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In un comune laziale è stato distribuito alle famiglie un questionario che dovrebbe rilevare lo stress dei caregiver, ma che pone domande inaccettabili, come “Quanto risentimento provi nei confronti del tuo familiare disabile?”

Vergognarsi di un figlio, un fratello, un parente disabile, provare risentimento nei suoi confronti, sentirsi a disagio quando vengono amici in casa…sono frasi che ci fanno rabbrividire, che ci sembrano vecchie di cinquant’anni almeno, quando avere un figlio o un altro parente con disabilità era una sfortuna, una condanna tra le peggiori che potesse capitarti.  Invece domande come queste sono state sottoposte ad alcune famiglie di persone con disabilità, da parte del comune laziale di Nettuno, inserite all’interno di un questionario legato all’erogazione di fondi regionali a favore delle famiglie con componenti disabili. A darne notizia, alcuni quotidiani.

Si viene inoltre a sapere che il questionario è nientemeno che “uno strumento scientifico indicato da una delibera di giunta regionale tra i possibili strumenti da utilizzare da parte dei Comuni e consiste in una modalità di autovalutazione (percezione soggettiva dello stress), semplice ma efficace, riferita a cinque differenti aspetti della condizione di caregiver familiare: carico oggettivo, psicologico, fisico, sociale ed emotivo (percezione soggettiva). L'obiettivo è quello di individuare idonee misure di sostegno per le famiglie interessate": questo uno stralcio riportato dall’ANSA della nota del Comune di Nettuno, il quale ha sospeso la somministrazione del questionario alle famiglie, probabilmente dopo l’ondata di indignazione che ne è seguita.

Se l’obiettivo di rilevare lo stress di famiglie e caregiver può essere condivisibile, non possono esserlo in alcun modo le modalità utilizzate, con domande che chiedono di quantificare, su una scala da 1 a 4:
-Mi sento in imbarazzo a causa del comportamento del mio familiare
-Mi vergogno di lui/lei
-Provo del risentimento nei suoi confronti
-Non mi sento a mio agio quando ho amici in casa
-Mi arrabbio per le mie reazioni nei suoi riguardi


Tutti, dalle famiglie, ai numerosissimi cittadini sui social, ai commentatori sui quotidiani, si sono sentiti offesi e indignati da questo strumento. Dalla FISH – Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap - arrivano parole durissime, che parlano di una arretratezza culturale che alimenta lo stigma arcaico e putrescente verso le persone con disabilità e le loro famiglie. «Con questo episodi, che purtroppo sappiamo essere non sporadici abbiamo veramente toccato il fondo. Ci troviamo all’interno di un baratro culturale», aggiunge il presidente FISH, Falabella: «stavolta rileviamo una cattiveria inaudita da parte delle amministrazioni pubbliche che avrebbero il compito, invece, di tutelare i più fragili, e non di alimentare pregiudizi».
Prosegue il Presidente FISH: «chiediamo di intervenire immediatamente ritirando quei questionari e, nel caso, anche di intervenire amministrativamente nei confronti di coloro i quali hanno dato il via a tale campagna finalizzata a corrispondere quattro soldi che sembrerebbero esser elargiti come premio alla virtù piuttosto che a soddisfare un bisogno essenziale». Da parte nostra, conclude: «abbiamo già attivato le interlocuzioni necessarie con la Regione e i Comuni coinvolti, attraverso FISH Lazio, per il ritiro immediato di quell’atto. Di sicuro, questa volta, non basteranno le semplici scuse da parte delle amministrazioni coinvolte».

Qui sotto, un’immagine diffusa dalla FISH del questionario.

immagine del foglio con le domande del questionario
Redazione

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