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roberto savianoLunedì sera, rai 3, in prima serata irrompe il tema della disabilità , o meglio, della "diversa abilità ". E lo fa per bocca di Roberto Saviano, ospite della trasmissione Che tempo che fa del lunedì di Fabio Fazio.
Partendo da una considerazione relativa agli sprechi della politica, passando ai tagli costanti inflitti negli anni alla spesa sociale, Saviano  arriva infine a parlare di persone disabili, di sportivi paralimpici, per concludere poi con la straordinaria storia del pianista Michael Petrucciani.
Saviano difende l'espressione "diversamente abili", sottolineando come il significato sia di "abilità altre", e il suo è un discorso a tutto tondo sulla necessità di prendere ad esempio tutte le persone che, pur con enormi problemi, sono in grado di fare cose straordinarie. "L'abilità diversa mostra che nulla ti è dato, nulla è scontato, e se ti rassegni non c'è vita", dice Saviano in un tratto del suo monologo. I disabili, dunque come esempio anche per i normodotati in questo momento di crisi diffusa

L'intervento di Saviano ha scatenato diverse reazioni tra le persone disabili. Da un lato il commosso ringraziamento per una attenzione così spesso lesinata a questa tematica da un mondo, quello dei media, che se ne ricorda solo quando ci sono record del mondo o casi umani in grado di far alzare lo share.
Dall'altra parte, tra i telespettatori disabili si è registrato anche un ritrarsi quasi offeso per aver premuto troppo sul pedale dell'emotività , eccedendo proprio su quella retorica del diversamente abile in grado comunque di fare grandi cose, viatico per quell'insopportabile pietismo che si dovrebbe rifuggire.

A noi quell' inedito squarcio di attenzione sulla tematica della disabilità è sembrata un'occasione colta a metà , utilizzata un po' superficialmente, rispetto alla possibilità di andare davvero a fondo della questione. Come ben espresso da Franco Bomprezzi nelle pagine del Corriere, il rischio troppo spesso sfiorato (e subito?), è stato quello di cadere nella trappola delle parole.
Oltre agli esempi eclatanti dei campioni paralimpici,  oltre alla straordinaria storia di Michael Petrucciani, ci sarebbe piaciuto che si fossero accostate anche le storie di disabili "normali", e non solo. Come la storia di una Marina Cometto, mamma combattiva da sempre in prima linea per i diritti di sua figlia Claudia: non una campionessa paralimpica, non una pianista di successo, ma una donna con pari diritti: semplicemente una persona disabile.


Qui sotto, il monologo di Roberto Saviano, nella puntata di Che tempo che fa (Rai 3) del 01/10/2012