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Le "emissioni otoacustiche" permettono di diagnosticare tempestivamente la sordità nei neonati. Ne abbiamo parlato con il professor Carlo Zorzi, primario del reparto di Pediatria dell'ulss 15 di Camposampiero, in provincia di Padova, uno dei primi ospedali nel Veneto ad aver introdotto questo nuovo tipo di screening.



1. Professore, da qualche mese lei ha attivato nel reparto di Pediatria della Ulss 15 di Camposampiero uno screening diagnostico sulla sordità dei neonati. Ci può spiegare in cosa consiste questo test?


 A tutti i neonati viene eseguito un test che si basa sulla capacità delle cellule sensoriali della coclea di rispondere a degli stimoli sonori e di emettere esse stesse onde sonore verso il canale uditivo. Il test si chiama “Emissioni otoacustiche evocate”.


2. Questo tipo di esame permette una diagnosi della sordità dei neonati rapida, entro le prime settimane di vita. Con la diagnosi precoce, che probabilità di recupero ha il bambino? Riuscirà ad avere una vita “normale”?


 Questo esame permette la diagnosi entro i primi giorni di vita. Il bambino avrà giovamento dalla diagnosi precoce per i trattamenti protesici che potranno aiutarlo nelle prime fasi della vita. La lesione neurosensoriale non potrà generalmente regredire né migliorare.


3. Il test, se non sbaglio, utilizza la metodica delle emissioni otoacustiche: ci può spiegare cosa sono?


 Nelle emissioni otoacustiche evocate l’apparecchio che esegue il test emette dei suoni prestabiliti che vanno a stimolare le cellule neurosensoriali della coclea, tali cellule a loro volta danno luogo alla trasmissione di energia che si propaga indietro fino al timpano e quindi originano delle onde sonore che vengono captate da un sistema rilevatore (un microfono in miniatura).


4. Un test rapido, dicevamo. E’ sicuro per tutti i neonati o ci sono delle controindicazioni?


 Il test è molto rapido non presenta controindicazioni per quanto riguarda la salute del neonato. Va utilizzato preferibilmente in 3°giornata di vita perché la presenza di materiale nel canale uditivo esterno (es. venice caseosa o liquido) può alterare l’esame.


5. E’ più costoso dei precedenti screening audiometrici o di altri test diagnostici finora utilizzati?


 Precedenti esami di screening utilizzati alla nascita erano forse meno costosi ma sicuramente molto poco affidabili, tanto che sono stati abbandonati. Esiste un altro test di screening da utilizzare in epoca neonatale i “potenziali uditivi evocati automatizzati” che misurano le onde elettroncefalografiche generate in risposta a uno stimolo sonoro rilevate attraverso un elettrodo posto sullo scalp. Sono più precisi ma più complessi e più costosi.


6. L’esame è già efficace a tutti gli effetti o necessità di ulteriore “sperimentazione sul campo”, per così dire?


 L’esame è già ampiamente sperimentato e viene consigliato dalla Società Americana di Pediatria come test di screening.


7. Come intervenite quando un neonato risulta positivo all’esame? Servono ulteriori accertamenti o si passa subito alla riabilitazione?


 Noi abbiamo un protocollo per lo screening uditivo: se il neonato passa lo screening viene dimesso, se non passa vengono ripetute le otoemissioni a distanza di 1, 2 settimane. Se a questo ulteriore test passa viene dimesso se non passa viene inviato per un esame più approfondito e complesso che si basa sui potenziali uditivi evocati. Se il dato della ipoacusia viene confermato viene inviato ad un centro audiologico per la riabilitazione acustica. I neonati a rischio audiologico (farmaci ototossici, infezioni congenite, ecc) fanno comunque l’esame più approfondito.


8. La riabilitazione prevede una cura vera e propria o vengono utilizzati ausili, tipo protesi audiometriche?


 Vengono usate protesi


9. (Nel caso di protesi) Non è fastidioso per il neonato tenere una protesi? Non si corre il rischio che, cresciuto un po’, se la tolga muovendosi o giocherellando con le mani? Potrebbe essere pericoloso?


