Menu

Tipografia
cinemaIl Roxy B sarebbe un cinema come tanti nel centro di Madrid, se non fosse per un dettaglio che non si vede... Da un anno, infatti, in questa multisala incastonata tra i negozi di una delle principali arterie commerciali della città , si proiettano film completamente adattati alle necessità di chi non vede. Un cinema per ciechi, insomma. E non si tratta di proiezioni speciali, ma solo dell’impiego di un minimo di tecnologia: quanti sono privi della vista possono "vedere" i film attraverso la audio-descrizioni che ricevono tramite gli auricolari collegati a un trasmettitore simile a quello che si utilizza nelle traduzioni simultanee.

Il Roxy B è la prima, e finora unica, sala in Spagna che proietta film audio-descritti in modo stabile, senza una programmazione speciale come succede in altre città in occasione di festival o altri eventi dedicati. «Quello che volevamo era proprio che una persona cieca potesse andare al cinema come gli altri», dice Antonio Vazquez, produttore cinematografico e anima del progetto. Con l’appoggio della Once, l’Organizzazione nazionale dei ciechi in Spagna, e della Fundacià ³n Vodafone, è stato lui a proporre a varie sale l’idea di adattare le proiezioni affinché fossero accessibili ai non vedenti, finché ha ricevuto il via libera dei proprietari del Roxy B.

«"Perché no?" Si sono detti i gestori», racconta Isidro, uno dei responsabili del cinema mentre mostra, dentro la sala di proiezione dove ancora scorrono i nastri su grandi €˜torte‑¬ di metallo, il piccolo apparato che permette l’audio-descrizione. Non ci sono dati precisi, ma secondo un calcolo del responsabile della sala, per ogni film accessibile ci sono una quarantina di persone non vedenti che assistono alle proiezioni. In un anno si arriva a un ordine di grandezza pari a centinaia di persone. Non c’è nessun costo aggiuntivo, basta chiedere le cuffie al momento dell’acquisto del biglietto.

«L’accordo è quello di rendere l’audio-descrizione disponibile per almeno dieci film all’anno», spiega il responsabile. Il prossimo è También la lluvia (Anche la pioggia), il film della regista Icà ­ar Bollaà ­n che era candidato a rappresentare la Spagna agli Oscar e che è arrivato nelle sale all'inizio di gennaio. In Spagna l’audio-descrizione è un settore in ascesa, cresciuto soprattutto sotto la spinta dell’Once. Nata alla fine degli anni Trenta, l’associazione si finanzia principalmente attraverso una lotteria settimanale riconosciuta dallo Stato. L'Once conta oltre 70 mila affiliati ed è responsabile della creazione diretta di più di 100 mila posti di lavoro per persone con disabilità visiva; da sempre, punta all’utilizzo dei media come mezzo di inclusione (negli anni 80 fu tra i principali azionisti di TeleCinco e patrocina la prima agenzia di giornalismo sociale in Spagna, Servimedia).

Antonio Vazquez parla dell’audio-descrizione a cui si dedica da una quindicina d’anni con la piccola casa di produzione di cui è proprietario, Aristia, una delle prime ad essersi specializzata in Spagna nell’adattamento dei prodotti audiovisivi per persone non vedenti: «Si devono descrivere le scene e le cose che non si capiscono dai dialoghi, ma senza raccontare il film». Dopo aver collaborato con la Once come speaker nelle produzioni dell’associazione, Vazquez iniziò a coordinare nel 2000 il processo di produzione. Da allora ha realizzato l’adattamento di 400 titoli, realizzando tutto il processo: dalla scrittura dei testi alla registrazione degli audio al montaggio.

«Non si lavora sulla sceneggiatura originale, ma sul film già finito», spiega Antonio Vazquez. Si studia il film e le pause in cui è possibile inserire le descrizioni senza intralciare né i dialoghi né i rumori che aiutano a fare le scene. «Se c’è un’esplosione, non diciamo "c’è un’esplosione", lasciamo che sia il rumore a raccontarlo», chiarisce. Non manca un complemento ai dialoghi «per compensare la mancanza di percezione della parte visiva contenuta in qualsiasi messaggio», come recita la definizione nel manuale sui fondamentali dell’audio-descrizione realizzato dalla Once e diventato il canone da seguire. Si tratta di una serie di regole semplici però molto precise su come lavorare in tutte le fasi: dall’analisi dell’opera alla registrazione dei testi al tono della voce dei narratori fuori campo.

Un lavoro specializzato che si sta diffondendo sempre di più in Spagna anche a seguito dell’entrata in vigore, nel 2010, della legge sul mercato audiovisivo che prevede almeno due ore alla settimana di programmazione audio-descritta tanto nelle reti nazionali che regionali. «Sono spuntate decine di case di produzione», assicura Vazquez che impartisce lezioni in vari corsi di specializzazione che si sono aperti in diverse città come Granada, Salamanca e Las Palmas. Ma la diffusione dell’audio-descrizione in Spagna non è arrivata con il cinema. «Già si facevano audio-descrizioni in diretta di opere teatrali», racconta Fernando Garcà ­a, tecnico della direzione Cultura della Once. A Madrid l’organizzazione ha aperto delle convenzioni con diversi teatri in modo da garantire la rappresentazione di almeno tre opere a trimestre, e un totale di nove opere teatrali l’anno. I partecipanti alle rappresentazioni speciali sono stati in tutta la Spagna oltre 1.350 lo scorso anno.

La Once ha importato il sistema alla fine degli anni Ottanta dal teatro Chaillot di Parigi che da anni organizzava rappresentazioni speciali per non vedenti. Il passaggio alle audio-descrizioni per i film è arrivato alla fine degli anni Novanta. Oggi l’organizzazione ha un catalogo di centinaia di titoli disponibili gratuitamente in 190 centri sparsi su tutto il territorio nazionale che funzionano come normali videoteche, totalmente gratuite: non ci sono limiti di riproduzione delle opere perché l’attuale legge sulla proprietà intellettuale in Spagna permette l’utilizzo a beneficio di persone con disabilità sempre che la distribuzione non abbia fini di lucro. E’ lo stesso motivo per cui sui testi delle audio-descrizioni non c’è nessun diritto d’autore. «Non è un’opera creativa», ribadisce Antonio Vazquez. «Si tratta solo di colmare i vuoti lasciati dal suono originale». Fu proprio da una considerazione simile che nacque l’idea dell’audio-descrizione per il cinema: lo statunitense Gregory Frazier ne realizzò negli anni Settanta la prima formulazione, che riuscì a diffondere anni più tardi negli Stati Uniti grazie all’aiuto di August Coppola, fratello del famoso regista. Insieme fondarono nel 1987 l’Audio Vision Institute nell’Università di San Francisco. Un’esperienza pioniera raccolta oltreoceano soprattutto dal Regno Unito, il paese europeo dove attualmente l’audio-descrizione è più diffusa.



Fonte: Redattore Sociale