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Dal progetto di vita individuale devono scaturire risposte ai bisogni precisi e personali di ciascuna persona

L’eliminazione delle barriere alla partecipazione sociale e la promozione di contesti inclusivi devono rappresentare gli obiettivi imprescindibili delle nuove politiche del welfare.” Questa, in sintesi, la richiesta  prioritaria avanzata dal Presidente nazionale Anmic, Nazaro Pagano, al termine della Terza confrenza nazionale Anmic che si è conclusa il 17 luglio a Roma. 

Il superamento del modello basato sulla soddisfazione di bisogni standardizzati – ha spiegato - deve evolvere verso un sistema in grado di garantire ad ognuno di poter godere dei necessari sostegni personalizzati. Il progetto di vita individuale, corredato di un apposito budget di progetto, deve tenere prioritariamente conto di desideri, aspettative e scelte delle persone con disabilità e garantire di poter vivere, nei vari contesti di vita, nel modo più autonomo ed indipendente possibile.”

La personalizzazione dei sostegni va poi centrata sulla valorizzazione e sul potenziamento delle abilità possedute, anche avvalendosi delle risorse socio-sanitarie disponibili sul territorio.“In questa direzione  - ha proseguito - il welfare italiano deve trasformarsi in un welfare di inclusione e prossimità, integrando le competenze nazionali e regionali.”

Diritto alla partecipazione. “Vanno anzitutto superate le attuali diseguaglianze e discriminazioni spesso create dalla società, che disabilita le persone considerate “indesiderabili”, creando vulnerabilità e limitazioni. L’approccio non discriminatorio, tutelato dalle leggi italiane ed internazionali, è alla base di tutte le nostre proposte, per garantire equità, uguaglianza di opportunità e piena cittadinanza.”

“L’attuale sistema dei servizi di welfare - sottolinea il Presidente Anmic Anmic - è inadatto a dare risposte adattabili alle persone con disabilità. Occorre da subito investire in un’azione sociale che tenga conto:

a)  della necessaria lotta alla segregazione e del relativo supporto alla domiciliarità (Fondo per la Non Autosufficienza);

b)  del supporto ai caregiver familiari affinché possano operare all’interno di un sistema integrato di interventi e servizi di sostegno. Non basta solo un mero contributo economico per gestire le complesse necessità della persona con disabilità.

c)  della necessità di organizzare gli interventi mirati a percorsi di vita indipendente (Fondo per la Vita Indipendente);

d) del bisogno di definizione di piani nazionali per avviare processi di de-istituzionalizzazione e di contrasto ad ogni forma di segregazione con sostegni alla vita autonoma, indipendente e alla domiciliarità. Sostegni necessari per garantire la scelta di dove, come e con chi vivere, anche in modo supportato, “durante e dopo di noi”.

Necessaria, quindi una nuova definizione normativa della disabilità, la revisione dei LEA sanitari, la definizione e l’adozione dei LEP (Livelli Essenziali di Prestazione) sociali, anche tramite la ricomposizione complessiva della spesa occorrente in capo ad un capiente Fondo Nazionale, tale da rispondere al fabbisogno della generalità delle persone con disabilità e non autosufficienti.

Altra priorità la definizione di percorsi di concreta inclusione nel mondo del lavoro completando riforme e interventi previsti dal Programma governativo per l’attuazione dei diritti delle persone con disabilità e prorogando, consolidando e strutturando gli istituti e le soluzioni sperimentate durante il periodo emergenziale atte a garantire il reale accesso e mantenimento dell’occupazione, la garanzia del pieno godimento del diritto ai percorsi di inclusione scolastica. Non può, inoltre, venir meno il sostegno anche ai servizi semiresidenziali e residenziali, che rischia ormai in pochi mesi di crollare e di lasciare centinaia di migliaia di persone con disabilità, soprattutto grave e non autosufficiente, prive di protezione.”

Redazione

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