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E’ possibile che nel 2016 la tecnologia non permetta di superare il voto assistito consentendo  ai cittadini con disabilità visive di votare in autonomia?

Si è da poco conclusa la prima tornata elettorale che ha chiamato alle urne i cittadini di 1.342 comuni italiani (di cui 25 capoluoghi di provincia) per le elezioni amministrative, che nel weekend torneranno a dare il proprio voto nei centri nei quali si terrà il ballottaggio. Ad essere interessati al voto sono stati 13.316.379 elettori, chiamati a esprimersi e ad esercitare il più importante tra i diritti/doveri del cittadino.
Ma proprio sull’esercizio di questo diritto/dovere ci soffermiamo, invitati da una lettrice cieca che ci ha scritto, condividendo con noi il suo scoramento di elettrice “di serie b”, costretta a delegare proprio il principale esercizio di cittadinanza a un’altra persona, che entra in cabina con lei.
Abbiamo quindi deciso di fare il punto e capire – grazie anche a Laura Raffaeli di Blindsight Project - come si vota oggi in Italia se si è una persona cieca o ipovedente, e come si potrebbe superare questa modalità.

Come votano gli elettori con disabilità visive – Va detto innanzitutto che per legge chi è minorato della vista non può votare in autonomia ma, così come chi non ha braccia, deve essere accompagnato all’interno della cabina da una persona vedente che, di fatto, vota per lui. Si tratta del voto assistito. L’elettore con questa disabilità deve provvedere a fornire all’ufficio comunale per le elezioni (di solito l’anagrafe stessa), la dovuta certificazione che attesta l’invalidità. Presa visione della documentazione, l’ufficio appone un timbro sulla scheda elettorale con scritto che necessita di voto assistito (adv). Questo sarà (o dovrebbe essere…) sufficiente ai seggi per ricevere la scheda e votare, sempre se accompagnati da vedente. L’accompagnatore vedente dev’essere munito di documento valido ed essere cittadino italiano, quindi entrambi, persona disabile visiva compresa, lasceranno i loro documenti e al vedente verrà consegnata la scheda elettorale di carta, su cui in seguito, nella cabina insieme alla persona disabile, metterà la croce con una matita dove gli sarà richiesto. Una volta votato il vedente richiude la scheda e poi la introduce nell’apposito raccoglitore, si riprendono i documenti e si va via.

Un voto “delegato” - Si tratta, in sostanza, di un voto che possiamo definire delegato, alla fin fine. Un voto, nella segretezza della cabina condivisa, con la speranza, di ognuno di noi impossibilitati a votare autonomamente, che quella croce sia stata messa al posto da noi richiesto. Il dubbio rimane sempre, a meno che non sia un familiare stretto di cui ci fida particolarmente, o qualcuno che vota la stessa cosa, dichiara Laura Raffaeli, presidente di Blindsight Project onlus che ci racconta la sua esperienza di elettrice con disabilità visiva.

Seggi elettorali formati e informati - Se il metodo di voto può risultare…diciamo…antico rispetto alle possibilità che la tecnologia oggi potrebbe offrirci, quello che aumenta il carico di frustrazione è la non di rado mancanza di informazione e formazione riscontrata ai seggi, rispetto al voto assistito. Cosa che spesso rende ancora più scoraggiante questo esercizio di cittadinanza. Sempre Laura ci racconta:  “Succede che, nonostante sulla scheda elettorale ci sia il timbro di voto assistito, vengono richiesti certificati di invalidità, tessere, timbri, ed altro, quando il timbro serve apposta per evitare questo caos. Il tutto non solo discrimina, umilia e disturba fortemente la persona disabile visiva che, proprio in quella circostanza forse sente ancora più pesante la sua disabilità, che in Italia costringe a vivere almeno con un ventennio di arretratezza, ma provoca file interminabili soprattutto nelle grandi città, dove il flusso degli elettori che si recano al voto è sempre importante, nonostante il drammatico astensionismo che ci distingue in Europa anche per questo".
 
Cane guida e voto disabili visivi - E nel caso della presenza del cane guida, le cose non migliorano, anzi. Sempre Laura ci conferma: “Per questo ci sarebbe da scrivere uno “stupidario da seggio elettorale”! A me una volta addirittura il carabiniere, chiamato dal presidente di seggio qui a Roma e con cui discutevo già da mezzora insieme a mio figlio che mi accompagnava per votare, mi chiese di tranquillizzarmi, che il cane lo teneva lui che amava i cani, ma non potevo entrare in quella scuola con un animale! Questo nonostante avessi già fatto presente e ricordato della legge dello Stato Italiano n.37/74. E proprio di recente, che abbiamo votato a Roma, mi hanno chiesto il certificato di invalidità e la 104, nonostante avessi fatto notare il timbro sulla scheda elettorale. Nel mio caso è andata bene, anche se hanno perso almeno mezz’ora e fuori dalla porta c’erano anche anziani in piedi da tempo, io sono presidente di una onlus che tutela i nostri diritti, so bene cosa rispondere e cosa dire, ma in quanti altri casi questo succede e, troppo spesso, si nega addirittura il voto ad un cittadino italiano, solo per l’assenza di giusta informazione che in questa nazione diventa sempre di più una cosa rara? Perché non tutti girano con i certificati dietro, e quando si ha un timbro del genere sulla propria scheda elettorale, si dovrebbe immaginare automaticamente che è già una tortura per chi lo possiede, perché infierire e sempre con cotanta ignoranza e presunzione, entrambe creature della disinformazione dilagante?"

Alternative al voto assistito? - In alcuni Paesi del mondo, chi è cieco o ipovedente può votare da solo. Allora ci chiediamo: è davvero impossibile superare questa modalità di voto e utilizzare una tecnologia che renda questo diritto un esercizio anche di autonomia per chi ha una disabilità visiva? Il voto elettronico è la prima cosa che ci viene in mente, prima ancora della scheda in Braille, che necessita un tipo di carta costoso, e si basa su un sistema di scrittura  - il Braille, appunto - ormai conosciuto da non più del 10% delle persone con disabilità della vista, soppiantato in molti casi dalla sintesi vocale.
Certo, va detto che votazioni informatizzate hanno bisogno di rispondere a requisiti fondamentali, come l’autenticazione certa del votante, e al contento la non riconducibilità del suo voto, per fare due esempi. Ma si tratta di punti sui quali di certo la tecnologia non manca di fornire soluzioni.
Se partiamo inoltre dal presupposto che la scheda elettorale, prima di essere un foglio di carta, è un file digitale, un utilizzo di dispositivi elettronici per le operazioni di voto delle persone cieche e ipovedenti non sembra impossibile.

Ma, al di là della tecnologia, la prima vera leva è la volontà di cambiare. E su quella attendiamo risposte, fuori dalla cabina elettorale.

In disabili.com:

Voto disabili

Francesca Martin

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