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Dalla Fondazione GIMBE un confronto tra la spesa sanitaria Italia e dei paesi Eu e OCSE. Nel G7 Italia fanalino di coda con gap ormai incolmabili. Il tutto si traduce in infinite liste di attesa, affollamento dei pronto soccorsi, aumento della spesa privata, diseguaglianze di accesso alle prestazioni, inaccessibilità alle innovazioni, migrazione sanitaria, rinuncia alle cure

E’ necessario, urgente, impellente un cambio di rotta se si vuole salvare il SSN e garantire il diritto alla salute dei cittadini italiani. E’ questa, in estrema sintesi, la conclusione a cui si giunge analizzando il report realizato da Fondazione GIMBE sulla spesa sanitaria del nostro Paese, confrontato con gli altri area OCSE, in vista della discussione sulla Legge di Bilancio 2024. Basti dire che il gap con la media dei paesi europei dell’area OCSE oggi ammonta ad oltre € 808 pro-capite.

A RISCHIO I PRINCIPI DEL SISTEMA SANITARIO PUBBLICO
Quello che ne emerge è un quadro desolante, tanto che Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si spinge a dichiarare: «I princìpi fondamentali del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) universalità, uguaglianza, equità, sono stati traditi e oggi sono ben altre le parole chiave del nostro SSN: infinite liste di attesa, affollamento dei pronto soccorsi, aumento della spesa privata, diseguaglianze di accesso alle prestazioni, inaccessibilità alle innovazioni, migrazione sanitaria, rinuncia alle cure».

UN TRENDA DA ANNI
Il quadro è il risultato di un trend di depauperamento, definanziamento del SSN degli ultimi 10 anni, su cui si è abbattuta anche la crisi e la pandemia: una situazione che rende quindi quella del finanziamento al SSn una priorità che questo esecutivo non può ignorare.

DATABASE DELLA RICERCA
La ricerca ha analizzato i dati del database OECD Stat, aggiornato al 3 luglio 2023 con dati 2022 (o anno più recente disponibile) dei paesi dell’area OCSE: spesa sanitaria pubblica, sia in percentuale del PIL, che in $ pro-capite a prezzi correnti e parità di potere d’acquisto. La spesa sanitaria pubblica include per ciascun paese diversi schemi di finanziamento, di cui uno solitamente prevalente: fiscalità generale (es. Italia, Regno Unito), assicurazione sociale obbligatoria (es. Germania, Francia), assicurazione privata obbligatoria (es. USA, Svizzera).

SPESA SANITARIA PUBBLICA IN PERCENTUALE DEL PIL
I dati rielaborati evidenziano che la spesa sanitaria pubblica del nostro Paese nel 2022 si attesta al 6,8% del PIL: al di sotto di 0,3 punti percentuali sia rispetto alla media OCSE (del 7,1%) che alla media europea (del 7,1%). 13 i Paesi dell’Europa che in percentuale del PIL investono più dell’Italia, con un gap che va dai +4,1 punti percentuali della Germania (10,9% del PIL) ai +0,3 dell’Islanda (7,1% del PIL).

spesa sanitaria pubblica
SPESA SANITARIA PUBBLICA PRO-CAPITE
Stesso trend per la spesa sanitaria pro capite: in Italia, nel 2022 è stata pari a $ 3.255, rimane al di sotto sia della media OCSE ($ 3.899), sia della media dei paesi europei ($ 4.128). E in Europa sono ben 15 paesi a investire più di noi in sanità, con un gap che va dai +$ 583 della Repubblica Ceca ($ 3.838) ai +$ 3.675 della Germania ($ 6.930) 
Il gap con i paesi europei si è ampliato progressivamente dal 2010, a seguito di tagli e definanziamento pubblico, sino a raggiungere $ 590 nel 2019; poi si è ulteriormente esteso negli anni della pandemia quando, a fronte di un netto incremento della spesa sanitaria in Italia, gli altri paesi europei hanno comunque investito più del nostro  «Al cambio corrente dollaro/euro – precisa Cartabellotta – il gap con la media dei paesi europei dell’area OCSE oggi ammonta ad oltre € 808 pro-capite che, tenendo conto di una popolazione residente ISTAT al 1° gennaio 2023 di oltre 58,8 milioni di abitanti, si traduce nella cifra monstre di oltre € 47,6 miliardi».

TREND 2008-2022 DELLA SPESA SANITARIA PRO-CAPITE NEL G7
Impietoso il confronto con gli altri paesi del G7 sul trend della spesa pubblica nel periodo 2008-2022: primo dato ad emergere è quello che negli altri paesi del G7 (eccetto il Regno Unito) la crisi finanziaria del 2008 non ha minimamente scalfito la spesa pubblica pro-capite per la sanità, mentre in Italia il trend si è sostanzialmente appiattito dal 2008, lasciando il nostro Paese sempre in ultima posizione. In secondo luogo, spiega Cartabellotta «l’Italia tra i paesi del G7 è stata sempre ultima per spesa pubblica pro-capite: ma se nel 2008 le differenze con gli altri paesi erano modeste, con il costante e progressivo definanziamento pubblico degli ultimi 15 anni sono ormai divenute incolmabili».

trend spesa pubblica sanita


Il confronto con gli altri Paesi è infatti impietoso: nel 2008 tutti i Paesi del G7 destinavano alla spesa pubblica pro-capite una cifra compresa tra $ 2.000 e $ 3.500 e il nostro Paese era fanalino di coda insieme al Giappone; nel 2022 mentre l’Italia rimane ultima con una spesa pro-capite di $ 3.255, la Germania l’ha più che raddoppiata sfiorando i $ 7.000.
Infine, commenta il Presidente «se
per fronteggiare la pandemia tutti i Paesi del G7 hanno aumentato la spesa pubblica pro-capite dal 2019 al 2022, l’Italia è penultima poco sopra il Giappone». Ma soprattutto, dopo l’emergenza COVID-19 il gap con gli altri paesi europei del G7 continua a crescere: infatti, nel nostro Paese la spesa sanitaria pubblica nel 2022, rispetto al 2019, è aumentata di $ 625, quasi la metà di quella francese ($ 1.197) e 2,5 volte in meno di quella tedesca ($ 1.540)

«I confronti internazionali sulla spesa sanitaria pubblica pro-capite relativi al 2022 – conclude Cartabellotta – confermano che l’Italia in Europa precede solo i paesi dell’Est (Repubblica Ceca esclusa), oltre a Spagna, Portogallo e Grecia. E tra i Paesi del G7, di cui nel 2024 avremo la presidenza, siamo fanalino di coda con gap ormai incolmabili, frutto della miopia della politica degli ultimi 20 anni che ha tagliato e/o non investito in sanità ignorando – a differenza di altri paesi – che il grado di salute e benessere della popolazione condizionano la crescita del PIL. Ovvero che la sanità pubblica è una priorità su cui investire continuamente e non un costo da tagliare ripetutamente. Ecco perché il nostro Paese ha urgente bisogno di invertire la rotta, con segnali già visibili nella NaDEF 2023 e, soprattutto, nella prossima Legge di Bilancio. Altrimenti sarà l’addio al diritto costituzionale alla tutela della salute».

Redazione

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