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Da un paio d’anni le donne disabili sono meno isolate, grazie ad un progetto coordinato da Daniela Grifeo e dalla direzione regionale dell’INAIL del Veneto . Desiderose di scambiarsi esperienze, speranze e raccontare le proprie necessita’ pratiche, dagli spostamenti alla ricerca del lavoro, ecco nascere il gruppo Do.Di. (Donne Disabili) , inizialmente sulla spinta di ragazze rimaste vittime di infortuni sul lavoro, poi allargato ad altre persone rimaste vittime di vari incidenti.

Il sito, esauriente e stimolante, e’ www.inail.it/veneto/index.htm

Le problematiche della disabilita’ al femminile, fanno sapere le animatrici, non hanno trovato fino ad ora riscontri ne’ riconoscimenti, eppure esistono, innegabili e pesanti come macigni. Rispetto agli uomini, ad esempio, le donne vengono “ferite” in maniera piu’ pesante nell’immagine esterna, che spesso nella donna ha una valenza importante, come elemento integrante della propria femminilita’ e del rapporto con gli altri. Per questo “accettarsi” diventa un percorso lento e difficile, e le ricadute sulla vita familiare ed affettiva pesanti. Non si tratta di rivendicazioni femministe, ma basta pensare alle piu’ comuni incombenze domestiche, dalle pulizie di casa al cambio dei pannolini dei figli, per capire quanto la vita quotidiana cambi radicalmente.

Antonella, 34 anni, e’ sulla carrozzina da quando, circa 10 anni fa, ha avuto un incidente d’auto. Dopo un primo periodo di sbandamento, oggi vive da sola, e’ indipendente, estroversa, sorridente e sportiva. Fa parte dell’ Aspea , (Associazione Sportiva Portatori di Handicap e Affini) e si allena tutti giorni per le maratone , che l’hanno gia’ vista protagonista a Venezia, Berlino, e Padova, con la “Maratona del Santo” dello scorso anno. “Io per fortuna non mi pongo il problema di essere disabile”, racconta Antonella, “quando parlo con gli altri mi considero sempre sullo stesso piano; ma capisco anche quelle donne che si richiudono in se stesse, che non escono di casa, che si vedono brutte e “diverse”.

L’associazione Do.Di., attraverso la Rete, le aiuta a prendere coscienza del proprio corpo, del fatto che gli ostacoli ci sono solo se uno li vede, dell’importanza di non essere diffidenti verso gli altri”. Antonella sbriga da sola le faccende di casa “tranne quando devo lavare i vetri delle finestre o spolverare mobili alti, perche’ non ci arrivo e mi faccio aiutare”, ha tanti amici normodotati e crede nello sport. “Purtroppo girando per gli ospedali si vedono tante carrozzine, ma sono poi in pochi ad avvicinarsi allo sport. Li invito ad uscire allo scoperto, ad allenarsi, faticare e confrontarsi con gli altri, perche’ non e’ giusto evitare la gara, il mettersi in discussione”.

La Do.Di., tra l’altro, nello scorso ottobre ha sottoscritto un gemellaggio con la sezione donne dell’ANMIC di Macerata, per divulgare le necessita’ e le caratteristiche di queste associazioni, e per stabilire delle sinergie operative, attirando enti ed istituzioni pubbliche.

Nasce anche il concetto di “Auto-Mutuo Aiuto” , che integra le attivita’ istituzionali e che gratifica chi viene coinvolto. Chi aiuta si accorge di esercitare un impatto significativo e positivo sulla vita di un’altra persona, chi aiuta e’ la stessa persona che poi viene aiutata a sua volta, e rende valida l’equazione dare/avere, che risulta cosi’ in perfetto equilibrio.

Federico Fusetti - federico@disabiliforum.com

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