 All’inizio può essere fastidioso ma successivamente il bambino si abitua. Pericoli non mi risulta ve ne possano essere.


10. Il bambino dovrà continuare a tenere la protesi per tutta la vita?


 Certamente


11. Indicativamente su quanti neonati è stato eseguito il test e quanti sono risultati positivi? Sono dati che rispecchiano la media regionale e nazionale, ci può fornire qualche dato generale?


 Perdite di udito congenite permanenti, in grado di rallentare o di impedire l’acquisizione di un linguaggio corretto, si manifestano in 1-3 neonati/1000 che vengono ritenuti neonati normali e 2-4 neonati/100 nei neonati patologici ricoverati in terapia intensiva.


12. L’esame fa parte degli accertamenti “di rito” o chiedete ai genitori se vogliono sottoporre il figlio al test?


 E’ un accertamento che va fatto alla nascita per porre riparo alle conseguenze che avrebbe la mancanza dell’udito nelle prime età di formazione della fonazione. I paesi con la sanità più evoluta hanno introdotto o stanno introducendo lo screening audiologico universale. Noi nel Veneto siamo tra i primi ad averlo introdotto di routine. E’ un’azione di sanità pubblica che va estesa di per sé a tutta la popolazione.


13. Al servizio diagnostico, che lei fornisce nel suo reparto, possono accedere solamente i pazienti iscritti alla ulss 15 o possono usufruirne anche i neonati di altre ulss? (Nel secondo caso, chi non appartiene all’ulss di competenza paga l’esame?)


 Viene fornito a tutti i nati del nostro ospedale indipendentemente dall’AULSS di provenienza.


14. Mi diceva che i reparti di Neonatologia di molti ospedali si stanno attivando per adottare questo tipo di screening sulla sordità. In Veneto ci sono altri centri, oltre al suo?


 Ci sono altri ospedali quali quelli di Arzignano e Castelfranco che io sappia, la maggior parte degli altri si stanno attrezzando.


15. Nel resto d’Italia com’è la situazione? Esiste un centro di riferimento nazionale al quale ci si può rivolgere per essere orientati? Non so, un numero verde o un sito Web?


 La situazione italiana è estremamente variegata ma non essendoci normative specifiche ognuno fa quello che ritiene più opportuno, comunque al nord esistono molti centri che stanno introducendo questa metodica di screening neonatale. Non mi risulta che vi siano siti o numeri telefonici dedicati.


16. Con questo screening è già stato fatto un enorme passo avanti nel superamento della sordità. Che prospettive offre, secondo lei, il futuro nel campo della diagnostica e della cura degli handicap sensoriali?


 Più precisamente con questo screening noi possiamo fare un passo enorme avanti nella prevenzione delle conseguenze della sordità e dare ai nostri figli un futuro migliore, anche se affetti da questa grave menomazione. Nel campo della diagnostica sia in fase di screening che in fase di diagnosi definitiva siamo ad un buon livello come anche nel campo protesico soprattutto se pensiamo alle protesi endococleari, quello che ancora manca è una valida organizzazione regionale per estendere a tutti i nati i vantaggi di uno screening precoce che comprenda dei percorsi rapidi di riabilitazione audiologica. Attualmente l’età media di diagnosi della perdita dell’udito si colloca all’incirca ai 14 mesi di età. Si ritiene che sarebbe un risultato molto importante diagnosticare la perdita dell’udito prima dei 3 mesi e comunque non dopo i 6 mesi.


17. I primi che devono affrontare l’handicap del neonato “emotivamente” sono sempre i genitori. Che consiglio si può dare a quei genitori che scoprono di avere un figlio affetto da un grave deficit uditivo?


 Nella mia ormai quasi trentennale attività a contatto con i problemi neonatali con una certa frequenza ho affrontato casi di handicap e devo dire che l’ipoacusia se isolata e diagnosticata precocemente e adeguatamente trattata, sicuramente prima dei 6 mesi, dà delle possibilità di interrelazione molto vicine alla norma.



Alessandra Sgarbossa


alessandrasgarbossa@inwind.it




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