Menu

Tipografia

SPECIALE ELEZIONI 2009
A cura di Alessandra Babetto
urna

Programmi Elezioni Europee - Partito Democratico

L'EUROPA: ANCORA DI SICUREZZA NEL MONDO INCERTO

Una crisi economico-finanziaria di eccezionale gravità ha investito l'Europa e l'intera economia mondiale con conseguenze gravi per le imprese e le famiglie. E' una crisi di sistema che segna la fine di una lunga fase di liberismo economico e di deregolamentazioni affermatasi negli anni ottanta e che ha trovato nell'ultimo decennio una formidabile accelerazione. Da archiviare al più presto è l'ideologia che l'ha sorretta, ovvero quella di mercati in grado di autoregolarsi e di una globalizzazione all'insegna delle disuguaglianze e dell'assenza di regole.

La crisi ha dimostrato l'importanza, di fronte ad un mondo sempre più complesso, incerto ed imprevedibile, di avere una 'casa europea'. Senza una forte integrazione ed una moneta unica l'impatto della crisi sulle nostre società ed economie sarebbe stato ben più drammatico. Se si fosse dato ascolto alla destra ostile all'euro e che contrastava l'integrazione, l'Italia si sarebbe trovata in balia della crisi senza interlocutori né mezzi per trovare una risposta coerente.

L'integrazione europea nell'ultimo mezzo secolo è stata la storia di un enorme successo.
Ha consentito di consolidare una pace tutt'altro che scontata tra i popoli europei e di riunificare un continente diviso dalla guerra fredda, ci ha dato la possibilità di raggiungere attraverso la rimozione delle barriere economiche interne un livello di benessere diffuso senza precedenti nella nostra storia. L'integrazione interna e la riunificazione hanno
rappresentato fino a ieri la 'ragione' dell'Europa.

A chi si chiede quali siano oggi le "ragioni" dell'Europa noi rispondiamo che esse sono legate alla realtà concreta del mondo in cui viviamo: un mondo caratterizzato dalla crescente complessità ed interdipendenza di problemi che nessuno Stato, da solo, può riuscire ad affrontare. Problemi che condizionano sempre più la vita quotidiana dei
cittadini europei.

La globalizzazione ha accresciuto le nostre opportunità di vita e di sviluppo, ma ha mostrato allo stesso tempo il suo lato oscuro. Pensiamo innanzi tutto alle crisi economico-finanziarie che essa può trasferire, come sta accadendo oggi, con estrema rapidità da un angolo all'altro del pianeta; all'incertezza sul futuro degli approvvigionamenti energetici per i quali l'Europa é fortemente dipendente dall'estero; al problema dei cambiamenti climatici in un pianeta che si va surriscaldando e diventando sempre meno vivibile; alle migrazioni incontrollate legate alla crescita demografica del Sud del mondo e al divario crescente tra paesi ricchi e poveri; ai traffici illegali, al crimine transnazionale e al
terrorismo.

In questo mondo di nuove opportunità ma allo stesso tempo incerto e imprevedibile, nel pieno di una grave crisi finanziaria ed economica, l'alternativa è stringente: o l'Europa riesce a rispondere sulla base di politiche comuni e di un più alto grado di coesione politica ai problemi o prevarrà il rischio di lacerazioni nel suo tessuto istituzionale e di subalternità
nella costruzione dei nuovi equilibri mondiali. La crisi impone uno scatto risolutivo:

- l'Unione europea deve agire come un - attore politico unitario in tutti gli ambiti rilevanti: dalla politica internazionale a quella economica e sociale. E deve darsi gli strumenti per operare in tali direzioni;

- l'Unione europea può e deve assumere un - ruolo di leadership nel governo della globalizzazione sia direttamente come attore globale, sia in quanto azionista di prima grandezza delle istituzioni internazionali;

Il 6 - 7 giugno è in gioco la scelta tra visioni diverse di Europa: l'Europa conservatrice e di destra, nella quale il futuro dei Paesi e delle persone viene lasciato nelle mani di un mercato senza regole o l'Europa per la quale si battono i democratici, una Europa nella quale i cittadini, gli Stati membri e le istituzioni lavorano assieme per risolvere
i problemi che più preoccupano i lavoratori, le famiglie e le imprese.


