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Gentilissimo Avvocato Roberto Colicchia,
sono una ragazza di 25 anni, affetta da ipoacusia bilaterale e impiantata, percepisco la pensione solo da gennaio 2016, dopo anni di “ignoranza” da parte dei miei genitori. Da anni ho un difficile rapporto con loro, aggravato ulteriormente da un problema che ha colpito mio nonno materno, riconosciuto invalido totale a seguito di un ictus cerebrale che gli ha immobilizzato la parte destra del corpo.
Nonostante l’aiuto del terapista e dell’operatore osa, necessita di continue attenzioni, che mia madre non gli presta, in quanto impegnata in una piccola azienda agricola che la tiene lontana da casa per la maggior parte della giornata. Tutte le volte che va in azienda e, quindi, non ottempera alle proprie responsabilità nei confronti del padre invalido, io sono costretta a badare a lui, nonostante io faccia logopedia, sia una studentessa universitaria e sia in cerca di lavoro per cercare di uscire da questa situazione, diventata ormai insostenibile.
Ho anche proposto di assumere una badante o di portarlo in una residenza sanitaria assistenziale, ma si rifiuta per questioni economiche.
So benissimo di essere maggiorenne, però il problema è mio fratello, ancora minorenne.
Le chiedo un consiglio a riguardo, perché vorrei prendere provvedimenti.
Cordiali saluti,
A.G.

La risposta dell'avvocato Colicchia

Gentile A.G.;
in merito al quesito da Lei posto, ci sono una pluralità di strumenti forniti dal nostro ordinamento. Anzitutto l'indennità di accompagnamento, una provvidenza economica erogata a favore delle persone con disabilità riconosciute «invalide civili» nei cui confronti sia stata accertata una inabilità totale per disabilità fisiche o psichiche e che si trovino nella impossibilità di deambulare senza l'aiuto permanente di un accompagnatore o che, non essendo in grado di compiere gli atti quotidiani della vita, necessitano di una assistenza continua.
Orbene il quesito posto pone un serie di problemi, che devono essere analizzati con attenzione. Innanzitutto non entro in merito alle modalità di assistenza e aiuto prestate a suo nonno, da parte di sua madre, in quanto ignoro i fatti in questione. Le rammento, che, quando viene ad esistere un atteggiamento contrario alle normali condotte lecite e diligenti nei confronti di un prossimo congiunto specie nei casi di grave disabilità, vi sono gli organi preposti per denunziare i fatti.
In secondo luogo, posso soltanto evidenziare come di recente l’amministratore di sostegno è una figura sempre più presente in famiglie che non riescono ad impegnarsi per l’assistenza al disabile.
Provi a denunziare il fatto all’Asp più vicina, in modo tale che qualche operatore possa parlare con sua madre per cercare una soluzione.
Spero di esserle stato di aiuto.
Cordiali saluti.
Avv. Roberto Colicchia

 

AVV. ROBERTO COLICCHIA
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