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Secondo le denunce dei genitori, il comportamento del bambino, che avrebbe fatto cadere un cero in chiesa, avrebbe spinto il parroco a proporre una cerimonia separata dagli altri 40 amici e compagni

Sul web fa discutere un episodio che in molti non esitano a definire discriminatorio nei confronti di un bambino autistico di 10 anni.
Del fatto riporta La Repubblica: Marco (nome di fantasia) vive a Silvi, paesino in provincia di Teramo, dove ha ricevuto, da solo, la prima Comunione in una cappella a 5 km di distanza dai suoi amici. Per lui il sacerdote della sua parrocchia aveva proposto ai suoi genitori una cerimonia separata o in altro orario, di fatto per non disturbare il rito degli altri 40 bambini.

LA CADUTA DI UN CERO IN CHIESA
Riporta il quotidiano che le prime avvisaglie della decisione di separarlo dai compagni si sarebbero viste da venerdì, giorno delle prove: A far scattare il prete sarebbe stata la caduta di un cero in cui è inciampato il bambino. Repubblica riporta le parole della mamma: "Mio figlio forse per stanchezza ha manifestato insofferenza e non siamo riusciti a tenerlo fermo. Il parroco allora mi ha espresso la sua contrarietà a far fare la prima comunione a mio figlio insieme agli altri, dicendo che sarebbe stato possibile farla in separata sede. A quel punto non ho saputo come replicare e sono andata via interdetta".

LA DECISIONE DI CERIMONIA SEPARATA
A quanto riporta La Repubblica, Marco è ben integrato, tutti i compagni di classe gli vogliono bene, ma per lui non è stato possibile, domenica, condividere questo importante momento con loro: lo stesso parroco che, nonostante le preghiere dei genitori, ha rifiutato l'insegnante di sostegno per il catechismo del bambino, decide improvvisamente per due cerimonie divise. Da una parte 40 amichetti, dall'altra Marco. "Proporre una cerimonia separata, in un altro giorno che non fosse domenica, è stata una discriminazione", diranno i genitori di Marco, che a quel punto si rivolgono a un altro sacerdote che in poche ore ha organizzato la cerimonia in una parrocchia vicina.

LE MOTIVAZIONI DEL SACERDOTE
Il sacerdote, dal canto suo, riporta sempre Repubblica, avrebbe motivato così la sua decisione: "Dopo aver constatato la vivacità e l'insofferenza del ragazzo che ha buttato a terra candele sull'altare e non si riusciva a fermare, ho riferito ai genitori che era possibile far ricevere la comunione separatamente nella cappellina della chiesa dopo la celebrazione delle 11, ma hanno rifiutato. Bisogna poi sempre considerare l'espressione da parte del giovane alla minima volontà e coscienza ad assumere l'eucarestia. Non posso mettere a rischio tutta la celebrazione delle comunioni che interessano gli altri 40 ragazzi".

I COMMENTI AL FATTO
Auspicando anche una presa di posizione da Papa Francesco, il presidente dell'associazione Carrozzine determinate, Claudio Ferrante, l’ha definita una inqualificabile vicenda: “Quel bambino ha subito una gravissima discriminazione e il comportamento del parroco mi ha lasciato basito e sconcertato. Quel bambino aveva il diritto, senza se e senza ma, di stare con gli altri compagni e di ricevere nello stesso momento e nella stessa chiesa l’Eucarestia”.
Sul fatto anche il commento della FISH, per voce del suo presidente, Vincenzo Falabella: La chiesa, i cristiani, non devono avere paura di avvicinarsi e tendere la mano a coloro che la società tende a escludere. La chiesa non si può fare comunità senza vicinanza, come ha più volte sottolineato Papa Francesco”..

Redazione

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