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AVVENTURA SULL'ORIENT-EXPRESS

Il treno si fermò e salirono due nuovi passeggeri
Era evidente che entrambi, visto lo scarso bagaglio, non andavano lontano e sarebbero scesi dopo poche fermate.
La donna aveva solo una valigia ed un borsone, troppo poco per un viaggio lungo.
Non era né bella né brutta, non le si poteva dare un'età, indossava jeans troppo larghi ed un lungo maglione che impediva di capire se era robusta o solo troppo ingoffata, il viso era ben truccato e stonava con l'abbigliamento casual, avrà avuto poco più di 30 anni, ma avrebbe potuto averne di più o di meno, quando il giovane che le era accanto si offrì di aiutarla a tirare su la valigia, il sorriso che gli rese la fece apparire poco più che ventenne.
Il giovanotto invece non poteva passare inosservato, il vestito troppo elegante.
Per un viaggio in treno, le scarpe e la cintura di coccodrillo, da soli lo avrebbero fatto notare a chiunque, per di più era bello, una bellezza da gigolò forse, ma senza dubbio bello, il corpo perfettamente proporzionato sorreggeva una testa con lunghi capelli biondi sapientemente spettinati, gli occhi erano grandi ed espressivi, le sopracciglia non troppo sottili né troppo folte, il sorriso sfrontato e l'aspetto maschio avrebbero fatto il tormento di qualsiasi ragazza e la gioia di qualsiasi gay.
Era evidentemente straniero e, cosa stranissima, non aveva bagaglio.
La donna si accomodò nel primo scompartimento che trovò libero e si immerse subito nella lettura di una strana rivista straniera, sembrava assorta nel fare esercizi di chissà cosa perchè, dopo aver riflettuto un po', sfoderava una specie di pennarello e faceva strani segni sulla rivista.
Il ragazzo invece cominciò a passeggiare su e giù per il treno, sembrava tranquillo, ma lo sguardo era attento e contrastava col sorriso stampato sulla bocca.
Poco dopo il giovane entrò nello scompartimento di Elisa, così si chiamava la donna che era salita con lui in treno.
I due si sorrisero, Elisa, alzò gli occhiali mettendoli a mo' di cerchietto sulla testa e trattenendo i lunghi lucidi capelli neri.
Anche in quel momento sembrò giovanissima mostrando due occhioni grandi, ben truccati ed un po' maliziosi.
Il giovanotto le disse di essere ungherese e di chiamarsi Alex.
Poco dopo vi fu un po' di trambusto sul treno, un passeggero sosteneva di essere stato derubato, gridava che aveva molto denaro nel portafogli e che il portafogli era sparito assieme al suo orologio.
Poco dopo tornò la quiete, forse il passeggero aveva ritrovato il suo portafogli.
Elisa guardò il giovane senza valigia, lo guardò a lungo, troppo giovane, troppo bello, troppo ben vestito, tutto era troppo in lui. Pensò.
Ma non era certo un figlio di papà e non era un uomo d'affari, concluse tra sé
Poteva essere un musicista, un attore, gli chiese come mai non aveva bagaglio e che cosa facesse nella vita.
Il giovane, in pessimo inglese borbottò qualcosa riguardo alle valigie ed un aereo, ma Elisa non capì nulla della sua spiegazione e, poco dopo , rinunciò  a quella difficile conversazione.
Finse di addormentarsi e continuò a pensare al passeggero derubato e al giovane seduto di fronte a lei.
Istintivamente palpò il marsupio che aveva sotto il largo maglione, dove aveva riposto il denaro ed i documenti e, rassicurata, si rimise a scarabocchiare la sua rivista.
Quando rialzò gli occhi il giovane era sparito.
Probabilmente era sceso alla fermata del treno, le sembrava che il treno si fosse fermato ancora, ma, assorta com'era nei suoi esercizi, non vi aveva fatto troppo caso.
Poco dopo sentì che sul treno stava accadendo qualcosa, alla fermata era salita la Polizia, stavano controllando tutti i passeggeri, era sparita anche una valigia ed una 24 ore ad un altro passeggero.
Elisa non aveva dubbi, ad alleggerire i passeggeri del treno era stato il bell'Alex, che si era prudentemente dileguato.
Il treno fu perquisito tra le proteste ed i commenti di tutti, non fu ritrovato nulla.
Quando l'avevano interrogata Elisa non aveva nominato il giovane, d'altro canto non era neppure certa che fosse stato lui, anche se ne era intimamente convinta, e poi era sceso e svanito nel nulla, era inutile parlarne, aveva pensato.
Tornando nello scompartimento quasi non le venne un mancamento vedendo il giovane seduto allo stesso posto come se non si fosse mai mosso di lì.
Possibile che non lo avessero visto?
Possibile che non lo avessero perquisito?
Certo aveva nascosto la refurtiva da qualche parte.
Elisa sorrise suo malgrado pensando allo smacco dei poliziotti ed alla faccia tosta del giovanotto.
Probabilmente era un ladro, ma certo era in gamba ed abbastanza coraggioso.