L'EUROPA CHE CONVIENE, L'EUROPA DELLE OPPORTUNITÀ

L'Europa che vogliamo è un'Europa che convenga ai cittadini: che li protegga dalle insicurezze legate alla globalizzazione, ma che sappia creare le condizioni affinché essi possano cogliere appieno le opportunità che la società globale e aperta è in grado di offrire.
Un' Europa che accresca le opportunità di vita per i suoi cittadini non può essere un'Europa chiusa, ripiegata su se stessa.
Non lasciamoci ingannare dal populismo della destra che vuole scaricare sull'Europa le responsabilità delle insicurezze del mondo attuale e propone in maniera strumentale un ritorno alle microsovranità nazionali, alle chiusure, al protezionismo. Un ritorno tanto illusorio quanto anacronistico in un mondo diventato sempre più interdipendente e piccolo, sempre più 'villaggio globale'.

E' necessaria in realtà una maggiore capacità di dialogo e confronto con culture e civiltà diverse dalla nostra; le nostre società stanno invecchiando; la ricchezza economica si sta geograficamente spostando e le potenze emergenti - dalla Cina all'India, dal Brasile al Sud Africa - competono con sempre maggiore determinazione sui mercati globali. Una competizione non più limitata ai prodotti industriali a basso costo, ma che interessa anche l'alta tecnologia, il capitale umano, la specializzazione, i saperi.

Per restare competitiva sul piano globale l'Europa deve completare il mercato interno; riformare il bilancio dell'Unione orientandolo a investimenti in innovazione e ricerca, nelle infrastrutture, nella economia dell'ambiente e nella formazione; rafforzare la dimensione sociale; equilibrare apertura commerciale e difesa dei settori strategici dell'economia europea; sviluppare politiche energetiche comuni.


LE PRIORITÀ DEL PD PER L'UNIONE EUROPEA

1) Per rilanciare la crescita e l'integrazione interna.

In una situazione di forte rallentamento dell'economia reale e di evidente recessione le conseguenze per le imprese e le famiglie sono molto gravi. I salari reali e il potere d'acquisto sono messi a repentaglio. L'euro ha giocato un ruolo efficace nel proteggere le economie europee nel contesto della crisi finanziaria globale. Adesso bisogna fare di più
per riformare i mercati finanziari, rilanciare l'economia, creare nuovi posti di lavoro.

Le risposte alla crisi da parte della Commissione Europea appaiono insoddisfacenti. I governi si muovono in ordine sparso e le misure adottate dalla Commissione per il rilancio dell'economia sono insufficienti non solo per l'esiguità delle risorse stanziate ma soprattutto perché è mancato finora un efficace coordinamento a livello europeo degli interventi nazionali di stimolo all'economia. Dalla debolezza della Commissione, acquiescente verso le proposte minimalistiche dei governi europei, e dalla logica meramente nazionale con cui gli Stati membri stanno cercando di fronteggiare la crisi nascono le spinte protezionistiche che minacciano la coesione dell'Europa.
Quello di cui ha bisogno l'Europa è l' avvio di una politica europea di investimenti per lo sviluppo e di un più forte coordinamento delle politiche economiche e delle misure di stimolo all'economia

Le vie da percorrere sono le seguenti:
- l'adozione da parte della Commissione di un documento di programmazione economica e finanziaria;
- la modifica del Patto di stabilità e di crescita per scorporare dal calcolo del deficit le spese per investimenti in infrastrutture e attività di ricerca (certificati nella loro rilevanza europea dalla Banca Europea degli Investimenti);
- la revisione e un adeguamento del bilancio comunitario alle sfide che l'Unione deve affrontare: un bilancio che renda possibili investimenti da concentrare nel campo della ricerca, della formazione superiore, dell'innovazione tecnologica;- la emissione di titoli del debito pubblico europeo per finanziare grandi investimenti a favore della crescita. L'obiettivo è consentire ai paesi europei ad un tempo il rafforzamento delle infrastrutture materiali e immateriali e l'innalzamento dei livelli di ricerca scientifica e tecnologica in accordo con il perseguimento della Strategia di Lisbona;
- un forte sistema di regolazione e supervisione finanziaria e bancaria, integrato con la Bce e con gli Enti nazionali, per esercitare un efficace controllo ai vari livelli incluso quello sugli attori finanziari che operano su scala continentale;
- limiti sulle retribuzioni e sui bonus dei dirigenti in modo che i loro compensi non prescindano dai risultati e nuove regole per prevenire conflitti d'interesse.

