Per i caregiver che assistono un familiare anziano o disabile, mantenendo anche un altro lavoro, si tratta di una fatica economica e psicologica gravosa. Tutti i dati in una nuova ricerca
Una nuova ricerca che fotografa la situazione delle famiglie italiane con bisogni assistenziali conferma quanto già sappiamo: il Paese è sempre più vecchio, e sulle famiglie grava gran parte degli aspetti di cura, con la figura del caregiver che è sempre più centrale, e sempre più oberata. Sono questi, in sintesi, i risultati di una ricerca condotta da BCG e Jointly, dal titolo: "Digitale, locale, integrato. Il futuro del Welfare in un Paese che invecchia".
La ricerca
La ricerca congiunta BCG – Jointly ha riguardato più di 12.000 dipendenti di aziende in diversi settori (telecomunicazione, trasporto, alimentare, energia, credito), con lo scopo di indagare i bisogni dei lavoratori caregiver di persone anziane e non autosufficienti, e immaginare nuove soluzioni.
Quella che emerge dalla ricerca è una situazione complessa che, secondo 8 intervistati su 10, è destinata a peggiorare.
Il bisogno di assistenza
Il panorama nel quale si inserisce lo studio è quello di un Paese, il nostro, nel quale quasi un cittadino su quattro ha più di 65 anni (14 milioni in tutto) e la grande maggioranza degli over 75 (l'85%) convive con almeno una malattia cronica.
Assistenza in Italia
A fronte di questi numeri, che vedono una crescente domanda di servizi di assistenza, la ricerca riporta che in Italia solo il 15% di questa domanda è soddisfatta con le risorse pubbliche, con una spesa pubblica per la non autosufficienza che oggi è di circa € 31 miliardi1 (1,75% del PIL): circa 24 miliardi in meno della media di Francia, Germania e Regno Unito.
Sono quindi le famiglie a farsi carico del lavoro di cura e, quando possibile, dei costi.Oggi in Italia i caregiver, cioè le persone che prestano assistenza agli anziani, ai malati o ai familiari con disabilità, sono oltre 7 milioni: per il 30% si tratta di un vero e proprio secondo lavoro.
Chi ne ha la disponibilità economica ricorre al privato: nel 2021 la spesa di welfare delle famiglie è stata di 136,6 miliardi, dove la salute (39 miliardi) e l'assistenza agli anziani (29 miliardi) rappresentano da sole la metà del totale. Gran parte di questa spesa (71%) è sostenuta direttamente dalle famiglie (dati Rapporto Cerved 2022), mentre assicurazioni e corporate welfare ne coprono appena l'1,5% (in particolare, le assicurazioni Malattia e Long Term Care - LTC ) in Italia sono ancora un'eccezione.
Caregiver e lavoro
La ricerca evidenzia che la maggioranza (81%) dei caregiver intervistati si occupa di genitori o parenti anziani e in un caso su tre (31%) lo fa per più di 14 ore settimanali. Una situazione complessa che, secondo 8 intervistati su 10, è destinata a peggiorare. L'impegno prevalente rilevato non è di tipo sociosanitario, ma ugualmente, se non più, impegnativo: i caregiver fanno compagnia, aiutano a spostarsi e a gestire la casa.Per un caregiver con una occupazione, gestire entrambi i lavori è sempre più complesso. Più di un caregiver su tre (38%) teme che parlare al lavoro del proprio ruolo di caregiver possa compromettere in qualche modo la propria carriera e uno su quattro (23%) afferma di non aver ricevuto particolare supporto, dopo aver condiviso la propria situazione.
Il welfare aziendale, adottato da molte aziende, è sfruttato a pieno solo dal 3% degli intervistati, nonostante la possibilità teorica di accedere a numerosi servizi. Il problema è sia comunicativo (la metà degli intervistati afferma di non conoscere l'offerta) sia di contenuto (servizi non in linea con i propri interessi/non di effettivo aiuto).
Due sono i fattori che emergono come prioritari per i caregiver intervistati: la gestione del tempo e l'aspetto finanziario, che sono considerati "rilevanti" o "molto rilevanti" rispettivamente dal 72% e 64% del campione.
Peso psicologico ed economico
Guardando i dati della ricerca, viene rilevato che il 17% dei caregiver spende più di 10.000 euro l'anno e, in un caso su due, si tratta di spese sostenute personalmente. È del tutto comprensibile quindi, che quasi la metà degli intervistati definisca questa situazione "pesante" o "molto pesante":
Il 56% degli intervistati desidera fortemente poter staccare dal lavoro di cura, anche attraverso un sostegno psicologico (44%).
Dallo studio emerge che la copertura del fabbisogno – finanziario e di servizi – da parte del Pubblico non è sufficiente, ma la copertura privata (assicurativa o nella forma di welfare aziendale) è microscopica, arrivando a coprire poco più dell'1% della spesa sostenuta (datiStudio Osservatorio RSA dell’Università Cattaneo di Castellanza).
I servizi acquistati
In termini di servizi, la maggioranza dei caregiver auditi nella ricerca è costretta a fare da sé (38%) o a comprare dal privato (33%), sempre che se lo possa permettere.
Il settore pubblico viene scelto in media solo dal 25% dei caregiver: a pesare sono la lentezza dell'erogazione, le complessità burocratiche e la mancanza di risorse.
Gli erogatori privati colmano sono scelti solo da un terzo degli intervistati: trattandosi principalmente di aziende o di operatori specializzati, il costo supera le disponibilità, e li rende economicamente inaccessibili a 6 caregiver su 10. A fronte della barriera economica, l'offerta resta poco soddisfacente.
Di fronte a questo scenario insoddisfacente sotto il profilo dei servizi complessivi, è quanto mai urgente prevedere politiche che considerino i vari aspetti, che tengano conto anche dei cambiamenti sociodemografici in atto, i quali riguardano non solo l’aumento dell’età e quindi del numero di anziani, ma anche la diversa composizione delle famiglie – sempre meno numerose - ma anche delle nuove modalità di lavoro e cura che la stessa pandemia ha accelerato, con un ricorso più massiccio allo smartworking come pure alla telemedicina e alle cure da remoto e in digitale. Ciò che abbiamo di fronte è una emergenza che dovrà essere affrontata attraverso un rinnovamento del welfare non solo pubblico, ma anche privato ed aziendale: ambiti che dovranno dialogare per riuscire a rispondere in modo adeguato a quella che è la vera sfida che i prossimi anni ci pongono di fronte.
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