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ecografia di un fetoLa tecnica prevede la possibilità di procedere con un intervento chirurgico prima del distacco del cordone ombelicale

La tecnologia, unita all'esperienza e alla tecnica, sono in grado di spostare i confini dei limiti dell'uomo sempre più avanti, in molti campi. Uno fra questi, la medicina, dove si sta davvero vivendo il futuro. Un esempio è la nascita di EXIT, una nuova frontiera della chirurgia perinatale, che grazie alla sinergia tra Ospedale Bambino Gesù e Policlinico Gemelli di Roma consente di realizzare interventi chirurgici su neonati a rischio, addirittura durante il parto.

La procedura  EXIT, acronimo di  "Ex Utero Intraparthum Therapy",  indica un trattamento del feto al di fuori dell'utero materno durante il parto. EXIT consiste in una serie di azioni che consentono di  intervenire sul neonato nel caso in cui questo presenti alcune gravi patologie malformative (es. voluminose masse neoplastiche del collo o del polmone, anomalie delle laringe e della trachea, ernie diaframmatiche e cardiopatie congenite) che portano con sè un'elevata probabilità per il piccolo di non riuscire a respirare spontaneamente, col rischio di danni permanenti, quando non il decesso.

La procedura si basa sull'importanza della placenta per il neonato:  essa fornisce al feto, attraverso il sangue del cordone ombelicale, il nutrimento e l'ossigenazione necessari alla sua sopravvivenza; normalmente, al momento del parto il cordone ombelicale viene reciso e il neonato inizia a respirare spontaneamente; se, al contrario, si tiene collegato il neonato alla placenta durante lo svolgimento del parto per un tempo più o meno lungo, si può sfruttare la circolazione placentare come una sorta di circolazione "extracorporea" che garantisce il fabbisogno di ossigeno e consente ai medici di operare in sicurezza anche con interventi chirurgici.

Il progetto, primo in Europa, ha già consentito di salvare la vita a una bambina e a un bambino, entrambi operati nel mese di luglio 2012, prima di essere completamente estratti dall'utero, permettendo così all'equipe chirurgica di rimuovere masse e malformazioni che avrebbero impedito la loro sopravvivenza al parto. Si tratta di una tecnica e un progetto che, grazie alla esperienza e la competenza di due strutture sanitarie di rilievo internazionale sinergicamente predisposte, offrono alla madre e al bambino un percorso assistenziale dalla gravidanza alla nascita del tutto inedito.

La sala operatoria è infatti solo l'ultima tappa di un percorso. Tutto parte con una ecografia  in fase di gestazione, che metta in evidenza un sospetto diagnostico di patologia trattabile con procedura EXIT. A quel punto la madre viene sottoposta a ulteriori verifiche con nuove ecografie e controllo da ginecologo, chirurgo pediatra, genetista e radiologo che richiedono eventuali ulteriori indagini diagnostiche (amniocentesi, risonanza magnetica nucleare); qualora si confermasse la diagnosi, dopo una riunione d'equipe i genitori vengono convocati e assistiti per illustrare l'ipotesi di procedura EXIT. In caso di accettazione, la madre viene periodicamente monitorata, e circa 3 giorni prima dell'intervento viene ricoverata in un reparto di osservazione ostetrica dove vengono effettuati tutti gli esami preoperatori, e viene ripetuto un controllo ecografico del feto allo scopo di definirne l'esatta posizione in utero nonché la posizione della placenta, due elementi molto importanti ai fini della scelta della strategia chirurgica utilizzata per il taglio cesareo. A parto avvenuto, il neonato viene affidato all'assistenza del neonatologo che decide la strategia clinica ottimale in preparazione del trattamento chirurgico richiesto.

Si tratta senz'altro di una tecnica che ridà fiato e speranza a molte coppie di genitori che, di fronte a diagnosi particolarmente crudeli, vedono il mondo crollargli addosso. Proprio su questa considerazione si sofferma Leonardo Caforio, Dirigente Medico Patologia ostetrica e ginecologica del Policlinico Gemelli e Responsabile Ambulatorio di Fisiopatologia Fetale del Bambino Gesù: "Credo che il valore più profondo della procedura EXIT applicata a questi casi di gravi patologie malformative congenite risiede proprio nel fatto che è in grado di offrire una scelta e una concreta speranza a tante coppie di futuri genitori proiettati bruscamente in una dimensione di angoscia e di disperazione in una fase della vita, la gravidanza, che dovrebbe altrimenti essere motivo di felicità e serene aspettative per il futuro".



INFO:    

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù - IRCCS

Policlinico universitario "Agostino Gemelli"
 


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