 


Elisa si accorse di guardare Alex con troppa insistenza, si girò verso il finestrino e finse di guardare il paesaggio, non si sentiva a suo agio a dividere lo scompartimento con quel ragazzo, non avrebbe potuto dormire, per paura di essere derubata, non poteva fare conversazione, non sarebbe riuscita a studiare con la dovuta concentrazione.
"Ma perché non se ne era andato, quando se ne era presentata l'occasione?!".

In quel momento la porta dello scompartimento si aprì ed un funzionario di Polizia entrò, accompagnato dal bigliettaio
Senza troppi preamboli si rivolsero al giovane e gli chiesero di lasciarsi perquisire e di consegnare i documenti, Alex in quel momento le sembrò che perdesse per un attimo il suo sguardo sfrontato e diventasse quello che probabilmente era, un ragazzo troppo bello e troppo solo per la sua età.
La pregarono di uscire un momento, passandogli accanto, Elisa sentì l'impulso di sfiorare la mano del giovane che protestava sempre più energicamente; prima di uscire lo guardò negli occhi e sorrise come a infondergli coraggio, lui fece un'impercettibile occhiolino in segno di ringraziamento.
Elisa andò al bar con un senso di tristezza, il funzionario di Polizia l'aveva disturbata coi suoi modi autoritari ed arroganti, il ragazzo le faceva pena e rabbia, ordinò un caffè che lasciò raffreddare sul bancone.
Quando infilò le mani nella borsa per pagare il caffè, sentì un oggetto estraneo sotto le sue dita, prima di decidersi a tirarlo fuori lo palpò e guardò dentro alla borsa, era un astuccio di plastica rossa.
Elisa era certa che non fosse suo, pagò il caffè e si diresse velocemente verso la toilette, doveva assolutamente vedere cosa conteneva.
La toilette era occupata e l'attesa le sembrò lunghissima.
Continuava a toccare l'astuccio cercando di capire cosa avrebbe potuto contenere.
Finalmente la porta della toilette si aprì e lei le fu possibile entrare.
L'astuccio conteneva del denaro, delle carte di credito, una vecchia foto di una donna bionda, la foto era consumata, la donna aveva uno sguardo dolce rassegnato e stanco allo stesso tempo, il sorriso era triste, il viso faceva immaginare una bellezza sfiorita per gli stenti e la fatica, una bellissima donna, invecchiata anzi tempo.
Qualcuno bussava alla porta della toilette.
Quanto tempo era rimasta lì a guardare quella foto?
Rimise tutto nell'astuccio ed uscì frettolosamente, scusandosi.
Nel corridoio incontrò nuovamente il funzionario di Polizia, avrebbe dovuto consegnargli l'astuccio e dirgli dei suoi sospetti, ma quando lui le si rivolse per domandarle se il giovanotto non si fosse mai allontanato dallo scompartimento si meravigliò nel sentire la sua voce che rispondeva candidamente: "Non mi pare, a dire il vero mi ero appisolata un momento, ma se si fosse mosso lo avrei sentito probabilmente".
L'astuccio le bruciava tra le mani ed aveva paura, tuttavia sfoderò uno dei suoi migliori sorrisi
E guardò il funzionario direttamente negli occhi.
Il funzionario abbassò lo sguardo e borbottò qualcosa di incomprensibile prima di lasciarla passare.
