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Il rugby e' uno sport maschio. Occorrono forza fisica, intelligenza, piena efficienza fisica. Ci si allena per superare ed intimidire l'avversario, per dimostrarsi piu' aggressivi, in una parola, per vincere. Certo, resta uno sport corretto e cavalleresco, ma pur sempre una disciplina di contatto. A parte il fatto che ora c'e' anche il rugby in carrozzina, presente anche alle ultime Paralimpiadi, e' stata la nazionale italiana che sta partecipando in queste settimane al Sei Nazioni a dimostrare che il rugby puo' essere invece uno sport per tutti.


Anche per Luca D'Alessandro , 16enne studente di Montopoli di Sabina, in provincia di Rieti. Luca e' bloccato dalla nascita sulla sedia a rotelle da una tetraparesi spastica. Eppure basta guardare le immagini che fanno il giro del mondo, con gli azzurri schierati a centro campo prima del calcio d¹inizio, per accorgersi che anche Luca sta disputando un suo personale Sei Nazioni.


Tre anni fa, infatti, Luca conosce Georges Coste, allora allenatore dell'Italia, grazie ad un altro tecnico francese, Guy Pardiès, che seguiva il fratello di Luca nelle giovanili della Roma. Coste dimostra subito simpatia per il ragazzo, e lo invita a seguire la squadra nella trasferta in Galles (e' il febbraio del '98). E cosi', nel mitico stadio di Llanelli, a bordo campo c'e' anche lui, ed a fine gara riceve in regalo una maglia dai giocatori. Da allora il rapporto si e' consolidato sempre piu', tanto che la Federazione, quando riesce, offre a Luca il viaggio aereo con la squadra e qualche altra agevolazione, e lui e' felice.


Anche nella lotta contro la malattia il ragazzo ha fatto passi in avanti notevoli, racconta papa' Pietro: progressi motori e psicologici. Tanto da rinviare un'operazione chirurgica al piede gia' programmata, perche¹'coincideva con le date del Sei Nazioni, del quale Luca e' mascotte ufficiale, sempre al fianco dei giocatori nel momento dell'inno nazionale, quando si canta tutti insieme "Fratelli d'Italia". Una "convocazione" alla quale non si puo' di certo rinunciare.


La simpatia nei suoi confronti si e'trasmessa anche all'attuale allenatore, il neozelandese Brad Johnstone, che non ha interrotto questa "tradizione", che vede come protagonista un ragazzo 16enne innamorato dello sport e della maglia azzurra. Al Flaminio, prima di Italia-Irlanda, Luca era li', tra il capitano Alessandro Moscardi e l'arbitro sudafricano Jonathan Kaplan, mentre il ministro Giovanna Melandri passava in rassegna la "truppa": il ministro ha incrociato uno sguardo fiero ed orgoglioso, e subito dopo Luca si portava la mano al petto. Parte la musica, lui ed i suoi "compagni" di squadra cantano l'inno. Al termine, maglia azzurra regolamentare sulle spalle, i giocatori lo spingono a bordo campo, ma e' come se Luca giocasse in mischia fino al fischio finale. Gli applausi a scena aperta sono anche per lui. Sabato 17 febbraio, davanti ai 75.000 del catino di Twickenham , a Londra, si replica contro l'Inghilterra.

Federico Fusetti - federico@disabiliforum.com

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