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POESIE
Silvana Pagella

NELLA CASA DELLA NONNA ANGELA

Ogni volta
che varcavo la soglia
della casa in cui abitò
e visse
la mia amata nonnina,
il mio cuore
s'empiva di pianto
nel vedere le cose
a lei care,
e da me non scordate.

Aprivo la vecchia porta,
ed il mio sguardo
fissava la vetusta cucina,
già, così, lucida e linda,
ora abbandonata.
Guardavo la stufa fredda
smaltata di bianco,
e mi pareva di sentire
il dolce calore
da essa emanato,
unito alle favole
che nonna narrava.

Poi salivo
la per ripida scaletta
e mi trovavo
nella sua accogliente cameretta
dove
due bianchi lettini
portavo, ancora,
le impronte
delle mie membra infantili
e del fisico stanco
della mia sapiente nonnina.

Era, sempre,
il solito romantico rito,
compiuto da me
quando entravo
in quello che fu il mondo
della mia lontanissima infanzia.

A stento
trattenevo le lacrime,
ed un mesto sorriso
mi spuntava sulle labbra,
allorché la voce paterna
mi chiamava,
chiedendomi
cosa mai cercavo
per le mute stanzette.

Non sapeva che io cercavo,
non capiva che io sentivo,
ignorava che io vedevo
ancora, a me, accanto
la sua sofferente mamma.


IL CANTO DEL GALLO

Dopo brevi ore
di sonno,
il piccolo gallo
col suo canto vivace
saluta per primo
l'arrivare dell'alba.
È felice di dormire
poco tempo
e si desta più riposano
di noi.
Nel pollaio
dove si sente sovrano,
la piumata bestiola
sveglia, piamente,
ogni vita
e con il canto più acuto
richiama tutta la campagna
al lavoro.
È felice
di rendere felice l'uomo,
ma ignora
l'iniquo destino
che gli pende sul collo:
Sconosce
che le braci fulgide
del forno
non sapranno suscitare
il suo ultimo canto.


FIOCCO ROSA DISTRUTTO

Sull'uscio
d'una villetta solare,
ieri,
era applicato
un luminoso fiocco rosa:
in quella casetta,
nido d'unione armoniosa,
vagiva una vita,
appena germogliata,
dai vaporosi riccioli d'oro,
con le iridi
color del cielo terso
che si specchiavano
negli occhi felici di mamma.

La giovane madre
sorrideva serena,
e, piamente,
con la fantasia materna
sognava e prevedeva
la figlioletta cresciuta
ed adolescente,
correre lieta,
nel giardino fiorito,
inseguendo i rosei cirri.

Stamani,
quel sogno era sfumato,
il fiocco rosa
assomigliava
ad una corolla appassita.
La piccola villa,
già nido d'allegri trillini,
era immensa
di lacrime amare.

S'udiva
il pianto struggente
proveniente
da un giovane cuore
che non ha amato
invano la sua creatura morente.

Man mano
che la luce crepuscolare
spuntava,
lo splendore
di quel fiocco rosa,
sempre più imbruniva.


E LUI MI PERDONO'
Ad un terrorista pentita

"Avevo solo pianto
per il rimorso
e per il dolore,
e Lui, già, mi perdonò,
prima ancor
che glielo chiedessi".

"Avevo provocato,
per l'unica volta,
un poco di pietà,
prima di sfiorare
l'arma letale,
e Lui mi disse:
Và, non sei più
un condannato!".

"Dissi tra me:
Basta, non voglio più
Far del male.
E Lui mi sussurrò:
Figliolo,
tu verrai da Me!".


LA CICALA

Sotto il solleone,
la cicala emette
il suo acuto stridio.
Canta e ricanta
senza donare conforto.
Lei, poverina, crede
d'avere un verso soave
e d'essere ammirata
dall'intera natura;
ma s'illude.
Continua a stridere
finché il sole
si nasconde
al di là dei monti
nell'infinito orizzonte.
Soltanto in inverno
s'accorgerà
d'essere delusa,
affamata e stanca,
comprenderà
che da niuno
è stata ascoltata
ed applaudita.
Essa con il suo gracidare
aveva, solamente, avvertito
la calda temperatura.