Tornata nello scompartimento vuoto cominciò a riflettere sul suo strano comportamento.
Aveva aiutato un ladro, aveva nella borsa del denaro rubato e non lo aveva consegnato, quel ladro l'aveva coinvolta facendole rischiare un'accusa per complicità e lei era lì a pensare come restituirgli la foto di quella che pensava fosse sua madre.
Dal tascone del borsone s'intravedeva un pezzo di carta rosa.
"Che avesse infilato qualcosa anche lì?".
Elisa cominciava ad arrabbiarsi: "Questa poi era davvero troppo!".
"Ma quando l'aveva fatto? Possibile che non si fosse accorta di nulla?".
Si sentì stupida nel tirar fuori una patente del giovane che sembrava sorriderle dalla foto.
Il nome era Gregorj.
Che fare ora?
Il treno stava per arrivare alla stazione dove l'aspettava sua sorella, mancavano circa 45 minuti, avrebbe dovuto fare qualcosa, ma cosa?
La porta dello scompartimento si aprì ed una signora anziana chiese se poteva entrare.
A malincuore Elisa acconsentì, avrebbe preferito restare sola a riflettere.
La donna anziana la ringraziava e le spiegava che nel suo scompartimento c'erano due ragazzini che non le facevano prendere sonno, che il viaggio era lungo, che andava a trovare la figlia… bla bla bla
Elisa non l'ascoltava, le sembrava di aver udito la voce di Alex o Grgorj o come diavolo si chiamava.
Il cuore le batteva forte, era proprio lui, sorridente come sempre.
Le si avvicinò guardandola con aria da cucciolo che chiedeva perdono.
Elisa prese l'astuccio e la patente e glieli porse cercando di non farsi vedere dall'anziana donna.
Lui fece sparire il tutto in un attimo e, vedendola pronta per scendere, l'aiutò con la valigia.
Avrebbe voluto parlargli, avrebbe voluto sentire la sua storia, fargli la predica magari, ma la vecchietta non dormiva.
Il treno si fermò, la porta si aprì ed Elisa scese, anche Alex scese con la sua valigia, poi all'improvviso si chinò e la baciò sfiorandole le labbra ed infilandole qualcosa in mano.
Stava per dire qualcosa ma Alex era già risalito sul treno che stava per ripartire e sua sorella la stava chiamando a gran voce.
"Elisa, ma sei sorda? È un'ora che ti chiamo! Com'è andato il viaggio?chi era quel fusto che ti ha portato giù la valigia?Mi è sembrato che ti baciasse! Possibile? Dai, racconta cosa ti è capitato? Sull'Orient-Express accadono sempre cose emozionanti!".
La sorella di Elisa sembrava un fiume in piena, eccitata e felice com'era
di vederla.
 Elisa stringeva la cosa che Alex le aveva infilato in mano.
Era il suo orologio!
"Che figlio di p…" esclamò.
"Allora racconta…", incalzava sua sorella.
"Niente, non è successo niente, ho studiato e dormito tutto il viaggio".
"E quel fusto?".
"Mi ha solo aiutato con la valigia!".
"Ma era con te nel tuo scompartimento?".
"Sì".
"Mi è sembrato ti baciasse!"
"Non mi ha baciato nessuno, te lo sei sognata sorellina, hai troppa fantasia!".
"Non è successo niente", continuò a dire più a se stessa che alla sorella che non nascose
la sua delusione.
"Se ci fossi stata io su quel treno con un ragazzo così sarebbe successo qualcosa sta pur certa!".
Elisa sorrise e cambiò discorso.

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