2) Per nuove politiche redistributive

La solidarietà e la coesione sociale dovranno restare una componente irrinunciabile del modello sociale europeo. Apertura, competitività e coesione sociale dovranno rafforzarsi vicendevolmente. Le società più competitive nei prossimi decenni saranno quelle che riusciranno a garantire anche una maggiore giustizia sociale. Solidarietà e coesione sociale non vanno confuse con la rigidità e l'immobilismo. Va rifiutato il concetto, sostenuto dalla destra, che esse rappresentino costi che devono essere ridimensionati.

L'Europa ha fatto dichiarazioni impegnative inserendo nella sua Carta dei diritti fondamentali i principali diritti sociali. Dichiarazioni che non saranno credibili se non troveranno realizzazione in politiche concrete. Iniziative europee comuni sono urgenti per fronteggiare gli effetti più gravi della crisi sull'occupazione e sulle condizioni di reddito
dei lavoratori specie nelle aree e nei territori più esposti. La prima misura è mettere a regime e rafforzare il Fondo costituito per sostenere i lavoratori e le imprese colpite dalla concorrenza internazionale: è necessario un finanziamento adeguato se si vuole che il Fondo dia un sostegno effettivo e non si riduca ad interventi simbolici. In prospettiva
un simile intervento dovrebbe comprendere non solo sostegni al reddito ma anche azioni di riconversione produttiva e professionale. In questa direzione proponiamo l'adozione di due altre iniziative. Molti paesi hanno sperimentato l'utilità di ammortizzatori sociali universali, del reddito minimo e dei sostegni ai bassi salari. Si tratta di misure di grande
attualità e che danno un senso concreto all'Europa sociale. L'Unione dovrebbe sostenerne la diffusione con appositi indirizzi e incentivi da concordare con le parti sociali. Una seconda serie di misure dovrebbe riguardare la promozione di politiche comuni per la buona occupazione, specie dei gruppi più deboli sul mercato del lavoro.
In questi ultimi anni sono aumentate le diseguaglianze sociali nei paesi dell'Unione. La loro riduzione richiede il recupero di politiche redistributive basate tra l'altro su sistemi fiscali a marcata progressività e su un certo grado di coordinamento fiscale su scala europea.

3) Per un'Europa protagonista della "green economy"

La sfida per combattere i mutamenti climatici ha parlato finora soprattutto europeo. Con l'avvento dell'amministrazione Obama si affaccia un protagonista importante che può aprire uno spazio nuovo di cooperazione e competizione nell'Occidente e con il resto del mondo. Il presidente Obama, nonostante i ritardi accumulati negli USA negli anni passati, ha immediatamente colto le connessioni tra politiche ambientali e rilancio dell'economia, tra la creazione di nuovi posti di lavoro e l'indipendenza energetica. Emblematica la dichiarazione: "la scelta che abbiamo davanti non è tra salvare l'ambiente o salvare l'economia ma tra prosperità e declino". E ha candidato l'America alla guida di questa
sfida.