AMARO PIU’ DEL MIO DESTINO
Lettera ad un padre dalla figlia spastica

Mio caro papà,
che ora
giaci presso
gli austeri e muti
cipressi,
tu non m’ispiri,
nella poesia,
perché
quand’eri in vita
non sei stato
un buon esempio
per la tua famigliola:
sei stato amaro
più del mio destino.
Possedevi:
quattro lauree;
in più una specializzazione,
una cultura profonda,
un’estesa conoscenza,
ed eri amante della politica;
e ciò nonostante,
un padre od addolorato,
od impreparato,
nei miei confronti, 
tu, fosti?
Poco mi donasti,
addirittura nulla.
Allorché
da bambina
stavo nell’istituto,
distante da casa,
tu, vagamente,
venisti a trovarmi.
Tanti anni di studio,
per la tua responsabilità,
ho perduto.
E, dopo,   
non più volesti
che proseguissi.
Questo rimarrà,
sempre,
il mio unico
componimento poetico,
dedicatoti,
papà!
E m’auguro
che giunga;
là, dove,
tuttora,
si troverà
l’anima tua.
Ora,
non più,
puoi dirmi: “Taci!”
Ricordati
le Parole del Vangelo:
“ Sapienti e Dotti della Legge,
se uno di voi,
dice a questi miei piccoli
di tacere,
si metteranno
ad urlare le pietre.”
 
Papà!
La tua figliola “disgraziata”.


AMO LA CAMPAGNA

Amo la campagna
dove è vissuta
mia nonna,
dove io stessa
sono cresciuta.
Amo passeggiare
prati rinverditi
e fioriti.
Amo respirare
alla libera brezza.
Adoro occhieggiare
i biondi campi
dalle spighe dorate
coi fiammeggianti papaveri.
Amo i piccoli insetti
che sorvolano
ogni fiore,
ogni corolla,
ogni stelo,
ogni prato.
M'incanto nell'osservare
i cirri vaganti
per il firmamento.
Poi,
ritorno a guardare la terra
sotto i miei piedi,
e vedo le rose rosse:
mi viene il desiderio
di raccoglierne alcune
per la mia mamma;
ma le spine pungenti
mi tengono lontana.


CIPRESSI IN PRIMAVERA

Mi rivolgo a voi,
severi cipressi,
a voi
che crescete
nel muto
e grigio cimitero;
dove i miei antenati
riposano
in un sonno perenne.
Cipresseti,
la lieta e verde primavera
viene
ad accarezzare,
anche,
i vostri malinconici rami
e placare,
un poco,
le vostre lacrime.
Vi sussurrerà soavemente
che la stagione rinnovatrice
è vicina;
vi supplicherà piamente
d'innalzare
le argentee fronde,
verso l'azzurro infinito,
pronte ad ospitare
nuovi nidi,
vi bisbiglia
d'abbandonare
la vostra triste armonia
alla tiepida brezza.
Le rondine,
appena,
sorvoleranno
sopra di voi
in segno festivo,
le agili e nere ali.
E voi, cipressi,
pur, essendo
il simbolo del lutto
e dello sconforto,
sentirete,
come ogni essere vivente,
la fresca gioia
della vita che rinasce.


COME I GABBIANI

Come i gabbiani
dalle gigantesche ali
sorvolano
le cullanti
schiume marine,
come i gabbiani
avvertono,
nel loro cuore,
i segnali
dell'uragano
e della quiete,
come i gabbiani
amano librarsi,
all'occaso,
sopra
la lucente
e rifiorente natura,
come i gabbiani
ascoltano,
la sera,
l'armoniosa
e sonora musica
del mare
color blu,
come questi uccelli marini,
anche il mio cuore,
ama lottare, vincere
e sperare
pur
contro ogni speranza.


LA CONDANNATA
Alla nonna Angela

Sei ricoverata alla clinica,
sei nel tuo lindo giaciglio,
e dalla tua camera
percepisci, appena, passare
i medici e le infermiere
col camice bianco:
alle ore dieci, alle quindici
ed alle diciassette.
Ma tu non riesci a vederli,
neppure a sentirli,
perché sei nella vita vegetativa.
Essi s'avvicinano a te.
Ti sentono il cuore,
ti toccano il polso.
ti guardano le pupille,
sussurrandoti alle orecchie:
" Svegliati.
Presto ritornerai a casa."
Essi lo sanno,
e, forse, lo sai anche tu:
la tua casa
non la rivedrai mai più.


