Menu

Tipografia

Meno mistero attorno ai tumori.
La biologia molecolare del cancro infatti segna un nuovo passo avanti, con una pubblicazione italiana sulla prestigiosa rivista scientifica Science.
La questione è "come tenere a bada un tumore", e potrebbe interessare, nel futuro, fino al 50% dei casi di cancro nell'uomo.

La ricerca è firmata da due giovani scienziati afferenti all'Università di Padova, e che si sono avvalsi di un finanziamento dell'Airc, l'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.
Sono il professor Stefano Piccolo, ordinario di Biologia molecolare presso l'ateneo patavino, e il ricercatore Michelangelo Cordenonsi.

Per entrare nel merito della scoperta bisogna semplificare nozioni di biologia molto complesse: la ricerca ha analizzato il meccanismo attraverso il quale alcuni geni responsabili dello sviluppo dei tumori favoriscono, o meno, la malattia.
In particolare sono tre geni, di cui un acceleratore e due freni, che negli organismi sani viaggiano in maniera coordinata. In quelli malati invece questo equilibrio si rompe, facendo impazzire il sistema, con l'iperattività dell'acceleratore Ras.
E' un gioco ad incastro: la crescita incontrollata del tumore può venire "indotta al suicidio" facendo intervenire uno dei due geni freno, cioè p53.

"In sostanza - spiega il professor Piccolo - è la coesistenza nella stessa cellula di mutazioni sia in Ras che in p53 che definisce una cellula come tumorale, ovvero insensibile a tutti quei segnali, quali l'ormone oncosoppressore Tgf-beta, che normalmente tengono sotto controllo lo sviluppo di neoplasie e che ci garantiscono la salute degli organi per molti anni".
La scoperta di questa interazione genetica è di fondamentale importanza nella cura dei tumori, che potranno essere trattati in maniera più mirata rispetto all'attuale utilizzo di chemioterapici incapaci di discriminare tra cellule sane e cellule malate.
Reintrodurre o riattivare p53 può aiutare soprattutto in quei tumori dove Ras è iperattivo. Questa operazione costringerebbe Ras a dirigere il proprio potenziale contro il tumore stesso: una sorta di suicidio. O come l'acqua sul fuoco, se si preferisce.

Il risultato è molto incoraggiante, ma ci vorranno anni per arrivare all'applicazione terapeutica al letto del paziente, e adeguati finanziamenti, mai sicuri anche in casi di eccellenza come questo. Il prossimo passaggio è il test su cavie modello in laboratorio. Piccolo e Cordenonsi ipotizzano che, se tutto va bene, si potrà sperare di poter curare un tumore umano facendo tesoro di questa scoperta entro 15, 20 anni.

Agrodolce il commento di Vincenzo Milanesi, magnifico rettore dell'Università padovana: "Siamo molto soddisfatti dei risultati della ricerca di Piccolo e Cordenonsi, ma il tasto fondi resta di drammatica attualità. Non si può distribuire i fondi a pioggia, pensando che tutti gli atenei facciano ricerca di eccellenza, perchè non è così. Bisognerebbe premiare quei poli che emergono per qualità dei risultati raggiunti, secondo un principio meritocratico. La nostra è una realtà effettivamente in grado di competere a livello internazionale e se lo rivendichiamo non è per narcisismo. Sapete qual è il bilancio annuale dell'Università di Harward? 26 miliardi di dollari. E il budget complessivo per far funzionare nell'arco di dodici mesi tutti gli Atenei d'Italia? 7 miliardi di euro...".

INFO:

A questo indirizzo il portale dell'Università di Padova

Il sito dell'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC)

Il sito della rivista Science

Dell'Airc ci siamo occupati anche con questi titoli:
GRAZIE ALL’AIRC, C’E’ ORA UNA NUOVA STRADA PER LA LOTTA AI TUMORI

SCOPERTO L'ENZIMA CHE CAUSA IL TUMORE AL COLON

Altre recenti scoperte mediche:
LE STAMINALI NEL LIQUIDO AMNIOTICO APRONO NUOVI SCENARI ANTI MALATTIE GENETICHE

RIVOLUZIONE STAMINALI, ENTRO 5-6 ANNI L'APPLICAZIONE SULL'UOMO

SCOPERTE NUOVE ARMI CONTRO I TUMORI DA AMIANTO


[Alberto Friso]

Tieniti aggiornato. Iscriviti alla Newsletter!

Autorizzo al trattamento dei dati come da Privacy Policy