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Accompagnamento socio lavorativo, un mestiere da raccontare, a 8 anni dalla pubblicazione della legge 68.
Se n'è parlato a Civitas, il salone della Solidarietà e dell'economia sociale e civile, in uno dei convegni - tra i 100 circa a disposizione del visitatore - più direttamente improntati alla disabilità.
La riflessione su questa figura professionale, con cui tanti disabili hanno avuto a che fare nel percorso di inserimento lavorativo, ha portato sul palco di Civitas molte voci trasversali, che hanno riunito in un'unica occasione il punto di vista dell'università, delle provincie, dei servizi di inserimento lavorativo (Sil) delle aziende sanitarie, e i dirigenti regionali delle politiche sociali.

Tra gli autorevoli relatori anche Carlo Lepri, docente di Psicologia delle Risorse umane presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell'università di Genova, e autore assieme a Enrico Montobbio di "Lavoro e fasce deboli. Strategie e metodi per l'inserimento lavorativo di persone con difficoltà cliniche o sociali", il manuale universitario di riferimento in Italia per la materia.
"Bisogna progettare sulle potenzialità della persona disabile - ha esordito il professor Lepri - cercando di superare la distanza tra la persona e il lavoro.

Del resto il lavoro è sempre un compromesso tra le esigenze soggettive della persone e le richieste di adattamento dell'organizzazione.
Questa capacità di adeguarsi è data quasi per scontata normalmente, ma è diverso per i disabili, che lo fanno con molta fatica, perché spesso in loro sono molto prepotenti le esigenze soggettive.
Anche la distanza persona - lavoro è soggettiva, perché condizionata da fattori culturali, organizzativi e professionali, psicologici.
Sono tutti temi su cui l'operatore di mediazione deve intervenire, con percorsi personalizzati.
L'operatore agisce infatti su fattori aziendali, professionali e di contesto, intervenendo su struttura, regole, potere, clima, ruoli, cioè sulle caratteristiche aziendali. E' chiamato a fare un'analisi sociotecnica dell'azienda, e psicosociale. Analizzare le relazioni. La storia della persona. Incastrare tutti i tasselli, per mediare il lavoro.

La professionalità si misura anche sulla lettura dei fattori psicologici che possono essere determinanti, valutando il modello di maturità socioaffettiva del disabile. Il che è decisivo.
Spesso il problema non è cognitivo, ma sulla capacità di assumere il ruolo lavorativo, essere in grado di entrare nel gioco di ruoli dell'organizzazione. Conta se le emozioni e il mondo interno del disabile non sono così prepotenti da imporsi al mondo esterno.

In definitiva, l'operatore esperto in mediazione del lavoro delle persone disabili raccoglie in sé due diverse professionalità, una più lavorativa, l'altra più di area sociale sanitaria. Con la legge 68 si sono unite, in collaborazione più o meno stretta. Poi con differenze tra i due. Ma in una logica di accompagnamento.
Deve saper stare in mezzo, tra il lavoratore disabile e l'azienda, accogliendo entrambi, e sapendo leggere entrambi.
Il suo successo? E' quando non c'è più bisogno di lui".

La pensa allo stesso modo anche Roberta Caldin, docente di Pedagogia dell'integrazione presso l'università di Padova, che precisa: "Il mediatore di accompagnamento non può essere una figura aggiuntiva rispetto a quanto esiste oggi. Si deve puntare su una formazione che comprenda competenze psicopedagogiche, ma anche gestionali.
Diventa fondamentale saper leggere molto chiaramente un'azienda, capirla.
Da un punto di vista educativo punto su alcuni contenuti formativi, in particolare sull'asimmetria. La distanza tra l'educatore-accompagnatore e la persona con disabilità è il terreno sul quale troppo spesso ci si impantana.
L'operatore di accompagnamento deve sapere che il suo successo è che la persona si allontani da lui, dopo un lungo tratto assieme.
Le statistiche ci segnalano che il 35% degli inserimenti lavorativi non va a buon fine. E' qui che bisogna intervenire, non si può fallire a questo livello. Possiamo sbagliare negli stage. Ma quando affidiamo al lavoratore disabile un ruolo in azienda, lì non bisogna sbagliare.
L'azienda deve essere contenta di avere persone disabili che producono.

Poi è fondamentale la componente "tempo", che è vincolo e risorsa. Perdo del tempo dopo le superiori, se non aggancio gli studenti disabili dopo l'obbligo scolastico.
Se lo facciamo, alla fine del percorso scolastico hanno aziende che li assumono.

Infine dobbiamo rispondere a questa domanda: cosa produci in azienda, a cosa servi? Il mediatore di accompagnamento non è solo una figura che "trova" un lavoro, non è un collocatore, ma un professionista che trova un ruolo all'aspirante lavoratore, assegnandoglielo, e facendogli così fare un passo fondamentale verso l'adultità".


INFO:

Il sito ufficiale della Mostra-convegno Civitas 2007

Vedi l'articolo di presentazione della dodicesima edizione di Civitas:
SOCIETA' CIVILE, QUALI FRONTIERE?! CIVITAS PROVA A RISPONDERE

Sull'inserimento lavorativo vedi anche questi articoli:
'CHECK AND GO': UN PIT STOP PER UN'OCCUPAZIONE PIU' AZZECCATA

PER UN'INCLUSIONE LAVORATIVA DI QUALITA'

[Alberto Friso]

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