MANI SEMPRE VIVENTI
Alla nonna paterna

Sono intenta
a stilare
una nuova poesia,
ed avverto
delle mani
posarsi
sulle mie spalle.

Sono mani
invisibili,
ma sempre viventi;
mani impalpabili,
ma intramontabili.

Restano,
Su di me,
molte ore
ferme e silenti.
Poi,
quando l'aria imbruna,
mi salutano:
" Ciao, ora andiamo.
Ti raccomandiamo sii forte
con il tuo amaro destino
ed attiva con te stessa e gli altri."

Così ripartono,
così svaniscono
nella più profonda oscurità,
lasciando in me
tanta e tanta ricchezza
di solarità e di serenità.  


IL COLORE DELLA PACE

Amo
il colore della pace,
adoro
il colore della vita.

Il colore dell
è perfetto,
la tinta della vita
è purissima
come l'acqua
appena discesa
dai nevosi monti.

Non ha forma,
ed è impalpabile;
ma ogni cuore umano
l'avverte
quando nella sfera vivente
non si rintracciano
segni di violenza
e d'amaro odio.


AMO RICORDARE

Amo ricordare
la mia lontana infanzia,
l'infanzia
che m'è stata rapita
dal tempo.
Amo rivedere,
nel mio libero intelletto,
i luoghi
dove sono stata bambina,
dove ho pianto,
dove iniziai a crescere;
ma anche
dove ho sorriso
e riso di cuore.
Amo ripensare
alle persone
che m'hanno amata,
che io stessa ho amato:
persone
che ora non rivedrò mai più.
Amo rimembrare tutto
e tutto si rianima,
tutto vibra in me:
dentro il pulsare vermiglio
del mio giovane cuore.


VISIONE NEL DIPINTO

Ho visto
una Visione
nel dipinto,
s'era una Figura
assai materna,
assai pia e bella,
mai veduta prima
di quel momento.

Era una pittura
immaginata
da un genio divino,
amante della cristianità,
adoratore della natura,
del canto
e della poesia...
... Forse, Buonarroti?

La contemplavo,
sempre di più,
e non più riuscivo
a distaccarmi
da quella Visione,
le labbra
di quell'eterna Mamma,
con il Piccino
nelle braccia,
sembravano parlarmi.


COME IL SECONDO MESE

Come febbraio
risuona,
ininterrottamente,
è anche
una mente solare
e desiderosa
di danzare
ai primi passi
della primavera.

Come il secondo mese
dell'anno:
amico dell'allegria,
è pure
un cuore piamente infantile
amante del gioco.

Al par di febbraio
dimostrante
tutta la sua innocenza,
così, pure
sarà un spirito brioso
volente ridere
e scherzare.


IO NON SONO

Io non sono
un vegetale
stante immobile
nel vaso.

Io non sono
una pietra,
priva di vita
giacente
allo stesso punto.

Io non sono
un quadro
esposto
in mostra.

Io non sono
una bambola
di porcellana
da temere
che si spezza.

Io sono
una creatura,
una persona,
una disabile
avente
un cuore
palpitante,
ed una mente
pensante.


TUTTO TACE


Tutto tace
dopo un grande
                        imparare.

Tutto tace
dopo un lungo
                        apprezzare.

Tutto tace
e rifiorisce
l'abbagliante occaso
che indora tutta
                        la valle.

Garrisce, piamente,
la rondine al nido,
nutrendo i suoi 
                        piccolini.

Poi, giunge,
lentamente
l'astro argentato,
e tutta la terra
s'imbianca   
                        alla sua luce.

Un altro giorno finisce
sul sentiero
                        della nostra vita.


ROSSO POMPEIANO

Rosso pompeiano
è il simbolo
dell'antichissima cittadella
                di Pompei.

Rosso pompeiano
è il colore
richiamante
alla mia mente
                i potenti Romani.

Rosso pompeiano
è la tinta del paese
arso dal Vesuvio:
oggi meta
di turisti 
                vicini e lontani.

Rosso pompeiano
si presenta
pure
l'aspetto della Stanza
                del Vescovo.


VAGITO ALMO

Silenzio,
un bimbo sta nascendo!

