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La Cassazione conferma il diritto a rifiutare i turno notturni per i lavoratori caregiver di persone con disabilità

Come noto, tra i diritti e le agevolazioni che intendono alleggerire gli oneri e le difficoltà nella vita delle persone con disabilità e dei loro familiari caregiver, la legge 104 prevede alcune tutele sul fronte lavorativo che non si esauriscono nei permessi da legge 104.

In una recente ordinanza della Corte di Cassazione, in particolare, viene statuito che il caregiver lavoratore che si occupa di un familiare con disabilità può essere esonerato dal lavoro notturno. E questo indipendentemente dal fatto che da parte della Commissione sia stata riconosciuta o meno la gravità della condizione di disabilità, ovvero sia che sia stato attribuito il comma 1 o il comma 3 dell’articolo 3 della Legge 104.

LA VICENDA
La questione partiva dal caso di un lavoratore che si occupava della madre in condizione di disabilità, definita tale ai sensi della Legge 104 del 1992. La sentenza di primo grado aveva stabilito che, secondo l’art. 53, comma 3, del D.Lgs. 26.3.2001 n.151 e dall’art.11, comma 2, lett. c), del D.Lgs. 8.4.2003 n.66 ai fini della possibilità di esonero dai turni notturni non è necessario che al familiare a carico del lavoratore sia riconosciuta la gravità dello stato di handicap (articolo 3 comma 3).
La Corte d’appello, chiamata in causa dalla datrice di lavoro, confermava tale interpretazione della norma, che ha infine fatto ricorso in Cassazione.

DIRITTO ALL’ESONERO DAI TURNI NOTTURNI
Per inquadrare la vicenda, va ricordato che l'art. 11, comma 2, lett. c), del D.Lgs. 8.4.2003, n. 66, prevede che non sono obbligati a prestare lavoro notturno: “la lavoratrice o il lavoratore che abbia a proprio carico un soggetto disabile ai sensi della legge 5 febbraio 1992 n. 104, e successive modificazioni” (la medesima disposizione è presente nell'art. 53, comma 3, del D.Lgs. 26.3.2001 n. 151, in quanto già contenuta nell'art. 5, comma 2, lettera c), della legge n. 903 del 1977). In questo caso il lavoratore può far valere il suo dissenso al lavoro notturno in forma scritta e comunicandolo al datore di lavoro entro 24 ore prima al previsto inizio della prestazione.

LEGGE 104, HANDICAP E GRAVITÀ
Per quanto riguarda, poi, la definizione di persona con handicap, secondo l'art. 3 della L. 104/92: “ È persona handicappata colui che presenta una minorazione fisica, psichica o sensoriale, stabilizzata o progressiva, che è causa di difficoltà di apprendimento, di relazione o di integrazione lavorativa e tale da determinare un processo di svantaggio sociale o di emarginazione. 2. La persona handicappata ha diritto alle prestazioni stabilite in suo favore in relazione alla natura e alla consistenza della minorazione, alla capacità complessiva individuale residua e alla efficacia delle terapie riabilitative. 3. Qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l'autonomia personale, correlata all'età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione, la situazione assume connotazione di gravità. Le situazioni riconosciute di gravità determinano priorità nei programmi e negli interventi dei servizi pubblici.”;

IL PARERE DELLA CASSAZIONE
Alla luce di ciò, la Corte di Cassazione ha confermato i due orientamenti dei primi gradi di giudizio, ribadendo in primis come l’articolo 3 della legge 104 definisca persona con handicap sia chi ha il comma 1, sia chi ha il comma 3 (handicap grave), quindi al soggetto è riconosciuta in entrambi i casi la condizione di disabilità. E poiché nella norma di parla di disabilità, il diritto va riconosciuto sia in presenza di handicap che handica pgrave.
Ne deriva quindi che il caregiver lavoratore può opporsi ai turni lavorativi notturni, sia che il familiare abbia il riconoscimento del comma 3 dell'articolo 3, sia con il solo comma 1 dell'articolo 3, della legge 104.

Per approfondire:

Ordinanza Cassazione n.12649/2023

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Redazione

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