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Una volta ottenuto il sì al Consiglio dei Ministri, partirà  il primo Piano sulla non autosufficienza di durata triennale (2019/2021) con un fondo che per il 2019 ammonta a 573,2 milioni di euro

La scorsa settimana si è svolto un incontro propedeutico tra il mondo dell’associazionismo e il Ministro del Lavoro e Welfare, Nunzia Catalfo, sulla proposta del primo Piano per le non autosufficienze. Il gruppo compone la Rete della protezione e dell’inclusione sociale,  istituita da due anni per un garantire confronto che coinvolga l’esecutivo e gli altri attori interessati, ovvero regioni e comuni, oltre che organizzazioni del terzo settore.    

La riunione, avvenuta in vista del decreto di riparto che distribuirà le risorse fra le regioni, ha visto un sostanziale accordo tra le parti in merito alla definizione di un Piano triennale. Il principale elemento positivo è che si potrà fare una programmazione più lunga, ovvero di tre anni, appunto (rispetto all’anno, come in vigore oggi).
Inoltre, “rispetto al riparto c’è una importante novità – evidenzia Luigi Mazzuto, coordinatore della Commissione Politiche Sociali della Conferenza delle Regioni - e cioè che la Regione, per evitare qualsiasi interruzione dei servizi, può chiedere al Ministero il 50% delle risorse anche in attesa del perfezionamento del previsto Piano regionale”. Inoltre “(…) il piano nazionale si attua attraverso piani regionali che tengono conto della programmazione territoriale”.

PRESTAZIONI ASSISTENZIALI NEI LEA - Per il Ministero “Il Piano è anche un'occasione per fare il punto sul Fondo per le Non Autosufficienze FNA, a circa 13 anni dalla sua istituzione, avvenuta con la Legge finanziaria per il 2007. Dalla dotazione iniziale - 100 milioni di euro per l'anno 2007 - il Fondo è via via cresciuto fino a oltre 573 milioni di euro nel 2019, di cui 550 strutturali”. In particolare, la strutturalità delle risorse potrebbe finalmente portare a regime una situazione attualmente molto frammentata, con la possibilità di avviare un percorso volto a "garantire l'attuazione dei livelli essenziali delle prestazioni assistenziali da garantire su tutto il territorio nazionale con riguardo alle persone non autosufficienti", che era la filosofia originaria del Fondo”.

ASSEGNO DI CURA AGGIUNTIVO – In merito al Piano, i pareri delle Federazioni di settore sono complessivamente positivi, pur con riserve, in particolare relativamente alla entità delle risorse messe in campo , ritenute ancora insufficienti nonostante l’incremento rispetto all’anno precedente.
La FAND (Federazione tra le Associazioni nazionali delle persone con disabilità)  segnala però la significativa rilevanza della previsione di un assegno di cura, aggiuntivo all’indennità di accompagnamento, pari a 400,00 euro mensili, da erogare nelle aree dove mancano i servizi di assistenza alle persone con disabilità grave e gravissima.
“Il piano – dice il Presidente nazionale della FAND, il  prof. Nazaro Pagano – comunque tutela un numero ristretto di disabili non autosufficienti e cioè il 2,7% rispetto ai 2 milioni e 200 mila soggetti non autosufficienti che percepiscono la indennità di accompagnamento”.“E’ necessaria – continua Pagano – una riforma complessiva delle non autosufficienze, che miri a calibrare le prestazioni economiche e non, sulla base delle diversificazioni delle tipologia di disabilità e della loro gravità. In tale contesto assume rilevanza la normativa sul caregiver familiare all’esame del Parlamento”.

RISORSE INSUFFICIENTI - Anche Roberto Speziale, coordinatore della Consulta disabilità e non autosufficienza del Forum del Terzo Settore si esprime in termini analoghi: "La notizia positiva è che la strada fin qui tracciata per il Piano per la non autosufficienza non sarà interrotta (…) Il dato che ancora non ci soddisfa sono le risorse messe a disposizione che riteniamo insufficienti a dare risposte in tutti i territori perché le differenze fra realtà e realtà sono ancora troppo profonde". "Lo stesso ministero, attraverso il suo direttore del resto – fa notare Speziale – nell'analisi dei dati ha messo in risalto la forte sperequazione territoriale che la spesa sociale fa registrare ed il ritardo accumulato a causa del fatto che solo di recente il fondo è stato stabilizzato è reso strutturale. Non a caso una delle misure più significative è proprio il "buono di servizio" pari a 400 euro riparametrabili in basi ad altri servizi goduti".
"Proprio per questo – dice Speziale – come Forum, su impulso della consulta, abbiamo richiesto al Presidente del Consiglio di incrementare progressivamente il fondo almeno a 5 miliardi, anche attraverso una ricomposizione della spesa, per ampliare la platea dei destinatari, che attualmente si stima in circa 120.000 persone tra gravi e gravissimi, e per poter avviare una concreta definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni".    

In disabilicom abbiamo parlato di questo argomento anche qui:

Ricostituito il Fondo non autosufficienze a 500 milioni. Almeno il 50% per SLA e Alzheimer


Redazione

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