E' il momento per l'Europa di investire, a partire dal vertice di Copenhagen in programma a fine anno, il capitale di credibilità accumulato con la ratifica del protocollo di Kyoto e con scelte unilaterali come l'impegno del "pacchetto 20-20-20" che impegna gli stati membri entro il 2020, a ridurre del 20% le emissioni di anidride carbonica, aumentare al
20% l'energia prodotta da fonti rinnovabili e migliorare del 20% l'efficienza energetica.
Appare oggi finalmente concreta, infatti, la prospettiva di un accordo globale sul clima che coinvolga anche i paesi emergenti.
Questo significa anche rafforzare l'azione comune europea nelle politiche legate all'indipendenza energetica, alla ricerca, all'innovazione, coordinando le politiche sull'approvvigionamento di materie prime e investendo sul risparmio energetico, sulle fonti rinnovabili, sulla ricerca nel nucleare di quarta generazione, sul confinamento della CO2.
La Comunità europea era nata anche per l'energia, quella spinta iniziale va rinnovata.
Per l'Italia si tratta di recuperare un ritardo accumulato negli anni di governo del centro-destra, che aveva dell'amministrazione Bush l'unico partner occidentale affine in atteggiamenti scettici e persino negazionisti.
La sfida dell'ambiente si incrocia poi in particolare in Italia con quella dell'innovazione
e della qualità , fondamentali per la competitività della nostra economia e vede nella
vitalità delle nostre imprese un'importante strumento. Del resto la vicenda dell'accordo
Fiat-Chrysler, impensabile senza le nuove politiche energetiche, è una straordinaria metafora
di quanto stiano cambiando gli scenari di solo pochi anni fa.

4) Per un'Europa più vicina alle nuove generazioni

L'Europa del XXI secolo deve guardare alle nuove generazioni con maggiore attenzione e creare incentivi ed opportunità . Istruzione, innovazione, mobilità sono alla base di una cittadinanza europea attiva. Questo comporta maggiori sostegni per quelle azioni e quei programmi come Erasmus che contribuiscono a creare una cittadinanza europea autentica e vissuta. Erasmus deve diventare obbligatorio in tutte le università . Ad esso vanno destinate maggiori risorse coinvolgendo in questa straordinaria esperienza di incontro, studio e conoscenza anche le nuove generazioni dei paesi della riva sud del Mediterraneo, prevedendo borse di studio, Summer Schools, programmi 'Young leaders' europei, tirocini e formazione, incentivi per giovani talenti. La mobilità va estesa oltre l'università , sviluppando programmi Erasmus dei funzionari, degli imprenditori, degli insegnanti. Va inoltre promossa nei paesi membri "una educazione civica europea" perché si impari da piccoli a vivere e riconoscersi come cittadini europei. Importante sarebbe lanciare un programma per un Servizio civile europeo.

5) Per l'uguaglianza di genere

Aspetto essenziale del programma europeo dei democratici è l'impegno per realizzare l'uguaglianza di genere in Italia e in Europa. Passi avanti significativi sono stati fatti, persistono comunque inaccettabili diseguaglianze: le donne in media guadagnano ancora il 15% in meno degli uomini a parità di lavoro ed è molto più frequente che siano disoccupate, emarginate dal mercato del lavoro per mancanza di posti di lavoro adeguati, o siano impegnate in lavori sottopagati o di basso livello o a tempo parziale.
Tante donne sono costrette ancora ad affrontare lo sfruttamento e la violazione di diritti che si manifestano spesso nella violenza domestica o in altri abusi. E' una situazione intollerabile. Proponiamo di creare una Carta europea dei diritti delle donne in tutta l'Unione Europea e per promuovere meccanismi che garantiscano l'uguaglianza di genere in tutti gli aspetti della vita sociale, economica e politica.

6) Per contribuire alla definizione di nuove regole della finanza internazionale

Va archiviata l'ideologia dominante di questi anni secondo la quale i mercati finanziari sarebbero in grado di autoregolarsi e non avrebbero bisogno di regole. Le cose non stanno così. La grave crisi finanziaria in corso ne è la conferma. Una efficace regolazione pubblica è necessaria per il buon andamento dei mercati finanziari. Il sistema di
regole che ha accompagnato in questa fase la globalizzazione dei mercati finanziari si è rivelato debolissimo, se non del tutto fallimentare. Esso andrà profondamente rinnovato e rafforzato, anche con una cooperazione stretta tra le autorità di sorveglianza delle diverse aree economico-valutarie.

