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Io credevo che dopo il 13 maggio ci fossimo veramente buttati alle spalle un passato fatto di pianificazioni di stato, di monopoli nella gestione dei servizi ai cittadini. Speravo prendesse piede la primavera delle libertà nel confronto liberale delle idee, della possibilità di dare spazio alla meritocrazia, all’efficienza di realizzare i progetti più innovativi e invece, in questi primi otto mesi di maggioranza del Polo, i segnali sono ancora contraddittori. Ci sono aspetti che fanno ritornare le paure, che fan capire che la primavera deve ancora arrivare.

Pochi giorni fa, sfogliando le proposte di legge presentate dai nostri Senatori, non ho potuto non rabbrividire leggendo il disegno di legge n. 1095 d’iniziativa dei Senatori Bergamo, Zanoletti, Forti, Cherchi, Eufemi, Moncada Lo Giudice di Monforte e Gaburro, rabbrividire di vergogna nel constatare con quale superficialità e ignoranza alcuni Senatori della Repubblica Italiana affrontino determinate materie senza conoscere la realtà e, quel che è peggio, in assoluto dispregio della stessa nostra carta costituzionale.

Ma veniamo al disegno di legge:

Art. 1: L’associazione nazionale mutilati e invalidi civili (ANMIC), l’Associazione nazionale tra mutilati e invalidi del lavoro (ANMIL), l’Ente nazionale protezione e assistenza sordomuti (ENS), l’Unione italiana ciechi (UIC) e l’Unione nazionale mutilati per servizio, di cui alla tabella B allegata al decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, sono riconosciute di interesse pubblico nazionale".

Art. 2: "1) A decorrere dal periodo d’imposta in corso alla data di entrata in vigore della presente legge, le associazioni di cui all’art. 1, per lo svolgimento delle loro funzioni di interesse pubblico, concorrono con lo Stato, con i soggetti di cui all’art. 47 della Legge 20 maggio 1985, n. 222, e con gli altri soggetti ammessi a tale beneficio, alla ripartizione della quota pari all’otto per mille dell’IRPEF, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali. 2) La destinazione di cui al comma 1, da dividere in parti uguali fra le associazioni destinatarie, è stabilita sulla base delle scelte espresse dai contribuenti in sede di dichiarazione annuale dei redditi con le stesse modalità previste dalla normativa vigente".

Art. 3: "1) Le associazioni di portatori di handicap di cui all’art. 1 rappresentano le rispettive categorie dinanzi agli organi dello Stato. 2) Le associazioni di cui al comma 1, esercitano nei confronti dei soggetti portatori di handicap fisico, psichico e sensoriale, ciascuna per la specifica categoria di propria competenza, l’attività di informazione, di assistenza e di tutela, con poteri di rappresentanza, con le medesime attribuzioni e modalità garantite a favore degli istituti di patronato e di assistenza sociale dalla legge 30 marzo 2001, n. 152. 3) Le funzioni di cui al comma 2 sono prestate indipendentemente dalla adesione del soggetto interessato all’associazione".

Si tratta, come ai lettori sarà ben chiaro, di una proposta palesemente in contraddizione con l’art, 18 della nostra Costituzione che recita: "I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che non sono vietati ai singoli dalla legge penale [cfr. artt. 19, 20, 39, 49]…". E va chiarito infatti, che nel nostro Paese, le persone disabili, sempre di più si riconoscono in tante altre di interesse nazionale e locale, basti ricordare a titolo esemplificativo quelle che aderiscono alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).

Un tale disegno di Legge, si colloca lontano dalla realtà, in quanto queste associazioni (ANMIC, ANMIL, ENS, UIC), rappresentano sempre meno gli interessi dei cittadini disabili. Ne è testimonianza il tracollo di iscritti che hanno subito negli ultimi anni. Va da sé che tanti semplici cittadini e disabili, imprenditori e intellettuali, non vogliono essere in nessun modo rappresentati e tutelati da chi non han scelto liberamente di tutelarli e rappresentarli. Va da sé che tanti ciechi come me, nulla vogliono spartire con l’UIC, col suo modo di dipingere un mondo di disagi, sofferenze e di paure. Va da sé che molte altre persone sorde e invalidi civili non vogliono avere nulla a che fare con i mondi emarginanti del silenzio o con le marce del dolore per ottenere qualche euro in più di pensione al mese.

Noi siamo fortemente impegnati in una battaglia quotidiana per la pari dignità nella scuola, nel mondo del lavoro, nella vita sociale, per esser, pur con le nostre differenze, cittadini tra gli altri, capaci di qualche azione importante per l’avanzamento civile e sociale.

Ben farebbero i Senatori firmatari del disegno di legge, documentarsi un po’ di più sulla realtà delle presone disabili in Italia, ben farebbero a non scrivere bugie come quelle che leggiamo nella relazione che accompagna la proposta di legge, ovvero che le persone disabili in Italia sono cinque milioni, quando invece l’ISTAT non arriva a censirne 2,8 milioni o che le associazioni suddette iscrivono il 95% delle persone disabili, mentre forse per eccesso non arrivano a raccoglierne che il 20, 30%. E poi, sarebbe necessario, una volta per tutte, dar conto ai cittadini di come queste associazioni, cosiddette storiche, spendono i già cospicui finanziamenti pubblici di cui dispongono a livello nazionale e regionale. Finanziamenti che quasi sempre servono più al mantenimento degli apparati piuttosto che a realizzare servizi e iniziative a favore delle singole persone disabili associate. Infine, una nota di rammarico nel constatare che il primo firmatario è un veneto, perché da veneto mi sarei aspettato di avere dei rappresentanti in parlamento più innovativi, più democratici, più attenti al fare, più sensibili ai bisogni delle persone che agli interessi degli apparati. E’ certo che questa proposta di legge non deve passare perché altrimenti noi, cittadini disabili liberi scenderemo in piazza per manifestare il nostro diritto di stare in un paese libero, perché altrimenti, chi di noi lo potrà fare sarà costretto a rinnegare l’Italia e ad andare a vivere altrove.


 

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