Silenzio,
tra brevi istanti
s'udirà e si riudirà
il vagito d'una nuova vita.

Hueee, hueee!!!!!!

Il frugoletto è nato,
il piccolo ha salutato tutti,
varcando la soglia
del mondo
con un vagito almo.


QUELLO STESSO GIORNO

Racconto d'una giovane missionaria.

Ero una ragazza
" leggera",
ma un repellente giorno
il terremoto
mi separò
dalle intime cose,
distruggendomi
la mia calda villetta.

Ero una fanciulla
" viziata",
ma quello squallido giorno
venni a contatto
con la sofferenza,
con la povertà
e m'annullai del tutto.

Quello stesso giorno,
Tu Signore
mi chiamasti piamente
con la Tua voce dolente;
mi chiamasti
più d'una volta;
mi sussurrasti
in tono placato:
" Or sei matura,
vai per il mondo.
Vai ove c'è molta fame;
vai dove non c'è altro
che guerra! "

Da quel giorno…..
…..non mi riconosco più!


VETRI PIANGENTI

" O, vetri
perché piangete?
Avete, forse, freddo?
Avete, forse, ricevuto del male?

Vetri, presto giungerà
la rifiorente primavera,
e voi perché siete, così, tristi
e cubi?
Non immaginate il cielo
limpido e terso?
Non preudite
il soave trillo
del piccolo e felice usignolo? "
 
Vetri della mia finestra,
ditemi:
" Perché siete, attualmente,
così lacrimosi? "

" Noi lacrimiamo,
per la commozione
nel vedere come tu osservi il mondo,
con le pupille solari
d'una vivace frugoletta! "


…ED IMMEDIATAMENTE…LA LUCE

“ Mamma,
un giorno vedrò il sole? ”.
Domanda un bimbo
dallo sguardo spento.
“ Non so, piccino mio.
È difficile che ciò avvenga;
ma un miracolo
può sempre accadere! ”.
Spiega piamente la madre,
acquietando
la sua creatura.

“ Mammina.
Preghiamo insieme…
Gesù ci vedrà da Lassù
E ci aiuterà? ”.

“……Preghiamo! ”.

………. E l’indomani.

“ Mamma!
Che chiarore
c’è intorno a me!
Com’è splendido
Il piccolo e grande mondo!
E’ la Luce del Cielo.
Sono le pupille dell’anima.”


COME LA TINTA DELL’AURORA

Come la tinta
calda dell’aurora
che annuncia il giorno,
senza ardere;
è pure
la parola accattivante
del buon Pastore
che ci sussurra,
priva di furore.

Come il tenue colore
della ridente alba
chiama la formichina
al lavoro;
è anche la voce amorevole
del Padre che cancella
ogni nostro inquieto pensiero.

Come la naturale pittura
dell’aurora
ci rincuora, ogni mattina;
pure la fedele mente
dell’inimitabile Pittore
ci colma di perdono,
di bontà
e d’infinite speranze.


LA', OLTRE LO SPAZIO ED IL TEMPO

Silenzio,
è notte fonda.
Ma l'universo
ha il libero spazio.
ed è illuminato
da ogni costellazione;
il tempo
è innanzi a tutti noi
e ci permette
di riflettere sul futuro,
d'intravedere
la desiata meta.

Immaginiamo,
noncuranti della vertigine,
di trovarci
là, oltre l'infinito spazio
e l'illimitabile tempo,
dove, pure,
l'impossibile ci è appartenente.

Speriamo
con più vitalità
nel cuore
in un orizzonte terso
e privo di procelle,
che ispiri
nelle menti umane
sentimenti caritatevoli
ed atti nobili.


DELUSIONI

Addormentati
fanciulla,
hai il cuore
amareggiato
dalle molte
                    delusioni.

Dormi piamente
e placata.
Presto
troverai un nuovo amore
e tutto si ridimensiona
                      per sempre.

Sogni
e prevedi
nella tua triste mente
una luce di fiamma
abbagliare 
                     nel tuo sguardo.

La vita,
come si sa,
è densa di delusioni,
ma è pur degna
d'essere vissuta
                     fino in fondo.

E' in fondo
al sentiero della vita
che conosceremo
lo scopo
per cui
siamo stati chiamati 
                     quaggiù.