A questa definizione di nuove regole deve contribuire l'Unione europea. Essenziale è l'impegno a:
- rinsaldare la coerenza della sua azione esterna unificando la rappresentanza delle sue posizioni nelle istituzioni globali, dalle Nazioni Unite, al G8, alla Banca Mondiale e al Fondo Monetario Internazionale, fino ad arrivare ad avere una voce unica in molte di queste istituzioni. Indispensabile, in ogni caso, è unificare la rappresentanza internazionale
della zona euro;
- promuovere la ripresa e la conclusione positiva del negoziato multilaterale sul commercio. L'Europa ricaverebbe solo svantaggi da un indebolimento dell'Organizzazione mondiale del commercio e delle sue regole multilaterali.

7) Per tutelare il nostro tessuto agricolo

Le implicazioni che accompagnano la produzione di cibo hanno assunto un rilievo significativo per l'intera collettività in relazione all'importanza assunta dai temi della sicurezza alimentare, dell'ambiente, della tenuta demografica dei territori rurali, del benessere degli animali.
Nonostante le profonde difficoltà strutturali e organizzative di cui soffre il nostro tessuto agricolo, l'offerta nazionale risulta essere fortemente competitiva, grazie soprattutto al contenuto materiale e immateriale che accompagna i nostri prodotti, fatti di legami territoriali, di qualità , di tradizioni, che trovano una importantissima espressione nei
concetti di tipicità e made in Italy.

Da qui occorre ripartire per incrementare il protagonismo internazionale della nostra offerta alimentare. Obiettivo primario è continuare nella valorizzazione del nostro patrimonio di qualità , tradizioni e legami con il territorio. Questo lavoro va portato avanti nella consapevolezza che insieme alla qualità , una condizione essenziale per il successo sui mercati delle nostre imprese agricole e agroalimentari è la partecipazione a forme di concentrazione e organizzazione dell'offerta che permettano di raggiungere dimensioni più significative. Le scelta che si compiranno in sede europea in tema di budget comunitario e di organizzazione delle future politiche per il settore determineranno le condizioni che accompagneranno la nostra agricoltura da qui ai prossimi dieci anni. Il Partito democratico è impegnato nella ricerca di soluzioni che preservino e accrescano un patrimonio economico, sociale e ambientale di straordinaria importanza come
quello agricolo, anche nell'ottica del processo di partenariato mediterraneo, per fare del Mezzogiorno d'Italia una piattaforma di valorizzazione dell'intera offerta alimentare mediterranea.

8) Per governare il fenomeno migratorio

L'immigrazione rappresenta per l'Europa una sfida di carattere strutturale, non un problema congiunturale da affrontare con isolati provvedimenti. E' una sfida di carattere economico, sociale e culturale di tale portata da richiedere politiche di ampio respiro e soprattutto una gestione comunitaria e non unilaterale della questione.
La cooperazione europea è essenziale per governare il fenomeno migratorio e promuovere una giusta e responsabile politica rispondente ai bisogni economici dell'Europa e rispettosa dei diritti degli immigrati. Una politica che sia percepita dai cittadini come un'opportunità e non una sfida alla loro sicurezza.
Comprendiamo le preoccupazioni espresse dai cittadini di fronte all'immigrazione.
Le risposte rozze e demagogiche della destra non costituiscono una risposta. La destra gioca sul "fattore paura". Noi vogliamo risposte umane e razionali alle sfide dell'immigrazione. L'immigrazione legale e controllata è la più efficiente forma di contrasto all'immigrazione clandestina. La risposta non è nei ghetti o nella xenofobia ma in politiche che combattano severamente l'immigrazione clandestina, il lavoro nero, il traffico di esseri umani e assicurino l'integrazione. Ciò che ha iniziato a fare l'Europa in questo campo va nella direzione giusta ma è ancora troppo poco. Non si può delegare
il controllo delle frontiere esterne dell'Unione e la politica degli accordi internazionali (gli strumenti più efficaci) solo agli Stati membri.

- Occorre una comune politica di controllo delle frontiere esterne dell'Unione e vanno stipulati da parte dell'Unione Europea accordi di cooperazione e riammissione con i paesi extra europei;
- va impostata una politica di integrazione fondata sul rispetto dei doveri e sul progressivo riconoscimento di diritti di partecipazione, rappresentanza e cittadinanza;
- va sostenuta una politica comune sull'asilo basata su regole giuste e condivise dai paesi membri dell'Unione per coloro che fuggono da regimi tirannici e da persecuzioni.

