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pcModerne tecnologie, postazioni informatiche e software al servizio dell’integrazione scolastica di bambini e bambine diversamente abili o con problemi d’apprendimento. Pisa lancia un progetto di forte impronta sociale: €˜Innovare per crescere‑¬. «Si tratta di un progetto in realtà già avviato - esordisce l’assessore Maria Luisa Chiofalo - e finanziato dalla Fondazione Vodafone Italia, in collaborazione con il Comune di Pisa e l’Asl 5, per un totale di 220mila euro». Sette istituti comprensivi saranno forniti di postazioni informatiche destinate a sessanta tra bambini e bambine diversamente abili o con difficoltà d’apprendimento.
In più alcuni tutor forniranno aiuto e supporto per l’utilizzo degli strumenti.
La proposta, partita dall’amministrazione comunale e dalla cooperativa sociale Paideia, «ha ricevuto pieno sostegno dalla Scuola Sant’Anna di Pisa, che ha contribuito al progetto, fornendo strumenti e validi ingegneri», dice Maria Chiara Carozza, direttrice della Scuola.
Un valido ruolo l’hanno giocato l’Associazione italiana dislessia, l’Istituto Stella Maris e la Società della salute della zona pisana.
«â‚¬ËœInnovare per crescere‑¬ - spiega Elisa Cionini, della cooperativa Paideia, che coordinerà l’intervento - si rivolge agli alunni e alle alunne di una fascia specifica: dalla terza elementare alla terza media. Vogliamo intervenire proprio nel momento in cui i bambini cominciano a formare il loro metodo di studio e la loro autostima. Non è facile stare a scuola quando non si riesce ad imparare, non perché non si abbiano le capacità per farlo, ma perché non si hanno gli strumenti giusti».
Il progetto si snoda in quattro fasi. La prima fase, già compiuta, prevedeva la selezione e formazione di undici tutor che lavoreranno con i bambini. Dovranno incoraggiarli a raggiungere una loro autonomia nello studio.
La seconda fase, quella attuativa, prevede la creazione di un parco informatico per bambini diversamente abili, e di poli studio per svolgere i compiti quotidiani per bambini con disturbi d’apprendimento.
La terza fase sarà di analisi e ricerca degli strumenti d’aiuto più validi. In questa fase saranno i bambini stessi e la loro risposta pratica al progetto a fare la differenza.
L’ultima fase sarà di sensibilizzazione collettiva a questa tematica, «perché non resti un caso isolato, ma perché questa fortunata unione di forze tra soggetti privati e il Comune porti a risultati duraturi», aggiunge il sindaco Marco Filippeschi.
D’accordo Stella Targetti, vicepresidente della Regione Toscana: «La vera sfida è trovare le sperimentazioni giuste e trasformarle in una costante».
Antonio Bernardi, presidente della Fondazione Vodafone, aggiunge: «Perché un’azienda sia credibile non deve preoccuparsi solo del profitto economico. Deve anche rivolgersi ai clienti, fornendo servizi di aiuto in situazioni di disagio. E l’educazione è un campo in cui investiamo e su cui puntiamo molto».


Fonte: Il Tirreno del 04-02-2011