PIU’ D’UN RIGIDO GIORNO

A Mariangela

Più d’un rigido giorno
               fu
il tuo pianto
allorché non assaporasti
l’infanzia con la tua gemella.

Più d’un rigido inverno
               fu
il mio dolore
allorquando, per sempre,
mi divisero dal tuo tenero intelletto.


CHI SIETE?

Chi siete
mai, voi,
che all'uscio
ci parlate piamente,
in tono pacato,
come vecchi amici?

Noi non sappiamo,
non ricordiamo,
forse di voi?
Chi siete?

Siete, dunque, persone
che ci avete viste nascere
ed ora, venite a trovarci
da un luogo lontano?

…..Entrate…..
……ma prima diteci
……chi siete.

……Ah, siete voi!…
…i nostri cari defunti
oggi più vivi che mai!

La vostra funzione
non è stata rapita
dall'occaso materiale;
né dal tempo,
che implacabilmente,
tenta di cancellare
ogni ricordo più bello.

Voi siete
ogni giorno quaggiù,
da noi
ed un giorno,
anche noi
vi raggiungeremo Lassù!


ALLORO

Vola
la leggiadra foglia
             d'alloro.

Vola
al di là 
             del piano.

Vola
dove c'è
             fiaba e poesia.

Vola e volteggia,
come un usignolo
portatore
             di musica.

Infine
la fresca foglia d'alloro
sorvola ogni mente poetica,
donandole
             una luminosa e sonora ispirazione.


BREVE COME L’ALBA

Alla piccola Liliana Rossi: zia mai avuta

Ecco,
spunta il giorno,
e l’alba fiorisce,
svegliando
la natura
alla prima luce.
Sorride
a tutte le creature
e con loro
desidera danzare.
Ma non può,
perché il bagliore
del potentissimo astro di fuoco
vuole dominare l’universo,
e la fragile aurora
svanisce del tutto.

Così,
sono pure
i silenti vagiti
d’una bimba,
allorquando
dopo brevi giorni
di vita
è chiamata Lassù
dagli Angeli. 


RICORDI D'UN PADRE

Ogni padre narra
ai figlioletti suoi
la storiella
della sua lontana infanzia.

Inizia:
" Che monelletto
ero alla vostra età fiorente;
che sforzi compii
mio padre
per rendermi disciplinato!

Ma non lo compresi,
finché anch'io
divenni padre,
e solo allora
il puro sacrificio
del mio caro papà.

Anche voi,
giovanetti inesperti
sin quando
non avrete frugoletti,
ignorate
il grande amore
di noi, genitori."


TI RINGRAZIO!

Alla mia ex maestra: Paola Quercioli.

Ti ringrazio
per avermi amata,
laggiù,
nel fiorentino istituto.

Ti ringrazio
d'avermi insegnato,
piamente,
scienze e saggezza.

Ti ringrazio
per essermi stata vicina,
per aver sofferto
e gioito con me.

Ti ringrazio
dei tuoi sinceri
e materni rimproveri,
che mai scorderò.

Ti ringrazierò,
sempre,
per essermi stata
la mia seconda mamma!


LASSU’ QUALCUNO  CI ATTENDE

“ Lassù Qualcuno
ci attende!”
Indico, piamente,
con gesto placato
del dito
una mamma
alla sua piccina,
inducendola,
a contemplare il cielo.
Taceva la bimba,
guardando e seguendo
quel dito materno
che continuava
a mostrarle la volta azzurrina.
Intanto,
la madre parlava:
“ Nel cielo c’è Gesù
che ci attende,
se siamo buoni
e facciamo del bene.”
Esprimendosi,
alla sua maniera,
la piccola disse:
“ Anch’io
voglio essere buona,
e fare del bene
come tu, mamma,
lo fai a me! ”


HO SCOPERTO LA FELICITA'

Ho scoperto la felicità,
rievocando
il mio passato.

Ho trovato la gioia,
amando
il mondo intero.

Ho vissuto nella gaiezza,
facendo
amicizia con tutti.

Ho scoperto letizia,
osservando
l'impareggiabile natura.

Sono esplosa
d'indescrivibile gioia,
allorché intracciai,

dopo un lungo silenzio
la mia fiorentina, sospirata
ed amata maestra!