9) Per contrastare il crimine e il terrorismo

Più sicurezza per i cittadini europei significa anche più cooperazione contro il crimine organizzato e il terrorismo. La libera circolazione dei cittadini europei attraverso il sistema di Schengen è una della più importanti realizzazioni europee: non va rimessa in discussione ma va efficacemente garantita attraverso una più forte cooperazione delle autorità giudiziarie e delle forze di polizia e di sicurezza europee.
I tre concetti di libertà , sicurezza e giustizia sono tra loro strettamente connessi. La libertà perde gran parte del suo significato se non si può viverla in un ambiente sicuro, fondato su un sistema giudiziario nel quale tutti i cittadini e residenti dell'Unione possano confidare.
La difesa rigida delle competenze nazionali in materia di sicurezza è una forma di miopia che riduce la risposta alla domanda di sicurezza dei cittadini. Ecco perché occorre:
- consolidare la cooperazione delle forze giudiziarie e di polizia degli stati membri al fine di combattere e prevenire la criminalità organizzata, le minacce alla vita e alle libertà dei cittadini;
- rafforzare energicamente l'Europol, perché diventi presto una vera e propria Polizia Europea, in grado di contrastare efficacemente le grandi multinazionali del crimine e irrobustire Eurojust e lo spazio giudiziario europeo;
- individuare, nella lotta terrorismo, che resta una grave minaccia, più efficaci forme di collaborazione tra le intelligence dei Paesi europei, sino ad un coordinamento stabile sul modello di Europol, dove scambiare informazioni, compiere analisi condivise, promuovere iniziative di prevenzione.

10) Per dare maggiore consistenza e coerenza all'azione internazionale dell'Unione e costruire una politica di sicurezza e difesa europea

L'Unione europea deve essere sempre di più protagonista nel promuovere la pace, la prevenzione e la risoluzione dei conflitti. Molti paesi europei, a partire dall'Italia, hanno contingenti impegnati in missioni internazionali in varie aree di crisi. Per la prima volta l'Unione Europea ha la responsabilità diretta di molte di queste missioni.
E' interesse dell'Italia mantenere aperta e credibile la prospettiva di integrazione dei Balcani occidentali: ciò coincide con una visione degli interessi di sicurezza dell'Europa nel suo complesso. Per il nostro paese è essenziale costruire una effettiva Unione euromediterranea basata sui principi di cooperazione e solidarietà regionale. Riavvicinare le due sponde del Mediterraneo deve costituire un obiettivo comune dell'insieme dell'Unione europea. Per il Mezzogiorno d'Italia, quella euro mediterranea è la dimensione strategica entro cui collocare le proprie ambizioni di crescita e di sviluppo.
In questo quadro va portato avanti il negoziato tra Unione europea e Turchia per creare le condizioni per l'adesione di Ankara all'Unione. Così come occorrerà un impegno più incisivo dell'Unione per contribuire alla ripresa del negoziato tra israeliani e palestinesi per il raggiungimento di una pace fondata sul riconoscimento di una patria ai palestinesi e della sicurezza per lo Stato di Israele. Verso est il problema centrale sarà gestire con spirito di collaborazione le relazioni con la Russia senza alcuna accondiscendenza verso comportamenti da parte russa che contraddicano i principi democratici europei, tra i quali il rispetto dei diritti fondamentali, l'eguaglianza e la sovranità degli Stati. L'interesse a lungo termine dell'Europa e dell'Italia è che sui temi strategici della sicurezza, Stati Uniti, Russia ed Europa condividano i termini di una intesa complessiva. In questo contesto vanno intensificati gli sforzi tesi a perfezionare gli accordi internazionali sul controllo degli armamenti, la non proliferazione, il rilancio del disarmo nucleare. Il partenariato dell'Europa con gli Stati Uniti d'America resta indispensabile per affrontare efficacemente le sfide globali. Tale partenariato sarà tanto più efficace e utile i quanto più l'Europa saprà affermarsi come attore politico unitario sul piano internazionale anche rafforzando la sua politica di difesa nel quadro di un coordinamento con la Nato. Una significativa identità di difesa europea è non solo una prospettiva auspicabile ma anche un punto di forza della costruzione dell'Europa come soggetto politico. Essa comporterà la riqualificazione delle spese militari nazionali attraverso assetti e sinergie europee.
Europa e Stati Uniti dovranno promuovere insieme il pieno inserimento delle potenze emergenti nel sistema di regole ed istituzioni della "governance globale" del XXI secolo per far sì che il nuovo multipolarismo rafforzi e non indebolisca la cooperazione.
L'Unione europea dovrà aumentare gli sforzi per sradicare la povertà nei paesi in via di sviluppo. La nuova legislatura europea 2009/2014 coincide con il tempo rimanente per la realizzazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio delle Nazioni Unite. Occorre mettere in campo oltre ai programmi di aiuto dell'Unione già esistenti, fonti ulteriori di finanziamento allocando almeno lo 0,7 del prodotto nazionale lordo alla politica di sviluppo e realizzando i programmi in modo più coordinato, efficace e mirato.


