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Sfruttare la genetica per avere un cuore... "immortale".
Grazie ai nuovi test genetici predittivi sarà infatti possibile individuare una predisposizione ereditaria individuale maggiore o minore di essere affetti da una malattia.
Insieme alla determinazione di altri fattori di rischio non direttamente ereditati, questi test potranno essere utilizzati per impostare una strategia di prevenzione o di terapia precoce nelle persone a rischio.
Non solo. Se anche si dovesse ammalare, il muscolo cardiaco si potrà sempre riparare.
Già oggi pazienti che hanno avuto un infarto miocardico o che soffrono di forme di scompenso cardiaco ed hanno gravemente compromessa la funzione del proprio cuore possono recuperare la salute cardiovascolare attraverso la rigenerazione del tessuto cardiaco.

Sono queste le due novità più importanti, le due principali risposte della medicina genomica per la cura di malattie che oggi non hanno ancora un trattamento adeguato, emerse a Costermano del Garda (VR) dal Convegno Gardacuore2002 - Verso la Cardiologia Predittiva e Rigenerativa, appuntamento giunto alla sua terza edizione, che riunisce i massimi esperti italiani del settore.

"I pazienti senza malattia del cuore, ma a rischio elevato di malattia cardiovascolare - spiega la Dr.ssa Cristina Castello, Presidente di dell'associazione Gardacuore onlus - potranno tra non molto beneficiare di questa rivoluzione: grazie a questi nuovi test potranno avere infatti farmaci personalizzati per la prevenzione cardiovascolare (statine per il colesterolo, antipertensivi, antiaggreganti piastrinici ed altri) secondo il proprio corredo genetico, evitando quindi sia di ammalarsi sia di correre il rischio di ricevere un trattamento inefficace o con effetti collaterali".

"In alcuni tipi di malattie cardiovascolari - spiega il Prof. Pier Franco Pignatti, Genetista della Università di Verona e Presidente della Società Italiana di Genetica Umana - i fattori genetici giocano un ruolo importante.
Quelli predittivi possono avere una funzione fondamentale.
Alcune persone, per esempio, presentano differenze (chiamate 'polimorfismo' dai tecnici) nel gene MTHFR, che contiene le istruzioni per la sintesi di una proteina importante nel metabolismo dei folati.
Se in aggiunta a queste differenze sul gene MTHFR le persone hanno anche bassi livelli nel sangue di folati, il rischio di avere infarto o ictus  più alto rispetto alla media della popolazione.
Un test genetico consentirebbe dunque di identificare la presenza di questo polimorfismo.
La somministrazione di folati alle persone positive al test e con bassi livelli ematici, permetterebbe di fare un intervento preventivo per ridurre il rischio cardiovascolare"

"Il completamento del Progetto Genoma Umano e l'avvio della ricerca post-genomica - sottolinea il Presidente del Convegno, Prof. Piero Cardini, della Cattedra e Divisione Clinicizzata di Cardiologia Università degli Studi di Verona - hanno rappresentato fasi fondamentali per lo sviluppo scientifico di questi anni e presentano implicazioni importanti non solo per la scienza e la medicina ed hanno le potenzialità per promuovere lo sviluppo di nuovi modelli di ricerca, di medicina e di assistenza sanitaria".
"Inoltre - aggiunge il Dr. Ennio Li Greci, primario della Casa di Cura Chierego e Perbellini di Verona - la possibilità di identificare i geni che predispongono alle malattie comuni, di rigenerare organi e tessuti, di identificare nuove proteine su cui orientare la scoperta di farmaci, di personalizzare la terapia farmacologia in base al profilo genetico del paziente, rappresentano le premesse e le attese della nuova rivoluzione della medicina, la medicina post genomica".

"Esperienze, ancora preliminari e sperimentali, esistono già", ha precisato il Dottor Giuseppe Silvestre, Cardiochirurgo dell'Ospedale Maggiore di Verona e membro del comitato organizzazione del convegno.
"L'esperienza francese del prof. Juan Carlos Chachques e quella italiana del prof. Gino Gerosa e del gruppo di Padova indicano che ormai la strada e' stata aperta e che la rigenerazione del tessuto cardiaco non è solo ricerca di base, ma è entrata nello sviluppo clinico".

Queste grandi  scoperte possono aiutare a sconfiggere le malattie cardiovascolari, un obiettivo che i delegati delle maggiori associazioni europee si erano posti il 14 febbraio del 2000 sottoscrivendo la Dichiarazione di San Valentino il cui motto è che "ogni bambino nato nel nuovo millennio ha il diritto di vivere per almeno 65 anni senza soffrire di malattie cardiovascolari evitabili".

Questa dichiarazione, nata da un gruppo di esperti riuniti a Bruxelles il 14 febbraio 2000 dalla European Heart Health Initiative sotto gli auspici della Comunità Europea e della Società Europea di Cardiologia, è rivolta ai medici, ai politici ed a coloro che in Europa hanno responsabilità nelle decisioni sanitarie.
"Per questo - spiega la Presidente dell'Associazione Gardacuore Onlus, Cristina Castello - abbiamo deciso di promuovere anche in Italia questa dichiarazione.
La nostra è una associazione non profit  per la prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Nata nel 2000, Gardacuore Onlus  - aggiunge la Dr.ssa Castello - è costituita da persone di diversa estrazione professionale (cittadini, medici ed operatori sanitari) e promuove attività di informazione medica al medico ed agli operatori sanitari, di educazione sanitaria ai cittadini ed ai pazienti, di sensibilizzazione nei confronti del sistema politico e sanitario locale, regionale e nazionale e di studio e ricerca sul tema della prevenzione delle malattie cardiovascolari.
Per la comunicazione ai medici ed agli operatori sanitari si avvale di un Comitato Scientifico che fornisce indicazioni e pareri su argomenti di particolare criticità e rilevanza".

INFO
Associazione Gardacuore Onlus
sito web 
www.gardacuore.net  
e-mail
gardacuore@gardacuore.net

Ufficio Stampa
Tel. 030.226105

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