PRIMA PIOGGIA

Capricciose nuvole
errano per il cielo.
Ecco, d’un tratto,
cadere
le prime gocce di pioggia
sul prato, non ancora, verde
del tutto.
E’ una pioggia leggiadra,
una pioggia della nuova
e tiepida primavera
che discende, piamente,
dal firmamento, appena incupito,
e distoglie in fretta
i resti dell’ultima neve.
Lava, dolcemente,
i rami del faggio,
tuttora, scheletriti.
Dona tepore agli steli
perché sboccino le primule.
Gli usignoli
coi loro trilli,
s’accingono
ai soffici nidi
dove deporranno
le uova.
Nella cuccia
il cane scodinzola
e guaisce divertito,
vedendo cadere
le trasparenti gocce d’acqua.
I fanciulli
nei loro impermeabili
non temono l’acquerugiola,
e dalla pioggia
tendono i visetti
per farli adacquare
dalla corte azzurrina.

Soltanto,
gli scuri e tristi cipressi
impregnano
di lacrime del cielo
tutti i tumuli nel cimitero.


ARIA FEBBRAINA

Nel firmamento
sempre più chiaro,
pigramente,
fa capolino il sole
riscaldante
leggermente la terra,
e scioglie la neve
ai suoi raggi.
Le acque fiumane
e marine
riprendono
il loro percorso,
trasportando lontano
le trasparenti lastre di ghiaccio.
S’odono i pettirossi
trillare nell’aria serena.
Sui rami, ancora, scheletriti,
già fiorisce
la prima e tenera gemma.
Dal caldo tepore
delle villette
provengono
le grida di bimbi
che festeggiano,
uniti,
l’allegro Carnevale.
Febbraio,
è pure il mese della mia festa:
la festa
della mia nascita!


LACRIME DI MAMMA

Una giovane mamma
piangeva, sola,
al tiepido astro solare,
sul verde tappeto primaverile.
Il suo gemito
lo sentivano le acque
che mormorano
al lieve alito di brezza;
lo udivano i pettirossi
che sorvolavano
la sua chioma lucente;
lo assaporavano
i variopinti fiori
del prato,
occhieggianti,
il cielo terso.

La sera,
quel pianto materno,
non era, minimamente,
cessato:
lo percepivano le tremule stelle
nella notte serena;
lo udivano i saggi gufi,
e soffrivano pure loro.
Il gemito della genitrice
era assai grande:
aveva perduto,
per sempre,
il suo frugoletto;
aveva perso
il suo tutto!


HO SOGNATO LA PRIMAVERA

Questa notte,
ho sognato
di essere già
in primavera.

Nel sogno,
ho veduto,
volare
sotto le nuvole
una rondine
snella e felice

Ho visto,
sulla tenera erbetta,
spuntare
le prime violette.

Ho udito,
dai morbidi nidi,
il trillo
d’allegri usignoli.

Ho sognato,
ho visto,
ho sentito...

... Che cosa?
Il dolce
e novello tepore
della bionda fanciulla primavera.

Infine,
ho sognato
che io stessa,
ero una creatura
rinnovata;
una normodotata,
e correvo incontro
al mio Sposo.


PETTIROSSO

Pettirosso
che sorvolasti
la sanguinosa fronte
di Cristo, circondata
da una terribile
e pungente corona
di spine,
che niuno osò toccare.

Pettirosso,
tu solo,
trovasti il coraggio
di staccare qualche spina,
macchiandoti, così,
il tuo candido petto
di quel Sangue
che salvò il mondo.

Pettirosso,
tu, pur. soffristi,
in silenzio con Lui,
contemplando
quel reclinato capo
dolente,
e di nuovo, guardasti
quella corona di spine,
piangendo piamente.

Ma quella corona spinosa,
improvvisamente,
si tramutò
in un abbagliante
e raggiante Diadema
di purissimo Amore Divino
e d’Eternità!


PICCOLO FIORE

Ieri
quel piccolo fiore
era bello,
sul verde prato lucente.

Era soave,
con la corolla splendente,
come il viso d’un bimbo ridente.

Stamani
quel piccolo giglio
giaceva là, appassito e ricurvo
con i petali 
dischiusi, opachi e cadenti,
similmente,
ad un uomo
vetusto e sofferente.

