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Il titolo della conferenza-dibattito "Quale presente e quale futuro per le politiche dell'integrazione scolastica degli alunni in situazione di handicap in Italia?" è stato l’occasione per affrontare questioni fondamentali e mai risolte per riqualificare l’integrazione scolastica nel nostro Paese.Sono stati numerosi i messaggi di condivisione dell’iniziativa pervenuti da associazioni, enti, confederazioni sindacali ed in particolare quello del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi che ha ribadito “ che va garantito ai disabili il diritto costituzionale dell’integrazione nel mondo della scuola.” Grandi assenti all’iniziativa sono stati i responsabili di viale Trastevere ad eccezione di Stefania Riccio responsabile della Direzione Generale del Ministero dell’Istruzione per l’organizzazione dei servizi nel territorio. Il presidente della FISH Pietro Barbieri ed il vice presidente Salvatore Nocera hanno affrontato la spinosa questione della validità di Titoli di specializzazione per il sostegno rilasciati da alcune Università italiane in contrasto con le direttive ministeriali emanate in passato. Le irregolarità riscontrate sono state ampiamente documentate dai responsabili della federazione che ora attende interventi urgenti e non è disposta ad accettare sanatorie di fatto come purtroppo pare stia accadendo. Le preoccupazioni riportate nel dossier della FISH, di cui riportiamo alcuni passaggi significativi, riguardano situazioni già note ai responsabile del Ministero dell’istruzione ed in particolare:

- Le nomine tardive di insegnanti per il sostegno non sanate dalle C.M: 146;

- I disservizi conseguenti alla carenza di assistenza materiale ed igienica da parte dei bidelli sembrano finalmente avviati a soluzione con l’emanazione, dopo numerose insistenze della FISH della nota prot. 3390 del 30 novembre 2001.

- La carenza di formazione sull’integrazione scolastica degli insegnanti curriculari si deve la delega di fatto che essi effettuano agli insegnanti per il sostegno. Ciò contraddice alle normativa e alle buone prassi d’integrazione scolastica.

- L’insufficiente collaborazione delle unità multidisciplinari delle ASL nella formulazione e verifica dei singoli piani educativi individualizzati, va posto urgente rimedio dagli assessori regionali alla sanità su richiesta delle conferenze e dei comitati dei sindaci responsabili del “progetto globale di vita” delle persone con handicap di cui all’art. 14 della l. n. 328/2000 legge di riforma dei servizi sociali.

- I disservizi di corretta accoglienza a scuola degli alunni che debbono assumere farmaci a seguito di terapie.

- I conflitti di competenza fra comuni, province ed amministrazione scolastica che da troppo tempo intralciano la qualità dell’integrazione di alunni con handicap, recentemente riaperti dalle divergenti interpretazioni dell’art 139 del decreto Bassanini n. 112/98, debbono essere superati tramite gli accordi di programma ed i piani di zona di cui all’art 19 l. 328/2000.

- I rischi di ritorno alle scuole speciali sembrano emergere non solo dall’intervento del sottosegretario Sestini del 19 novembre 2001, ma anche dalla stessa commissione “Bertagna” sulla riforma della scuola voluta dal Ministro Moratti.


Le argomentazioni dei sostenitori del ritorno alle scuole speciali riguardano gli alunni cosiddetti “gravi o gravissimi”. Esse si basano sul preconcetto,che si ritiene dettato dal buonsenso, secondo il quale gli alunni “gravi” non trarrebbero alcun vantaggio dal frequentare la scuola di tutti, mentre starebbero meglio in strutture specializzate con coetanei anch’essi “gravi”. Una variante, sostenuta anche dal vecchio consiglio scolastico nazionale, propone la concentrazione di alunni con la stessa tipologia di minorazione in differenti scuole comuni, nelle quali l’integrazione sarebbe favorita dalla presenza stabile di personale specializzato, scolastico, sociale ed anche sanitario, e da sussidi ed ausili tecnologici. La FISH obietta che l’integrazione scolastica per gli alunni con handicap in situazione di gravità deve realizzare i livelli qualitativi più alti, attraverso la predisposizione di piani educativi personalizzati molto articolati, in cui debbono puntualmente coordinarsi i servizi della scuola di residenza dell’alunno con quelli di territorio; in tali progetti occorre graduare gli interventi didattici in classe, anche secondo il principio delle classi aperte, con quelli fuori della classe e con interventi educativi anche al di fuori della scuola, specie presso associazioni di disabili, di volontariato e cooperative sociali, quali soggetti attivi del progetto.Questi progetti sono sostenuti da personale specializzato e da sussidi ed ausili che di volta in volta vengono spostati nelle scuole di competenza territoriale degli alunni, seguendo gli stessi e non invece costringendo gli alunni con handicap grave a concentrarsi dove queste risorse sarebbero stabilmente allocate.Queste soluzioni non sono frutto di “ideologia”, ma di numerose esperienze; a meno che non si considerino “ideologia” i pronunciamenti della Corte Costituzionale sull’integrazione scolastica degli alunni con handicap grave contenuti nella sentenza n. 215/87, come diramati dal Ministero della P.I. con la C.M. 262/88. E che l’integrazione scolastica sia ormai un principio di rilevanza costituzionale, anche per i “gravi”, è dimostrato dalla recente sentenza della Corte Costituzionale n. 226/2001 che ha dichiarato non valido ai fini dell’adempimento dell’obbligo scolastico per gli alunni con handicap, un anno in cui il giovane con handicap era stato secolarizzato nella propria casa. Nel dossier trasmesso al Ministero dell’Istruzione sono state raccolte in tal proposito alcune esperienze significative di integrazione di allievi cosiddetti “gravi” e “gravissimi” già pubblicate dalla rivista “Handicap e scuola” curata dal Comitato per l’Integrazione Scolastica degli Handicappati di Torino.
- La qualità dell’integrazione scolastica deve costituire parte essenziale della qualità del servizio scolastico che dovrà essere valutato sia dall’apposito istituto specializzato di Frascati, sia da “soggetto esterno”, come giustamente ha detto il Ministro Moratti nel suo intervento alla Camera nel luglio 2001.Occorre individuare degli indicatori specifici di qualità dell’integrazione con riguardo agli aspetti strutturali a quelli di processo, ed a quelli di risultato, per ciascuna tipologia di minorazione.
Per gli indicatori di risultato non si può tener conto solo del profitto, ma come stabilisce l’art. 12 comma 3 della l. 104792 , “della crescita nell’autonomia nel campo degli apprendimenti, della comunicazione, della socializzazione e degli scambi relazionali”. Solo in tal modo l’integrazione scolastica potrà non ridurre il livello di qualità delle scuole ove si realizza, ma potrebbe anche contribuire ad innalzarlo, se essa è svolta con interventi di eccellenza. Occorre pertanto integrare la normativa in tal senso. I testi integrali dei document contenuti nel dossier:

- No ai Disservizi si alla qualità dell'integrazione

- Specializzazioni per il Sostegno

- Tornare alle scuole speciali?

sono pubblicati nel sito: Edscuola - Handicap

Nicola Quirico - nicola@disabiliforum.com

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