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I soldati americani? Non colpevoli, Per la morte dello 007 italiano Nicola Calipari, avvenuta a Baghdad subito dopo la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, i responsabili siamo noi: l'Italia, gli italiani, i nostri servizi segreti e - dunque - Nicola Calipari. Lo ha stabilito l'inchiesta condotta dall'esercito Usa. L'esercito americano avrebbe giustificato questa decisione con l'obbedienza dei soldati Usa, che non avrebbero fatto altro che "seguire le consegne".

A rendere nota la notizia è stata una fonte del Pentagono, che ha chiesto l'anonimato e che ha anticipato l'imminente pubblicazione dei risultati dell'inchiesta, di cui il Comando Centrale di Tampa in Florida dice: "Per il momento, le conclusioni non sono pubbliche".

"Gli Stati Uniti sono pronti a diffondere il rapporto - ha detto la fonte - ma l'Italia ha altre domande da porre". E ha spiegato che le posizioni di Usa e Italia divergono in merito alla velocità alla quale procedeva il veicolo su cui viaggiavano i due italiani e al contenuto delle comunicazioni intercorse tra funzionari italiani e americani prima del tragico episodio. Per il Pentagono, però, i soldati americani che hanno sparato non hanno commesso nessun errore e non saranno puniti.
Gli americani? Mai colpevoli, evidentemente. E c'è da capire come mai - se questa è stata davvero sempre un'inchiesta congiunta - si sia fatto tutto negli Stati Uniti. Impossibile analizzare l'auto degli italiani, fuori dal mondo sapere i nomi di chi fu coinvolto, impensabile mettere in dubbio che l'intelligence statunitense abbia sbagliato. Come invece ha "certamente" fatto quella italiana...
Rispolveriamo allora tutte le belle parole spese dalle nostre istituzioni e dai nostri esponenti politici sulla precisione, la professionalità, la preparazione e lo scrupolo di Nicola Calipari, uno dei migliori (forse IL MIGLIORE) 007 del Paese. Ci dicono che "Il governo italiano non sembra intenzionato ad accettare le conclusioni dell'indagine". Non sembra? Ma devono forse esserci dei dubbi?

Ogni singolo italiano vuole - credo e spero - sapere la verità. Ognuno vuole una verità vera, non calata da Oltreoceano. Non sono ottimista? Forse, sarà che il Cermis non me lo sono dimenticato: 20 morti, tra i 14 e i 61 anni: sette tedeschi, cinque belgi, tre italiani, due austriaci, due polacchi e un'olandese, tutti i passeggeri della funivia del Cermis. Turisti, gente in vacanza nel pieno della stagione sciistica, travolti da una fine assurda.
Dopo la sciagura l'aereo militare con a bordo il cap. Richard Ashby, pilota e comandante del velivolo; Joseph Schweitzer, navigatore e ufficiale numero uno alle contromisure elettroniche; William L. Raney, navigatore e Chandler Seagraves, navigatore, rientrò alla base di Aviano (PN), senza neppure aver lanciato l'allarme e senza avvertire il comando di quanto accaduto.
L' unica preoccupazione del pilota e del secondo fu quella i distruggere il nastro di una videocamera con la quale avevano ripreso tutte le evoluzioni del loro velivolo: Ashby, che stava per lasciare Aviano per rientrare in patria dove avrebbe cominciato a volare su F18, voleva portare con sé un ricordo del suo "rambismo" in terra italica.


Per approfondire:
Articolo su Repubblica

Il rapporto della commissione

La cronaca della drammatica liberazione

Per Giuliana Sgrena è "Uno schiaffo all'Italia"

La tragedia del Cermis

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Valentina Polati

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