Menu

Tipografia

Un sondaggio BCG rivela che nel mondo circa il 25% di persone hanno una disabilità o una condizione di salute cronica sul posto di lavoro, mentre le aziende ne rilevano solo il 4% - 7%. In Italia il 46% dichiara di non aver rivelato la propria disabilità per timore di discriminazioni

In Italia, sul binomio lavoro e disabilità insistono ancora moltissime problematiche, a partire dai numeri dell’occupazione di lavoratori disabili. Ma non è solo questo, e non riguarda solo il nostro Paese. Una volta entrati in azienda, rileva una recente ricerca, i lavoratori con disabilità fanno registrare minori livelli di soddisfazione personale rispetto ai colleghi senza disabilità e, quel che è più preoccupante, emerge come il timore di essere discriminati li porti a tacere, nel caso di disabilità invisibili, la propria condizione.

I dati emergono dallo studio Your Workforce Includes People with Disabilities. Does Your People Strategy?, condotto da Boston Consulting Group (BCG) attraverso sondaggi su quasi 28.000 dipendenti in 16 Paesi nel mondo.

DISABILITÀ NASCOSTA PER PAURA DI DISCRIMINAZIONI
Il primo dato che salta all’occhio è appunto il tacere la propria condizione. Secondo lo studio, le persone che dichiarano una disabilità sul posto di lavoro sono circa il 25%, contrariamente da quanto dichiarato dalla maggior parte delle aziende, che riferiscono invece di avere pochi dipendenti con disabilità: dal 4% al 7% in media[1]. Dai dati sembra quindi che le aziende non conoscano il reale numero di dipendenti con disabilità. La distanza tra i tassi di prevalenza riportati dalle aziende e i tassi di autoidentificazione che i dipendenti hanno condiviso con BCG rivela che i dipendenti con disabilità probabilmente non si dichiarano in modo significativo ai loro datori di lavoro, forse temendo lo stigma o un impatto negativo sulla sicurezza o sulle prospettive di promozione al lavoro.
Nel nostro Paese, i dipendenti intervistati che riportano una disabilità o una condizione di salute cronica sono il 21% (su un campione di 1.446 intervistati). Di questi, il 46% dichiara di non aver rivelato la propria disabilità sul posto di lavoro per timore di discriminazioni e pregiudizi, mentre il 43% che ha avuto il coraggio di farlo, invece, afferma di aver subito discriminazioni.

INCLUSIONE E SODDISFAZIONE
Ma non è tutto. Anche il grado di inclusione e soddisfazione sul posto di lavoro è risultato inferiore, secondo lo studio, nei dipendenti con disabilità, rispetto ai colleghi senza disabilità.
Nel merito, il report ha raccolto i dati attraverso l'indice BLISS di BCG (acronimo di Bias-Free, Leadership, Inclusion, Safety, and Support), che misura su una scala da 1 a 100 i quanto i dipendenti si sentano inclusi, fornendo una finestra quantitativa dentro la quale comprendere l'esperienza lavorativa dei dipendenti con disabilità (PwD). 
Dai dati ottenuti emerge che i lavoratori con disabilità riportano livelli inferiori di inclusione rispetto ai colleghi senza disabilità: il punteggio medio dell'indice BLISS è di 3 punti inferiore per le persone con disabilità rispetto a quello delle persone senza disabilità o particolari condizioni di salute. Inoltre, le probabilità che questi abbiano sperimentato discriminazione nella propria organizzazione risultano maggiori di 1,5 volte.
L'Italia risulta in linea con questi risultati, riportando 2.8 punti in meno nell'indice BLISS per le persone con disabilità, per le quali la probabilità di aver vissuto situazioni di discriminazione sale all'1,8%.
Oltre alle differenze individuate, BCG ha rilevato come le persone con disabilità abbiano un'esperienza lavorativa tendenzialmente più negativa: per chi presenta una disabilità, la probabilità di dichiararsi felici nel posto di lavoro scende di 6 punti percentuali. Questi lavoratori, infatti, affermano che il lavoro abbia un impatto negativo sul proprio benessere mentale e fisico, e sulle relazioni con amici e familiari con maggiore frequenza (+15%).

COME PROMUOVERE UNA CULTURA INCLUSIVA
Secondo Sara Taddeo, Diversity, Equity & Inclusion Senior Manager di BCG, sono tre le leve fondamentali da mettere in campo: “sviluppare politiche e programmi incentrati sulle persone con disabilità visibili e invisibili, affiancarle con percorsi di mentorship e, infine, attrezzare gli uffici e dotare le persone di tool specifici in modo da creare contesti di lavoro accessibili. Felicità e motivazione sono requisiti fondamentali per valorizzare il talento e diminuire la retention, per tutte e per tutti, incluse le persone con disabilità visibili e invisibili."

Politiche e programmi incentrati sui dipendenti
Sempre secondo gli autori dello studio, prevedere politiche e programmi incentrati sui dipendenti, ne aumenterebbe il senso di inclusione. Se applicate in azienda, infatti, i dipendenti con disabilità riportano un punteggio nell'indice BLISS più alto, passando da 51 a 74 punti e superando anche il punteggio medio per i dipendenti senza condizioni cliniche particolari, che si attesta sui 65 punti.

Programmi di mentorship
migliorano il sentimento di inclusione per i dipendenti con disabilità, nonché il sentimento di felicità nel viversi il posto di lavoro. Infatti, secondo i dati il 77% dei lavoratori con un mentore dichiara di essere felice, contro il 57% che ne è sprovvisto. 

Accessibilità dell’ambiente di lavoro
Attrezzature e software su misura, insieme ad accordi di lavoro flessibile migliorano in modo significativo i risultati dell'indice BLISS. Nel caso in cui le richieste di attrezzature adatte vengano soddisfatte, i dati mostrano un aumento di ben 17 punti rispetto ai casi in cui tali misure vengano negate, con un miglioramento anche nel punteggio medio dell'indice, che si avvicina così a quello dei dipendenti senza disabilità, con una differenza di circa 1 punto.

Redazione

bottoncino newsletter
Privacy Policy

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Tieniti aggiornato. Iscriviti alla Newsletter!

Autorizzo al trattamento dei dati come da Privacy Policy