Ha senso questo Primo Maggio caratterizzato da disoccupazione e inaccessibilità del lavoro?
€˜Io sono sorda e laureata‑¬¦attraverso le categorie protette mi dicono che sono troppo qualificata, altrimenti‑¬¦mi dicono che sono sorda‑¬¦!‑¬
Abbiamo chiesto ai nostri lettori quale possa essere il senso di un primo maggio all’insegna della disoccupazione, e di un primo maggio per chi, in quanto disabile, in Italia non ha mai trovato il lavoro. E le risposte, come quella che avete appena letto, sono davvero scoraggianti. Chi si lamenta delle ingiustizie subite, chi ironizza sulla condizione di schiavitù‑¬¦i lettori si sono scatenati su facebook e sul forum.
La realtà è che in Italia i disabili non hanno accesso al lavoro. La disabilità nel 2010 viene ancora percepita come un ostacolo insormontabile, a prescindere dalle capacità reali che la persona con disabilità può offrire al mercato del lavoro.
In questi mesi ci siamo occupati spesso di inserimento lavorativo di persone con disabilità intellettive e di quanto un lavoro debba essere il punto di partenza per una vita dignitosa e indipendente. In particolare vi abbiamo raccontato dell’entusiasmo con il quale i ragazzi con sindrome di down approcciano all’attività lavorativa, e di chi ha creduto in loro.
Le esperienze positive sono però sempre troppo poche, se sommate a tutto quel filone di polemica che ha colpito i lavoratori che godono dei permessi per assistere i congiunti disabili.
Le norme per l’assistenza sono state ristrette, poi smentite e bloccate.
Ciò che però resta di vero è che intorno a questo argomento c’è una grande confusione: chi utilizza i permessi per lavorare meno, chi invece arranca per riuscire a prendersi cura dei propri figli (o genitori) senza finire su lastrico.
Buon primo maggio a tutti.
Per approfondire:
Lo speciale LAVORO DISABILI
DOWN? AL LAVORO IN PIZZERIA E PRESTO UN ALBERGO ETICO
Ilaria Vacca