RISOLVERE LA CRISI ISTITUZIONALE

Per procedere in questa direzione è indispensabile superare la crisi istituzionale che da dieci anni tormenta l'Unione: fondamentale è l'entrata in vigore del Trattato di Lisbona che fa dei cittadini europei i titolari di più ampi diritti; eleva il Parlamento Europeo al ruolo di pieno legislatore; rende più trasparente e veloce l'adozione di leggi; prevede
misure che rafforzano la capacità dell'Unione di esprimersi in modo unitario in politica estera; valorizza il ruolo dei parlamenti nazionali e delle Regioni affermando il principio di sussidiarietà . Un Trattato che permette alla Unione di acquisire una personalità giuridica unica rafforzandone l'azione nel mondo.
Vanno inoltre utilizzate le disposizioni contenute nel Trattato che consentono una maggiore identità politica ed operativa dell'Eurozona quale sede per decidere iniziative coordinate nel campo delle politiche economiche, fiscali e di bilancio. La crisi economica potrebbe costituire l'occasione per la creazione intorno all'euro di una avanguardia di paesi membri disposti a procedere più speditamente nel processo di integrazione. Occorre lavorare perché emergano le condizioni di fiducia reciproca, solidarietà e comunanza di intenti necessarie per ulteriori accelerazioni sulla strada dell'integrazione.


ACCRESCERE LA DEMOCRATICITÀ DEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE: LA CENTRALITÀ DEL CITTADINO EUROPEO

Decisivo è lavorare perché venga colmato il deficit democratico che ancora inficia il sistema istituzionale europeo garantendo più democrazia nella vita dell'Unione. Per riguadagnare consensi rispetto alla costruzione europea occorre rendere pienamente riconoscibile per i cittadini il disegno che si persegue, nei suoi principi, nei suoi valori, nelle
sue finalità ; leggibile l'impianto normativo, il quadro delle regole; visibile l'articolazione delle competenze istituzionali e delle responsabilità politiche. Occorre porre chiari confini tra competenze dell'Unione e competenze degli Stati membri, evitare una espansione non trasparente delle prime così come un eccesso burocratico di disposizioni di dettaglio e di regolamentazioni; semplificare le procedure amministrative.
Deve valere il principio della sussidiarietà che sta alla base del Comitato delle regioni e che si può sintetizzare con la frase "non faccia l'Unione ciò che può essere fatto dagli stati, dalle regioni e dai comuni". Tale principio, alla base della concezione federale, richiede che vi sia una conoscenza e uno scambio di informazioni continui tra il "centro"
e la dimensione di amministrazione più vicina ai cittadini che è appunto quella degli enti locali.
E' stato un errore da parte di alcuni partiti e governi accantonare la proposta avanzata da settori della società civile europea, da centri di ricerca e di studi e da movimenti politici europeisti, che la Presidenza della Commissione fosse scelta sulla base di una investitura elettorale da parte dei cittadini in occasione del voto per il rinnovo del Parlamento Europeo. Una scelta che avrebbe arricchito le possibilità di partecipazione diretta dei cittadini al processo politico comunitario. Una scelta che il Partito Democratico riproporrà come necessaria per rafforzare la legittimazione popolare
della Commissione.


