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Il documento che prevede una riorganizzazione complessiva dei cicli di studio modifica radicalmente la legge quadro n. 30 del 2000 e sta raccogliendo consensi e critiche attraverso il forum on line predisposto dal Ministero dell'Istruzione .

Ecco i punti qualificanti predisposti dal Gruppo di lavoro evidenziati sempre sul sito del Ministero dell'Istruzioni:

- "riconoscimento della frequenza della scuola dell'infanzia, che resta facoltativa e triennale, come uno degli almeno 12 anni di istruzione/formazione necessari per ottenere una Qualifica (oggi ne bastano 10);

- mantenimento della struttura ordinamentale attuale per la scuola primaria (cinque anni) e per la scuola media (tre anni); scelta degli studi secondari, quindi, a 14 anni, come adesso, e non più a 13, come previsto dalla legge 30/2000. Resta inteso che dopo questa scelta lo studente può sempre cambiare idea, trattandosi di percorsi formativi caratterizzati dalla massima flessibilità;

- suddivisione di questi due cicli ordinamentali in 4 cicli biennali unitari sul piano della continuità didattica e organizzativa, nonché in due cicli quadriennali per le attività dei Laboratori;

- accesso all'università anche per i diplomati della formazione secondaria;

- possibilità di scelta per tutti tra università e formazione superiore;

- per promuovere il profilo finale degli allievi e gli obiettivi didattici specifici ad esso relativi, disponibilità, per gli allievi e le famiglie, di affiancare all'orario obbligatorio di 825 ore annuali quello facoltativo fino a 300 ore annuali, da svolgersi in laboratori di Informatica, Lingue straniere, Attività motorie e sportive, Attività espressive (teatro, musica, pittura, cinema, fotografia…), Recupero e sviluppo degli apprendimenti;

- tre possibilità per giungere all'istruzione e alla formazione superiore oppure per entrare nel mercato del lavoro: la prima si riferisce all'istruzione secondaria (Licei), la seconda alla formazione secondaria a tempo pieno (Istituti), la terza alla formazione secondaria in alternanza scuola-lavoro;

- potenziamento della formazione superiore, chiamata a diventare sempre più concorrenziale con i corsi universitari e a distribuirsi su un arco temporale da un trimestre a sei semestri;

- accertamento della preparazione degli studenti in ingresso all'istruzione universitaria e alla formazione superiore;

- possibilità, per chi risultasse carente, di frequentare per il tempo necessario (da un mese ad un anno) moduli specifici di riallineamento contenutistico e metodologico, organizzati in collaborazione tra l'università e la formazione superiore e la scuola secondaria".

In questo ampio progetto di riforma della scuola italiana le problematiche dell'integrazione scolastica degli allievi in situazione di handicap non vengono mai trattate ad eccezione dei numerosi riferimenti alquanto retorici al diritto alla formazione per tutti i cittadini. Diritto questo tra l'altro previsto dalla Costituzione ma si sa raramente i pedagogisti hanno anche una buona conoscenza delle normativa esistente. L'unico riferimento esplicito all'handicap appare a pag. 79 nel paragrafo intitolato "Handicap e diversità per tutti" dove le problematiche dell'integrazione scolastica vengonoliquidate in una decina di righe e sono riferite alla formazione iniziale che le Universita' dovrebbero predisporre per tutti i docenti e non solo per quelli di sostegno. La formazione iniziale riformata dovrebbe portare tutti i docenti ad essere in grado di comunicare in "maniera proficua con gli specialisti di territorio (terapisti della riabilitazione, neuropsichiatri, psicologi; animatori, mediatori culturali, assistenti sociali) e, al contempo, possedere gli strumenti metodologici e didattici che consentono di trasformare l'handicap e la diversità in una risorsa per la qualità dell'insegnamento, delle relazioni interpersonali degli allievi e dell'organizzazione della classe e della scuola (...) Questo non esclude, comunque, l'ipotesi di definire, dopo la laurea specialistica per l'insegnamento, anche corsi universitari intensivi di alta specializzazione per particolari tipologie e trattamenti dell'handicap, destinati sia a docenti che devono diventare figure di sistema nelle istituzioni scolastiche ordinarie, sia a docenti che operano in strutture educative speciali o potenziate. Si può dire, anzi, che ne sia la condizione. Purtroppo dopo un'iniziale buona premessa il paragrafo si chiude con una frase sibillina che fa riappare lo spettro delle scuole speciali sul quale si attendono ora chiarimenti espliciti da parte del Ministro.


Nicola Quirico - nicola@disabiliforum.com

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