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Egregio Avvocato Colicchia,
salve, vorrei sottoporre alla Sua gentile attenzione il caso che mi riguarda affinché possa esprimere, se possibile, una rigorosa quanto coerente opinione sulla base della onestà e serietà professionale che contraddistingue tutto lo Staff nel vostro importante lavoro quotidiano.
A tale scopo cerco di essere il più sintetico possibile riassumendo la mia situazione nel modo a seguire:
Essendo iscritto nelle liste delle categorie protette, avendo una invalidità civile per disabilità psichica pari al 46 % , vengo collocato tramite il Coll. Mirato, nel Luglio 2013, a 53 anni, in una grande azienda che vanta qualche centinaio di dipendenti in tutta Italia. Tale disabilità mi è riconosciuta dal 2001a partire dal quale anno sono costretto ad assumere terapia farmacologica a base di ansiolitici, ipnoinducenti, antidepressivi, essendo affetto da un disturbo depressivo maggiore ad andamento cronico (attacchi di panico, esaurimento psichicofisico causati da forte stress lavorativo unito a impegno mentale per portare avanti gli impegnativi studi universitari). Vengo avviato al lavoro in questa azienda sulla base della L. 68/99 con contratto a T.D per una durata di 9 mesi e mezzo come “Segretario di ricevimento e cassa”, addetto indistintamente al turno diurno/notturno con un liv.C2 (ex 4° livello) anche se in 20 di servizio ho rivestito incarichi direttivi grazie alla mia esperienza professionale, passione e la frequenza a corsi specifici nel settore (aggiungo anche che ho una laurea in materie scientifiche).L’azienda, però, più che per le mie competenze, mi ha assunto solo per usufruire degli sgravi fiscali del 100 % e per ottenere anche un bonus aggiuntivo quantificabile in euro 1.000,00 ca, altrimenti non mi avrebbe neanche assunto.

A parte questo, l’importante per me era lavorare per tenermi un po’ attivo, ma sicuramente non nelle condizioni di stress lavorativo in cui mi sono trovato qui ad operare e certamente non in turni notturni massacranti che, sapevo, avrebbero arrecato enorme danno alla mia salute psico-fisica. Durante il rapporto di lavoro, ribadisco i seguenti punti:

1. Innanzitutto l'azienda, senza farmi sottoporre preventivamente a sorveglianza sanitaria da parte del MC, sin da subito mi ha adibito ai turni notturni caratterizzati da compiti particolarmente impegnativi come testimonia la task- list predisposta allo scopo con operazioni da svolgere minuto dopo minuto tramite PC, dalle 23 alle 07 del mattino seguente; la visita di sorveglianza sanitaria mi è stata effettuata solo dopo ben 5 mesi dalla mia assunzione, cioè fine Novembre 2013!

2. Contrariamente ai colleghi al 100% validi che hanno goduto di ferie, riposi, malattie e permessi, non mi sono mai assentato al lavoro e non ho avuto il privilegio di vedermi concedere un solo giorno di ferie.
Comunque senza entrare nel merito dei miei diritti sul luogo di lavoro come invalido civile, faccio presente che durante la predetta visita di sorveglianza sanitaria fatta dal MC, quest’ultimo constatata la natura della mia disabilità, il fatto che ero in terapia farmacologica antidepressiva e con problemi di persistente insonnia e stanchezza cronica fisica e mentale, problemi di sierosa centrale ad entrambi gli occhi, ha ben provveduto, secondo il suo buon senso e serietà professionale, a formulare sul verbale di visita il seguente netto giudizio:

IDONEO CON LIMITAZIONE: NON TURNI NOTTURNI; in quanto egli stesso mi ha ammesso che il ritmo lavorativo cui ero sottoposto, nonché e soprattutto i turni notturni pregiudicavano gravemente ed ulteriormente il mio stato di salute.

