
Dopo il parere contrario delle Regioni, e la solenne bocciatura incassata dal Consiglio di Stato, alla fine il Testo Unico su Salute e Sicurezza nel lavoro è stato ritirato dal Governo. Tutto ciò è anche il frutto delle numerose iniziative e denunce organizzate dal nostro sindacato" dichiara soddisfatto Salvatore Livorno, segretario della CGIL per la provincia di Padova, ricordando che sono state circa 200 le proposte di modifica presentate, anche da parte della comunità delle associazioni scientifiche, tecniche e culturali.
Sono due anni che CGIL CISL e UIL contestano infatti questo testo.
Per una serie di motivi: per le riduzione delle misure generali di prevenzione; per la riduzione dei diritti dei Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza (RLS); per leliminazione di molti obblighi di valutazione dei rischi e delle modalità di adempimento (con linnalzamento di soglie di numero di lavoratori da 10 fino a 50 o 100); per la riduzione dei casi in cui è obbligatoria la sorveglianza sanitaria.
La proposta bocciata poteva essere condivisibile nell'obbiettivo di arrivare ad un Testo Unico come forma di semplificazione.
"Tuttavia - afferma Livorno - conteneva varie modifiche peggiorative, non condivisibili e socialmente inaccettabili, in grado di preludere ad una chiara diminuzione della efficacia delle attuali norme sulla sicurezza sul lavoro in termini sia di incentivazione sia di prescrizione sia di deterrenza delle sanzioni".
Rimane però alta l'attenzione su questi temi. Secondo il Rapporto Regionale INAIL, relativo al Veneto e pubblicato recentemente, gli infortuni denunciati sono stati, a Padova, 20.787, 683 in più dell'anno precedente. Di questi, 18 mortali.
La diminuzione del fenomeno infortunistico si verifica solo nelle situazioni di crisi aziendale e di calo della domanda.
Un esempio: il settore delle costruzioni, che chiude lanno 2004 con un segno positivo sotto il profilo dello sviluppo, continua ad avere numeri purtroppo molto elevati. Va detto, però, che ciò si accompagna a condizioni di lavoro spesso precarie, a una consistente mano dopera straniera, che comporta una media ci circa 2.300 infortuni denunciati allanno con 38 casi mortali a livello regionale (3 a Padova nel 2003).
Gli infortuni aumentano nel commercio (1.806 casi con un incremento del 1,2%) e nei trasporti.
Per la tipologia di infortuni nei casi di inabilità temporanea, lincidenza maggiore è legata alla mano ed al ginocchio, mentre i postumi permanenti sono legati a torace e mano. Gli infortuni mortali sono in gran parte dovuti a lesioni multiple.
Crescono gli incidenti tra lavoratori extracomunitari (3.367 casi denunciati solo nel settore dellindustria e dei servizi il 20% del totale) che, ormai, rappresentano il 7,9% della popolazione veneta.
Aumentano gli incidenti dei lavoratori precari: interinali e, soprattutto, ex co.co.co. In particolare, rispetto ad una platea padovana di circa 54.798 collaboratori a progetto, la provincia si colloca al secondo posto in Veneto per infortuni denunciati (266 casi).
"Rispetto a questa drammatica situazione - sostiene Livorno - vanno messe in campo urgenti iniziative. E' necessario che tutti Governo, Enti Locali, Aziende ULSS, datori di lavoro invertano lordine delle priorità: qualità della vita e del lavoro, qualità dei prodotti e dei servizi vogliono dire salute e sicurezza per i lavoratori e per gli utenti. Regolarità del lavoro, estensione dei diritti, per i giovani in accesso al lavoro, per gli immigrati, per gli anziani e per i collaboratori cosiddetti 'atipici', sono condizioni necessarie per un lavoro sicuro, perché anche stabile. Interventi sugli impianti e sullorganizzazione del lavoro, informazione e formazione, potenziamento delle attività pubbliche di assistenza e vigilanza non sono costi, ma investimenti, perché contribuiscono a risparmiare i 5.000 milioni di euro annui che perdiamo, nella regione Veneto, in infortuni ed invalidità e soprattutto a salvare uomini e donne da danni fisici e psichici permanenti o, addirittura, dalla morte".
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