui la sindrome da neurotossicità associata alle cellule immunoeffettrici(ICANS) (10 per cento, 2,3 per cento di grado 3 o 4)1. Quest'ultima ha causato la maggior parte (1,1 per cento) delle reazioni avverse che hanno portato all'interruzioni del trattamento; nello 0,9 per cento dei casi, invece, l'interruzione è stata causata dalla perdita di peso.1

Redazione

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