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madre che parla al figlioE’ necessario spiegare con termini semplici la malattia e rassicurare i bambini. Cinque consigli da Parkinson Italia

 

La malattia che irrompe in una famiglia porta con sé una serie di destabilizzazioni che partono da chi ne è colpito, fino ad allargarsi a tutto il nucleo. Tutti, in misura diversa e con diverse modalità, subiscono questo cambiamento, questa tempesta rivoluzionaria, e ciascuno risponde come può. Nel caso ad esempio di malattie disabilitanti – i cui effetti sono quindi ben visibili - quando ad essere colpito sia un genitore, un fratello o nonno con bambini in casa, è importante che la cosa sia affrontata nel modo corretto con i piccoli.

L’impatto emotivo di alcune malattie e il conseguente comportamento dei bambini varia a seconda di molti elementi, primi tra tutti la loro età e maturità. Le reazioni possono andare dalla paura, al dolore, al rifiuto, traducendosi in pianti o desiderio di solitudine, ma anche di propositività nel rendersi di qualche aiuto.

Quale che sia la loro elaborazione, è importante non sottovalutare l’importanza di dare spazio a queste reazioni e accoglierle e orientarle in modo corretto e il più indolore possibile, essendo innanzitutto onesti con i piccoli. Non pensiamo di proteggerli negando loro le informazioni sulle condizioni del famigliare malato: piuttosto, impariamo a comunicarle nel modo più adeguato. E’ un modo per soddisfare le loro giuste e normali domande e quindi di tranquillizzarli e rassicurarli.

Su questo argomento segnaliamo un interessante intervento del gruppo Parkinson Italia, che stila i cinque consigli per spiegare la malattia di Parkinson ai bambini. Consigli che possono essere applicati anche ad altre patologie o condizioni.

Quando un genitore o un nonno è affetto da malattia di Parkinson, i bambini riescono a percepire che qualcosa non va. Per questo motivo non dovrebbero essere tenuti all’oscuro di quanto sta accadendo intorno a loro.

È importante:   
1. Rassicurare: i bambini hanno bisogno di essere tranquillizzati e sentirsi amati nonostante la malattia. Spesso si sentono colpevoli di ciò che sta succedendo.

2. Spiegare la malattia con termini semplici e comprensibili: i bambini sono per natura curiosi e spaventati dai cambiamenti che la malattia comporta. Se i disturbi motori sono spiegati in modo chiaro, la curiosità dei bambini è soddisfatta e il loro timore diminuisce.

3. Rispondere sempre alle domande: i bambini in tenera età imparano ripetendo e possono spesso richiedere le stesse spiegazioni. Essere disponibili e parlare ogni volta che porranno delle domande li aiuta a fare comprendere meglio la malattia.

4. Tener presente le differenze di età: quando e cosa dire ai bambini dipende dall’età e dal loro grado di maturità. Un bambino di sei anni può non aver bisogno di informazioni troppo specifiche sulla malattia rispetto a un adolescente.  

5. Non caricarli di responsabilità: i bambini sono portati all’assistenza e all’aiuto ma devono crescere e vivere da bambini, non da caregiver.
Ricordiamoci quindi che i bambini non sono piccoli adulti, ma individui che vanno trattati e rispettati come unicità del loro tempo, nei confronti dei quali vanno usati i giusti codici e linguaggi, perché i bambini sono “bambini e basta”.



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Francesca Martin

 

 

 




 

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