Minuscole viole;
minuscoli ciclamini,
voi, pure, patite,
voi, pur morite.


QUEL NO PER ME

Al mio ex dolore

Quanta tristezza
assaporai,
quel giorno,
allorquando
mi dissero:
“ No!”
al collegio
in cui speravo
d’entrare,
per poi, uscirne maestra.
( Le suore dotate d’ipocrito amore bigotto.)
M’asserragliai,
con groppo alla gola,
nella mia intima stanzetta;
scendevano lacrime amare
giù dal mio pallido viso.
Il mondo, crollatomi addosso,
aveva arrestato il mio cuore.
Un sol desiderio era vivo in me:
morire, volevo morire!
Ma una voce improvvisa
stroncò l’affanno mio;
essa disse:
“ No. No! Non disperati tanto così!
Ti dò, ora, un dono più bello.”
Era, dal cielo,
la voce d’un’assai amata persona
che soffrì per me e con me.
Così, ancora,
una volta
avvertì
la dolce eco
della mia nonnina,
discesa in mio aiuto.

Infatti,
d’allora,
serbo un’attitudine vaga
che ogni giorno
mi spinge a stilar
ciò che il mio cuore
mi detta.


TROVATELLO

Non ricordi
d’aver avuto una mamma
che al suo seno
ti strinse?
No.
Quando
ti sei accorto della vita,
ti trovasti rinchiuso
in un orfanotrofio,
insieme ad altri
trovatelli come te.
Mai avrai udito
un aggettivo materno,
dolce e carezzevole.
Avrai, soltanto, sentito
verbi freddi e poco amorevoli.
Infelice bimbo abbandonato,
senza rispetto e senza rimpianto.
Chi sarà, mai stata, la tua vera mamma?
Forse, un giorno,
arriverà una nuova madre
che t’adotterà per amore;
non per caso,
ed avrà cura di te.
Mentre Dio punirà
la tua madre naturale
per averti concepito
senza alcun affetto,
lasciandoti, poi, solo al mondo,
senza nessun rimorso,
senza nessun dolore
e tanto menefreghismo!


INFANZIA

Rivedo me stessa bambina:
carezze, sorrisi, balocchi.
Riodo il mio tremendo vagito.
Ricordo del mio primo dentino.
Rammento quel tempo
che fu la mia infanzia soave...
…..che or……non è più!


CANTO MATERNO

Silenzio,
è notte
e tutto tace,
e laggiù, da una villetta
proviene un canto.
E’ un canto di mamma
accanto ad una culla
che ripete, instancabilmente,
la dolcissima cantilena.
Quella voce
s’avverte che ha sonno;
ma non s’interrompe
perché il frugoletto
non ha ancora
chiuso le tenere ciglia.
Quella musica si calda,
quella voce sì pregante,
m’induce a rivedermi bambina,
tra le braccia della mamma
che cantava, pure a me,
la soavità della ninna nanna.


UN ALTRO ANNO

Un altro anno
è trascorso,
un altro anno
è sopraggiunto,
un altro anno
è volato via,
chissà dove,
e non tornerà più mai.

Ogni anno
la vita dell’umanità
s’allunga
con un altro anno ancora,
lasciandoci
nel cuore
solo ricordi.


PRIMO DOLORE

Già,
il tenero cuore
di bimbo,
inconsciamente,
non ignora
il dolore.

Il frugoletto,
nascendo,
assapora
il primo grande dolore.
Il neonato soffre,
come patisce
la mamma
quand’è
nel punto si partorire.

Sì,
il bambino,
spalancando
le piccole ciglia
piange, s’agita,
trovandosi
in un altro mondo.
Ma al termine
del parto,
la madre,
sorridendo gioisce,
ed il piccino sorride,
anche lui,
sentendosi protetto
tra le calde braccia
della mamma.


VEDENDOTI
A Mariangela

Vedendoti vicina,
amata gemella,
la tua presenza
alimenta, in me,
ogni forza.

Colloquiando
con te,
la tua figura
m’induce
a riflettere.

Sei tu che m’ispiri
quella bramosia
di vivere
e d’essere forte,
e fiera
di me stessa.

Purtroppo,
entrambi,
abbiamo avuto
un diverso
ed avverso destino;
ma cosa conta?