Mi aspettavo, però, che l’azienda si adeguasse al giudizio di cui sopra, invece ha continuato a adibirmi come e addirittura più di prima a svolgere detti turni notturni, contravvenendo alle prescrizioni del MC.
Comunque dalla data della predetta visita, passati due mesi senza alcun cambio di mansione, chiamo la Sede per chiedere spiegazioni e il Responsabile del personale con molta superficialità, liquida il discorso con una motivazione che mi ha lasciato molto perplesso e cioè che riguardo a quel giudizio formulato:

IDONEO CON LIMITAZIONE: NON TURNI NOTTURNI, il MC intendeva dire semplicemente che ci sarebbe stato un rischio alla mia salute solo se avessi superato 80 notti riferiti all’anno solare secondo quanto disposto dal d.lgs 81/2008. A tal proposito faccio presente che alla data attuale, in quasi 9 mesi di servizio, ho già svolto ben 72 turni di notte (alla faccia della tutela della salute dei lavoratori in generale e dei disabili in particolare)!

Poiché so per certo che l’azienda ha agito e sta agendo in palese violazione della normativa vigente in materia di tutela della salute dei lavoratori, a maggior ragione se trattasi di lavoratori invalidi, e poiché sono stato sottoposto ad una sola visita sanitaria con la consegna del verbale con l’esito indicato, l’unico che per me ha valore legale poichè non ce ne sono di altri, sarei grato se Voi, in qualità di Legali esperti dei diritti dei disabili, poteste darmi una sincera e corretta interpretazione sulla mancata osservanza di detto giudizio e relative conseguenze.

Non sto a descrivere quali siano le mie attuali condizioni psico-fisiche a seguito dell'enorme stress lavorativo, che sicuramente potete immaginare, ma intendo perciò far valere i miei diritti con ogni mezzo anche attraverso il coinvolgimento di organi di informazione e associazioni di categoria.
La prego vivamente di prendere in considerazione questo mio problema e ringraziando in anticipo per l’attenzione dedicata e per la cortese risposta che vorrete darmi, rivolgo cordiali saluti.
G. I.

 

La risposta dell’avv. Colicchia

 

Buongiorno G.;
la questione da lei esposta è abbastanza articolata e complessa, cercherò, tuttavia, di darle alcune informazioni che potrebbero esserle utili.
La persona disabile con invalidità pari o superiore al 46% che desidera usufruire del collocamento mirato deve essere in possesso di un certificato relativo alle residue capacità lavorative (Invalidità civile, handicap, residue capacità lavorative).
La vigente normativa non prevede nessun esonero notturno diretto per gli invalidi civili o i portatori di handicap gravi o meno.

Infatti, solo un accertamento di idoneità presso l'organismo sanitario di appartenenza competente all'accertamento dell'idoneità lavorativa (C.M.V., C.M.M, ASL, Medico azienda, Comm. INPS, ecc.) può rilevare delle limitazioni lavorative tra cui l'esonero dal lavoro notturno. Questo iter di accertamento può essere intrapreso solo da apposita istanza avviata o dal lavoratore diretto interessato o dal datore di lavoro.

Ciò detto, il datore di lavoro, anche in considerazione di quanto disposto dalla legge 12 marzo 1999, n. 68, attua le misure indicate dal medico competente e qualora le stesse prevedano un’inidoneità alla mansione specifica adibisce il lavoratore, ove possibile, a mansioni equivalenti o, in difetto, a mansioni inferiori garantendo il trattamento corrispondente alle mansioni di provenienza.

L'accertamento delle limitazioni alla mansione può, tuttavia, essere anche un iter rischioso in quanto l'accertamento sanitario può determinare anche la non idoneità lavorativa alla mansione o, in rari casi, totale con la messa a riposo del dipendente o per incollocabilità o per inabilità totale.

Ciò detto sarebbe opportuno chiedere un incontro con il suo datore di lavoro per addivenire ad una soluzione bonaria della situazione evidenziando le problematiche connesse alla sua condizione e cercare di far convergere i suoi diritti con i doveri del suo datore di lavoro.
Spero di esserle stato di aiuto


Cordiali saluti
Avv. Roberto Colicchia


Studio Legale
Avv. Roberto Colicchia
Via Risorgimento Prol.,66 89135 - Reggio Calabria
Via G. Garibaldi, 118/c 91020 - Petrosino (Tp)
email avv.robertocolicchia@tiscali.it
pec roberto.colicchia@avvocatirc.legalmail.it

 

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