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Egregio Avvocato,
disabile 100%, architetto impiegato ufficio tecnico comunale, dopo anni di MOBBING e ricorsi varii, approdo finalmente nel 2006 al richiesto TELELAVORO; tutto bene, tranne che per il fatto che, per quanto esplicitato in una clausola contrattuale, la Dirigente insiste nel non volermi riconoscere le spese elettriche presso il mio domicilio [dal 2006 !!!!], spingendomi ancora una volta verso l'ennesimo lungo,  estenuante ed 'emorragico' ricorso.
Come posso oppormi, rapidamente (sigh !!), a questo ennesimo disgustoso sopruso e chiedere il risarcimento? [considerando che ha già fatto "orecchie da mercante" a varie bonarie lettere di sollecitazione di un amico legale].
Può intervenire un  "semplice" Giudice di  Pace, data la evidenza e la linearità del sopruso ?
GRAZIE in ogni caso.
cordiali saluti
C.T.

La risposta dell'avv. Colicchia

Egregio Signore,
con il termine "telelavoro" si intende la prestazione di lavoro eseguita dal/dalla dipendente in qualsiasi luogo ritenuto idoneo, collocato al di fuori della sede di lavoro, dove la prestazione sia tecnicamente possibile con il prevalente supporto di tecnologie dell'informazione e della comunicazione che consentano il collegamento con l'Amministrazione.
Il problema sollevato, relativo alle spese elettriche, deve inquadrarsi analizzando l'art. 6, comma 3, dell'Accordo quadro del 23 marzo 2000, che dispone soltanto un rimborso forfettario di quanto anticipato in consumi elettrici dal dipendente.
Orbene il presente rimborso, o la gestione di tali consumi, deve essere, e può essere, concordata con il datore di lavoro, anche contrattualmente.
Come si evidenzia dal quesito proposto, nel contratto è presente una clausola che fissa le spese relative a consumi elettrici, in capo al dipendente stesso.
Ciò, purtroppo, coscientemente è stato sottoscritto in sede di stipula. Per tale ragione, dunque, non può essere contestato.
Tuttavia, potrebbe essere utile addivenire ad una transazione con il datore di lavoro, anche avendo riguardo a numerose e ormai consolidate stipule contrattuali poste in essere dalle varie amministrazioni in territorio nazionale.
In ultimo, la questione potrebbe essere motivo di ricorso giurisdizionale, dinanzi al Giudice di Pace fino alla competenza legittima, facendo leva sul fatto che il contratto è stato sottoscritto in buona fede, e il progetto lavorativo incentrato su un'attività di comunicazione di rete telefonica, risulta essere gravoso nei Vostri confronti, in quanto i consumi regolari e legittimi richiesti da contratto stipulato risultano illogici e impossibili da sostenere.
Pertanto consiglio un'azione legale (eventuale) in tal senso.
Per qualsiasi informazione evidenzio che il mio studio professionale opera con specialisti in tutto il territorio nazionale.
Spero di esserle stato di aiuto
Cordiali saluti
Avv. Roberto Colicchia

Studio Legale
Avv. Roberto Colicchia
Via Risorgimento Prol.,66  89135 - Reggio Calabria
Via G. Garibaldi, 118/c  91020 - Petrosino (Tp)
email   avv.robertocolicchia@tiscali.it
pec  roberto.colicchia@avvocatirc.legalmail.it

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