Abbiamo
Il medesimo sangue
nelle vene,
siamo nate
a distanza d’un’ora,
e vivremo
sempre unite
e lotteremo assieme
legate da un invisibile
filo gemellare.


AMARE LA VITA

Amare la vita
per quello che siamo.
Amare la vita
per ciò come siamo.

Amare la vita
ovunque ci troviamo.

Amare la vita
per quello che abbiamo.

Amare la vita
per ciò che possiamo.

Amare la vita,
convincendo ogni uomo alla bellezza,
all’armonia, alla dolcezza,
al sorriso, alla giustizia, alla fratellanza.
E’ questo il motivo
della vera felicità!


AMARO DESTINO

Un amaro destino
della mia vita
su fogli di carta,
m’è stato assennato.

Un amaro destino
sulla mia vita
con giorni di pianto
e d’interminabile lotta,
m’è stato prescritto.

Un amaro destino
a me ed alla mia famiglia
è capitato,
quando nacqui
prematura e livida.

Un amaro destino
era previsto da Dio,
ma con l’ausilio
della mia volontà
non m’arrendo mai!


GESU’

Là,
in fondo,
a quella spoglia nicchia;
là,
nella notte
più fredda
e più profonda;
là,
nella povera Betlemme,
con il più profondo
mistero dei misteri,
una nuova Creatura
è nata;
un’altra era inizia.


PIU’ FELICE CHE MAI!

Sono felice,
sì, molto felice
della mia esistenza,
malgrado
la mia menomazione
non lieve.

Nel mio cuore
danza il sole,
nella mia anima
canta gaia
la fede.

Che importanza ha
l’handicap mio?
Oggi, sogno
di volare libera
in un cielo,
sgombro nuvole.


SE VUOI

Se vuoi amare,
ama.
Se vuoi cantare,
canta.
Se vuoi sorridere,
sorridi.

Se vuoi gioire,
gioisci.

Se vuoi dialogare,
dialoga.

Se vuoi abbracciare,
abbraccia.

Se vuoi baciare,
bacia.

Se vuoi osservare,
osserva.

Se vuoi cooperare,
coopera,
pensando a Cristo
ed a tutti
i tuoi simili.


VERSO L’IGNOTO

Dove t’avvii,
fanciullo,
per il sentiero
buio e deserto?

T’avvii, forse,
verso l’ignoto,
dove non esiste
una fine;
ove non c’è
una meta?

T’incammini,
con molta fretta,
là, ove esiste
più male
che bene;
più odio
che amore?

Calchi,
sempre più,
la strada dell’ignoto
dove non saprai
con chi dialogare,
con chi viaggiare?

Giovinetto,
non andare
oltre
i limiti,
oltre
quella terra ignorata,
oltre
quel mare burrascoso.

Accontentati
d’assaporare
il cielo terso,
accanto
a chi ti vuole bene,
vicino
a chi contempla
insieme a te,
lo sguardo,
nella medesima direzione.


TRAMONTO SULL’OCEANO

Giunge,
lentamente
la sera
e l’immensità
dell’oceano
rispecchia
ogni colore
del tramonto.
Sono tinte
auguranti
ogni bene
a tutta la creazione.
Il rosa
offre la quiete;
il rosso
dona la forza
per il domani,
l’arancione
prodiga
la temperanza,
il lilla
regala la realtà
della vita;
il giallo
la ricchezza dorata
dei cuori pii.
Lo splendore del tramonto
sull’oceano,
per me,
rappresenta soprattutto,
il volto beniamino
e sorridente
del Padre
che abbraccia
con la sua luce
ristoratrice
la sfera vivente.


QUEL GIORNO

Ho compreso,
in quel giorno
di marzo
che l’amore
sincero
è la più pura
tenerezza.

Ho appreso,
in un mattino
di sole
che ogni vita
è un dono
sacro e divino.

Ho capito,
in un’ora di quiete
vespertina
che la poesia
è il canto
dell’intelletto
e del cuore umano.

Ho sentito,
ed era sera,
in un attimo
di riflessione,
il calore
d’una nuova atmosfera.
…… Così,
ho compreso,
che anch’io,
posso sognare,
come tutti i normodotati,
degl’interminabili spazi
e degl’inesplorabili mondi,
visibili, soltanto,
nella mia mente.

[continua]

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