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Alla Conferenza Nazionale di Roma, il termine 'tempo libero' e' echeggiato solo in sede di conclusioni.

Per due interi giorni abbiamo vissuto la sgradevole sensazione che le iniziative di "Libero per Tutti" Onlus e della Cooperativa "Libero per Tutti-Free for All" Onlus non interessassero a nessuno: la relazione concordata da oltre un mese con il Ministero della Solidarieta' Sociale nemmeno è stata letta in Commissione, è finita direttamente agli atti.

Poi la ragione, finalmente, ha prevalso. Franco Bomprezzi nelle conclusioni della Commissione Cultura, turismo e sport ha reso reso giustizia a un buon numero di connazionali e dalla sala si e' levato un applauso convinto.

Ma ecco, per tutti i navigatori di www.disabili.com , lumi sul progetto-pilota (in Italia e in Europa) "Libero per Tutti" per l' integrazione dei cittadini disabili tramite il tempo libero, lo sport e le vacanze. Premettiamo che la relazione e' stata elaborata dal Comitato Scientifico di Libero per Tutti, presieduto da Stefania Ucelli Barale.

L'Associazione "Libero per Tutti Onlus" nasce, a livello di intuizione, nell'autunno del 1993. L'anno dopo diventa un'idea compiuta che prende forma e sostanza grazie a un gruppo di operatori sociali e di volontari da tempo orientati a favore dei disabili mentali.

L'impegno di "Libero per Tutti Onlus" è, da subito, favorire l'integrazione sociale dei portatori di handicap mentale garantendo loro l'accesso alle attività di gioco e ricreazione, di sport e di vacanza. Questo attraverso servizi di supporto alle famiglie nell'ambito del Respite Care Service, il servizio di tregua.

In altri termini l'associazione, sugli orientamenti statunitensi posti in essere intorno agli anni Sessanta, organizza il tempo libero dei disabili mentali garantendo ai familiari un po' di respiro, cioè tempo da dedicare a loro stessi.

Il tempo libero è lo scenario all'interno del quale si svolgono attività sportive, uscite infrasettimanali, cene e attività ricreative, laboratori teatrali e di arte terapia, week end in cascina e soggiorni di vacanza in Italia e all'Estero. E il dinamismo di chi lavora in associazione, anche di intenti, conferma la grande attitudine di "Libero per Tutti " agli spostamenti e alle vacanze, ma senza possibilità di equivoco. Chi ci scambia per un'agenzia di viaggi sbaglia grossolanamente. Siamo un'associazione di volontariato che si avvale dell'aiuto di qualificati operatori specializzati, spesso da noi formati, che fanno riferimento a una Cooperativa Sociale, emanazione "di famiglia" (si chiama "Libero per Tutti- Free for All arl).

La Cooperativa lavora in modo continuativo con i ragazzi disabili e predispone, dopo un periodo di osservazione e conoscenza, il progetto individuale da proporre a chi ne deve usufruire e alla sua famiglia. Nasce così, con grande attenzione, la progettualita' che miscela sport e tempo libero con l'obiettivo di ottimizzare anche un soggiorno di vacanza articolato in turni di una o due settimane.E ora, da poco meno di un anno, ci rivolgiamo anche ai portatori di handicap fisico, ma questo e' un campo ancora tutto da scoprire per noi.


L'idea di tempo libero per il disabile mentale nasce per valorizzare le relazioni tra le persone, e' di estrazione psicoanalitica, ma occorre un momento di attenzione: gli psicoanalisti non si occupano di riabilitazione, né tantomeno di disabilità. E ancora: la psicogenesi tratta soggetti psichici che possono, con trattamenti adeguati, raggiungere la guarigione. Non i cronici, non i disabili. Mutuando dai nordamericani, che tutto hanno inventato, persino lo sport per i disabili, abbiamo copiato. I nordamericani non si sono occupati di tempo libero, ed è per questo che il tema è sottosviluppato.

Non esiste una riflessione sociologica sul tempo libero dei disabili, in particolare dei mentali, esistono solo modalità che inducono attenzione, possibilità di copiare, cercando di non sbagliare.

Le vacanze che noi promuoviamo privilegiano l'integrazione. Abbiamo dovuto affrontare la necessità di creare figure professionali, di plasmare gente a misura di "Libero per Tutti", non i soli volontari che pure ci danno una gran mano.

Cosi' frequentiamo alberghi e villaggi, ma usufruiamo anche di case-vacanza per intero gestite da noi, oppure di strutture residenziali, per soggiorni che non superano mai le due settimane. Per noi il rapporto 1-1 fra chi assiste e la persona che usufruisce di attenzioni non dipende solo dall'assegno di accompagnamento. E' una scelta che va oltre.
Un esempio, le cene a casa dei soci che prefigurano, da parte dei disabili e degli accompagnatori, lo stesso rapporto che interviene fra ospiti e ospitati.

Poi c'è lo sport: correre è un fatto particolare per un disabile, per comodità prendiamo ad esempio un giovane autistico, è una potenzialità canalizzata. E' utile per elevare la sua autostima, per fondare meglio la sua identità. Noi siamo andati oltre, abbiamo cercato gli sport di scambio, che sono più difficili e perciò più riabilitativi. Il calcio a 5 è solo un buon esempio, se giocato con i normodotati e con un regolamento drastico: i gol dei normodotati non valgono, ai fini del punteggio finale della partita. Lo sport, per fortuna, privilegia le regole, le modalità, i condizionamenti buoni. Per questo va rivalutato per interno nel suo ruolo, perché no, riabilitativo. Anche in senso sociale. Una volta si parlava di massaggi, di idroterapia, il termine terapia entrava dappertutto. Noi facciamo sport come gli altri, insieme agli altri e questo valore ideologico - la parità, cercata, non sempre trovata - per noi è riabilitazione, in chiave moderna, attuale.

Non andiamo, insomma, a fare palla-terapia, andiamo a giocare a calcio. Insegniamo, e lo faremmo volentieri anche con i normodotati, soprattutto i tifosi, la relazione con gli altri. Non facciamo musico-terapia con un gruppo di disabili mentali aggiunto a un gruppo di volontari che presenta anche un gruppo di educatori in psicologia. Noi facciamo un'orchestra o se preferite un coro. E spesso ci riesce di imparare a giocare bene. Perché giochiamo tutti, non solo i quelli diversamente abili.

Non dimenticate Schlopper. Quando gli chiesero se nel suo centro facessero ponyterapia, rispose "i miei ponies stanno benissimo, grazie".


Paola Banone| liberamente@iol.it |

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