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Sintetizziamo cosa prevede il documento scritto da Vittorio Colao e dal resto della task force per le categorie più fragili

Oltre cento proposte per l’Italia, un progetto di “ripartenza e trasformazione” diviso per obiettivi e aree di azione. È questo l’impianto del cosiddetto “Rapporto Colao” (il cui nome completo è “Iniziative per il rilancio “Italia 2020-2022””) redatto dalla task force guidata appunto da Vittorio Colao – nella quale, ricordiamo, c’è anche Giampiero Griffo, coordinatore del Comitato tecnico-scientifico dell’Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità - e scelta dal Presidente Conte con l’obiettivo di gestire al meglio l’emergenza Covid19, prima, e di “sfruttare” la crisi come occasione di cambiamento e miglioramento dell’Italia, poi.

Tra gli obiettivi generali, espositi nella prima parte del documento, anche quello di “assicurare alle persone con disabilità pieno accesso a tutte le attività economiche e sociali”. Lo si deve fare, si legge nel documento, innanzitutto perché sono diritti costituzionali, ma anche perché solo così si potranno utilizzare al meglio le competenze e le capacità di tutti, adeguandole alle necessità di un Paese all’avanguardia e riducendo le attuali disuguaglianze, incompatibili con un futuro solido e prospero per l’Italia. Solo così, secondo gli esperti, l’Italia potrà essere più sostenibile ed equa.

In materia di turismo il punto 47 prevede lo stanziamento di incentivi, tramite finanziamenti a tasso ridotto e crediti fiscali, per miglioramenti strutturali delle strutture ricettive, destinati, tra gli altri, al superamento delle barriere architettoniche.

In tema di scuola il punto 82 promuover il rafforzamento dei processi e degli strumenti di inclusione degli studenti con disabilità, con soluzioni immediate per garantire l’accessibilità delle piattaforme comunicative e i relativi contenuti, i sostegni educativi in presenza, le dotazioni strumentali per le famiglie che ne siano prive.

Sulla questione sostegno e inclusione il punto 91 si pone come obiettivo quello di potenziare i progetti terapeutico-riabilitativi individualizzati e di vita indipendente sostenuti da Budget di Salute, per rispondere ai bisogni di cura e di emancipazione delle persone fragili e rese vulnerabili (anziani, minori, persone con disabilità) attraverso investimenti produttivi di salute e di sviluppo locale.

Mentre il punto 93, dedicato alle politiche del lavoro per le persone con disabilità, ne propone una sistematizzazione attraverso la proposta di misure ad hoc e di azioni di inclusione: istituzione di un albo nazionale tutor per il sostegno al lavoro delle persone con disabilità, sistematizzazione degli istituti legislativi già esistenti, istituzione di un report periodico unico sui lavoratori con e senza disabilità, etc.

E infine, il punto 102 suggerisce l’estensione del Servizio Civile attraverso l’ampliamento del numero di partecipanti e un maggior orientamento verso attività e servizi per ridurre il digital divide dei bambini e delle famiglie più povere e fornire assistenza alle persone anziane e alle persone con disabilità. Uno strumento, dunque, di qualificazione del capitale umano giovanile e azione rigenerativa sul territorio.

Come accennato all’inizio, il Rapporto redatto dagli esperti rappresenta soltanto una raccolta di linee d’indirizzo che avranno bisogno di disegni di legge specifici per poter essere attuati e che non sempre, purtroppo, hanno prospettive di applicabilità rapida. Non per nulla, se analizziamo bene il testo, potremmo notare come le iniziative siano descritte in maniera decisamente vaga, senza alcun dettaglio operativo o specifico.

Nonostante il ragionevole ottimismo che può derivare dalle ripetute conferme di accoglimento positivo da parte del Governo degli indirizzi previsti dal documento, infatti, stiamo pur sempre parlando di misure da applicare nell’arco di due anni. Per vedere quali saranno i provvedimenti concreti e valutarne la bontà, dunque, possiamo solo aspettare.

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Alessandra Babetto

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