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"Non si è ancora affermata l'idea che le persone con sindrome di Down possano, vogliano e sappiano avere una vita affettiva piena e costruire una relazione profonda e duratura"

Lei in abito bianco, lui raggiante ed elegantissimo, il 3 giugno Simone Sciarrini e Lorena Chiesa, dopo una storia d’amore lunga undici anni, si sono detti sì. Sciarrini e Chiesa sono due giovani con la sindrome di Down, si sono conosciuti a Barcellona durante un tirocinio lavorativo organizzato da AIPD presso un ostello, e da allora, con grande determinazione, hanno portato avanti una lunga storia: non si sono più lasciati.

Nulla ha potuto neppure la lontananza geografica (lui della provincia di Roma, lei di Bergamo): dopo lunghi viaggi in treno di Simone e poi il suo trasferimento a Roma, lontano da famiglia e amici, è arrivata una convivenza di alcuni anni, e infine il matrimonio. Oggi Lorena lavora in una pasticceria, mentre Simone cerca un lavoro.

PERCHÉ UNA STORIA COSÌ FA ANCORA NOTIZIA
Di questa coppia convolata a nozze ha parlato la stampa nei giorni scorsi anche perché, commenta Patrizia Danesi, coordinatrice di AIPD Nazionale, "Non si è ancora affermata l'idea che le persone con sindrome di Down possano, vogliano e sappiano avere una vita affettiva piena e costruire una relazione profonda e duratura". Ma è possibile: anche attraverso gli opportuni strumenti e supporti (forniti da associazioni, istituzioni e famiglia), è un percorso possibile. Lo conferma l’associazione, sulla quale lavora ogni giorno, promuovendo percorsi di educazione all'affettività ed esperienze di autonomia per ragazzi e ragazze con sindrome di Down.

NON SONO GLI UNICI
Ed è più frequente di quello che si potrebbe pensare. Ricorda Danesi che “Lorena e Simone non sono non sono la prima coppia che nasce e cresce all'interno dell'associazione e che costruisce una vita matrimoniale. Marta e Mauro, una coppia romana, per esempio, sono sposati da più di otto anni, ma ci sono altre coppie che stanno pensando al matrimonio. Non dovrebbe far notizia, insomma, ma essere la quotidianità”.

TRATTARE LE PERSONE DA ADULTE
Al giorno d’oggi le persone con sindrome di Down possono raggiungere livelli di autonomia insperati fino a pochi anni fa: possono lavorare, possono costruire relazioni sociali e sperimentare autonomie abitative. Per tutto questo, dicevamo, sono fondamentali percorsi di supporto che in primo luogo devono avere la collaborazione totale della famiglia. E’ proprio questo l’aspetto che sottolinea Gianfranco Salbini, presidente di AIPD Nazionale, nel caso dei due novelli sposi "I genitori di Lorena e Simone hanno creduto fermamente in loro, li hanno presi sul serio, li hanno trattati da adulti, com'era giusto che fosse - commenta -  Non hanno liquidato il loro amore come un gioco di bambini, come purtroppo a volte accade: ma hanno sostenuto il loro sogno fino a vederlo realizzato”.

SINDROME DI DOWN E AUTODETERMINAZIONE
Che cosa ci dice questo? Che l’autodeterminazione delle persone con disabilità intellettive e sindrome di Down è un obiettivo perseguibile e raggiungibile.” Questa storia ci parla molto del tema dell'autodeterminazione (evidenziato anche nell'ultima Giornata Mondiale delle Persone con sindrome di Down), che può realizzarsi solo se la rete intorno alle persone con disabilità, in particolare intellettiva, partecipa e si mette a disposizione per il suo compimento. All'ultima Assemblea dei Soci AIPD, una delegazione di persone con sindrome di Down ha portato all'attenzione di tutta l'associazione una mozione, in cui è stato esplicitamente richiesto il sostegno degli operatori e delle famiglie per la realizzazione delle loro esigenze, messe nero su bianco con grande consapevolezza. Insomma, le persone  con sindrome di Down sono pronte a mettersi in gioco, tocca a noi tutti sempre di più fare la nostra parte e sostenerle perché questo accada", conclude Salbini

Redazione

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