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cinema€˜Un protagonista down in una fiction Rai o Mediaset? Impossibile‑¬. Questa è l’opinione dello sceneggiatore Salvatore De Mola, intervenuto al seminario di Sovicille della Fondazione Fortes dal titolo ‑¬à‹Å“Quando la comunicazione incontra la socialità ’.

De Mola ha alle spalle una lunga carriera in tv, per la quale ha creato grandi successi come ‑¬à‹Å“I Cesaroni’ e ‑¬à‹Å“Il Commissario Montalbano’ e durante la quale si è sempre impegnato per far passare temi con ricadute sociali. Purtroppo però ricorda che €˜le linee editoriali delle televisioni sono molto rigide, non c’è grande libertà ed è difficile far passare questo tipo di tematiche nelle grandi fiction italiane‑¬.
Ma per quale motivo la televisione italiana ha questo problema? Secondo De Mola questo avviene perché €˜le reti televisive puntano ad un pubblico tendenzialmente anziano, benpensante, un pubblico che cerca l’evasione e non vuole rischiare di farsi andare di traverso il boccone della cena con storie socialmente difficili‑¬. Si tende quindi a raccontare storie e personaggi in cui €˜non ci siano elementi ansiogeni‑¬, a raccontare €˜storie buoniste dove alla fine tutti si abbracciano e si vogliono bene‑¬.

Pensando alle sue esperienze, De Mola spiega che più di una volta si è visto sbattere la porta in faccia dagli editori quando cercava di inserire elementi sociali nelle sceneggiature delle fiction: €˜Si tratta sempre di fare compromessi ‑¬â€˜ commenta con una punta di amarezza - Di certi temi non si può parlare almeno che non vengano inseriti in personaggi secondari‑¬.
Lo sceneggiatore sostiene che una possibile soluzione potrebbe arrivare con l’avvento del satellite, grazie al quale anche €˜il sociale probabilmente potrà entrare a pieno titolo nelle fiction, come già avviene negli Stati Uniti‑¬. Come esempio, De Mola cita €˜You don’t Jack‑¬ (Il dottor Morte), un film per la televisione interpretato da Al Pacino basato sulla vita di Jack Kevorkian, il  ‑¬à‹Å“Dottor Morte’ che ha praticato l’eutanasia su oltre 130 pazienti affetti da patologie giunte allo stadio terminale. €˜Al momento in Italia una fiction del genere è inconcepibile‑¬ conclude De Mola.