Menu

Tipografia

Va indicata o meno la presenza di disabilità? E il grado di invalidità? Mi possono richiedere il verbale?


Il primo biglietto da visita per chiunque sia alla ricerca di un lavoro è, senz’altro, il curriculum vitae: se fatto bene spiana già il terreno per un eventuale contatto da parte dell’azienda. Nel caso di persona con disabilità, quando decidiamo come presentarci professionalmente, oltre al formato curriculum vitae ci sono alcune cose da tenere in considerazione per redigere un documento che sappia parlare di noi, dando tutte le informazioni necessarie ma anche e soprattutto mettendo in luce i nostri punti di forza, indipendentemente dalla disabilità.

Innanzitutto va precisato che, rispetto a disabilità e invalidità, non siamo obbligati per legge a indicarle nel nostro cv, anche se dipende, naturalmente, da come vogliamo proporci e a quale eventuale posizione candidarci. Mi spiego: se stiamo rispondendo ad un annuncio riservato alle categorie protette, è evidente che sarà necessario segnalare la propria appartenenza alle stesse, quindi il grado di invalidità. Diversamente, se si tratta di una candidatura spontanea o di una candidatura a una posizione aperta a tutti, qualora riteniamo che la mansione possa essere svolta da noi senza problemi possiamo non indicare la presenza di disabilità.

E’ importante però fare una considerazione al riguardo: se da un lato la tentazione di omettere una patologia o una condizione di salute dal cv è provocata dal fatto che si teme che possa essere un ostacolo all’assunzione, è pur vero che una eventuale disabilità del candidato potrebbe, anzi, rappresentare un vantaggio per il datore di lavoro, il quale è obbligato per legge ad assumere all’interno del proprio organico almeno una persona con disabilità ogni 15 lavoratori.
Inoltre, la  Legge 68/1999 riconosce, per un periodo di 36 mesi,  un incentivo ai datori di lavoro privati, soggetti o meno all'obbligo di assunzione, compresi gli enti pubblici economici, per favorire le assunzioni con contratti a tempo indeterminato di persone con disabilità fisica o psichica.
In questi casi la nostra candidatura potrebbe quindi essere, anzi, privilegiata rispetto ad altre, proprio per questo aspetto. E’ chiaro, comunque, che il solo elemento della invalidità non basterà ad essere automaticamente assunti, e saranno invece sempre le competenze e le conoscenze ad essere valutate e prese in esame, ma potremo almeno avere una chance di essere chiamati al colloquio.

Dicevamo che da gennaio 2018 tutte le aziende nelle quali lavorano da 1 a 15 dipendenti hanno l’obbligo di assumere nel loro organico un lavoratore con disabilità, indipendentemente dal fatto che siano state fatte o siano previste nuove assunzioni. Come accennavamo poco sopra, qualora ci si candidi a una posizione riservata agli appartenenti alle categorie protette (alle quali può accedere chi ha un’invalidità civile superiore al 45% di riduzione della capacità lavorativa, ndr), ci troviamo nella casistica che richiede l’indicazione di appartenenza alle stesse. In questo caso l’informazione riguardante il grado di invalidità va indicata nel cv (magari tra i dati personali), e può essere utile indicare anche se la nostra condizione interferisce in qualsiasi modo con la nostra capacità di svolgere alcune mansioni (ad esempio richiedendo degli accorgimenti ambientali).
Per questo motivo, quando rispondiamo ad un annuncio riservato agli appartenenti alle categorie protette l’ufficio del personale dell’azienda ci può richiedere ulteriori informazioni quali la percentuale di invalidità (se non indicata da noi) e la copia di iscrizione al collocamento mirato (o comunque info sulla sede provinciale del nostro centro per l’impiego). Proprio per garantire la privacy del lavoratore rispetto ai dati clinici riguardanti la sua patologia o la sua condizione di disabilità, da qualche anno il verbale di invalidità viene rilasciato in duplice copia: una di queste, che può essere fornita, appunto, al datore di lavoro, è senza la diagnosi.

Abbiamo quindi visto come non ci sia una regola rispetto alla indicazione o meno della propria disabilità o invalidità nel curriculum vitae, e da questo scaturisce una riflessione. La ricerca di un lavoro deve partire dal presupposto che è nell’interesse di entrambe le parti l’instaurazione di una rapporto il più possibile onesto: per questo motivo è inutile “nascondere” eventuali problemi o “gonfiare” eventuali competenze. Potremmo chiamarla la regola zero, dalla quale partire.

Redazione

Tieniti aggiornato. Iscriviti alla Newsletter!

Autorizzo al trattamento dei dati come da Privacy Policy