L'EUROPA DEL XXI SECOLO E L'IMPEGNO DEL PARTITO DEMOCRATICO

L'Unione Europea si fonda sul pieno rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali, della non discriminazione. Questi valori sono uno degli elementi identitari più forti dell'Europa, della sua struttura consolidata di convivenza e armonia tra le diversità culturali, linguistiche e religiose. Di qui l'importanza della Carta Europea dei Diritti Fondamentali allegata al Trattato di Lisbona.
Il pieno rispetto dei principi di libertà e democrazia contenuti nella Carta deve animare l'insieme delle politiche dell'Unione Europea. Essi devono costituire il "biglietto da visita" dell'Europa nel mondo. L'Europa deve con il proprio esempio e la propria autorità morale promuovere i principi democratici. La democrazia deve essere uno strumento per
dialogare con il resto del mondo, per avvicinare le diversità e non per sfidarle.

Tutti i problemi più ardui con cui ci misuriamo in questa fase della vicenda economica e politica internazionale evocano la necessità di una Europa integrata economicamente e politicamente, di una Europa soggetto politico capace di compiere scelte e di assumersi responsabilità sulla scena del mondo globale.
L'Europa ha la missione di rispondere a quelle domande e di soddisfare quegli interessi collettivi che gli stessi cittadini europei hanno capito essere al di fuori delle possibilità operative dei singoli Stati: combattere la criminalità organizzata che è ormai senza confini, stabilire regole comuni per i flussi migratori entro un territorio che Schengen ha
reso europeo, adoprarsi nei confronti del cambiamento climatico che travalica i confini nazionali, contribuire al governo della globalizzazione.
Questa è la visione dell'Europa delle forze che hanno promosso in Italia la nascita del Partito democratico e che hanno contrastato l'idea, propria della destra italiana, di una Europa politicamente debole, con istituzioni inadeguate, una Europa soverchiata dagli Stati in una competizione reciproca senza regole. Una destra che vuole sfuggire al confronto sull'Europa. Per questo candida chi, tra gli altri il premier, una volta eletti non metterebbero piede nel Parlamento europeo perché incompatibili. Non c'è alcun partito in Europa, né primo ministro, che si presta ad un simile comportamento. Questa condotta non tiene conto che tra i cittadini italiani, così come in altri paesi dell'Unione, si è fatta sempre più strada la consapevolezza del ruolo essenziale cui è chiamata l'Europa per uscire dalla crisi. Ecco perché non è tempo di inganni elettorali.

Occorre discutere di Europa nel corso della campagna elettorale.
Il Pd lo farà e denuncerà la destra che a questo vuole sottrarsi.

Il Partito Democratico è la forza politica italiana più coerentemente europeista. Il suo europeismo viene da lontano. Di altri è la conversione fragile ed affrettata: di una destra italiana inaffidabile, che ha tentato per anni di rovesciare sulle spalle di Bruxelles le responsabilità dei problemi nazionali irrisolti. Gli interessi del nostro paese saranno più efficacemente e seriamente tutelati in Europa da una forza limpidamente europeista come il Pd.

Il Partito Democratico lavorerà per la convergenza e l'unità delle forze di centro sinistra nel Parlamento europeo. Intorno all'idea di una Europa forte e politicamente unita, capace di prendere decisioni tempestive per accrescere la libertà , il benessere e la sicurezza dei cittadini, potranno ritrovarsi in Europa le forze che si richiamano alle più nobili tradizioni progressiste ed europeiste.


Testo completo del programma


INFO:
www.partitodemocratico.it
www.partitodemocratico.it/youdem.tv


Torna alla Pagina Precedente

Torna all'Home dello Speciale

Tieniti aggiornato. Iscriviti alla Newsletter!

Autorizzo al trattamento dei dati come da Privacy Policy