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Buongiorno Avvocato, 15 anni fa lavoravo in una fonderia per ghise special come manutentore elettrico ed elettronico, in seguito alla chiusura dello stabilimento, accettai una nuova collocazione in un'altra azienda, le difficoltà di adattamento si fecero subito sentire per il pressapochismo di quel ambiente che non sto ad elencare. Vivevo già una forte depressione perché dall'inizio della decisione della chiusura della fonderia alla chiusura vera propria, ma in seguito alla decisione della nuova azienda di collocarmi in cassaintegrazione con prospettive di rientro con ruoli di dimensionamento il giorno prima di compiere 37 anni tentai il suicidio in fabbrica tramite impiccagione. Dopo la riabilitazione mai completamente avvenuta perché nuovi fronti spiacevoli come la riforma pensionistica Fornero che mi costringerà al lavoro per 46 anni, con il Job act che mi blocca a restare in quel ambiente per non perdere l'articolo 18 e ora che l'azienda impone a noi tecnici della manutenzione turni durissimi quali sono i 20 turni cioè cicli da 4 giorni di lavoro e uno di riposo su tre turni (notte compresa) resta un week end libero ogni 8 settimane. La mia psichiatra e psicologa mi consiglia vivamente di prendere giorni di mutua, e o prendere la 104. Il problema è caro Avvocato è la patente, temo di perderla (per le medicine che prendo che non provocano sonnolenza in quanto sono stabilizzatori dell'umore) se faccio richiesta della 104 alla commissione medica (ho la patente C + cqc), al di là della vergogna che proverei mi renderebbe la vita impossibile, lavoro a 10K m dal lavoro senza servizi non c'è una pista ciclabile ora che con i venti turni lavoro anche di domenica, la psichiatra mi ha detto dipende molto da chi c'è alla commissione medica, ma io non voglio rischiare anche perché si tratta di una revoca vera propria. Io e i miei colleghi l'abbiamo presa molto male con questa storia dei venti turni anche perché eravamo in 22 per squadra e ora per lavorare anche alla domenica siamo rimasti in 15 e non ce la facciamo più). grazie sig. Avvocato per una eventuale risposta.

 

La risposta dell'avv. Colicchia


Egregio Signore, vanno valutate le capacità della guida alla luce delle disabilità certificate dalla Commissione di accertamento di invalidità civile. Se l'invalido è titolare di patente normale al momento della visita di accertamento di invalidità, la Commissione, se ritiene che le patologie rilevate possano incidere sull'idoneità alla guida, segnala il disabile alla Motorizzazione che procede alla convocazione a visita per valutare la permanenza della capacità di guida e convertire, se del caso, la patente normale in patente speciale. Nella stessa sede verrà stabilita anche l'eventuale obbligo all'uso di determinati adattamenti alla guida.


Avv. Roberto Colicchia

 

AVV. ROBERTO COLICCHIA
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