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IL PAPA' DI SAMUELE

CAPITOLO 3
CARLO E GLI HANDICAPPATI

Carlo è un mio compagno di scuola, non mi è molto simpatico perché disturba sempre quando la maestra spiega e scherza la Lucia che è un po' cicciottella.
E' sempre in castigo dietro alla lavagna o fuori dalla classe, ma la mamma dice che devo provare ad essere suo amico: può darsi che lui si comporta così male, solo perché non si sente capito dagli altri!
Allora ho deciso di invitare anche lui alla festa per il mio compleanno (a proposito, ho compiuto nove anni) che abbiamo fatto in giardino, così potevamo giocare.
La mamma ha preparato una torta con su scritto: "Buon compleanno Samuele".
Pensa che il papà è arrivato in giardino con la torta sulle gambe, mentre la mamma lo spingeva: c'erano anche le candeline accese ed io mi sono un po' commosso. I miei compagni di scuola si sono messi tutti intorno al papà, che non poteva appoggiare la torta sul tavolino, battevano le mani, strillavano, io non capivo più niente ma ero proprio contento! Purtroppo è arrivato il Carlo, si è messo davanti al papà, l'ha guardato dalla testa ai piedi  e si è messo a strillare:
<< Il papà di Samuele è handicappato!>>
<< Il papà di Samuele è handicappato!>>
I bambini hanno smesso di cantare, c'era solo silenzio, io mi sono sentito tanto triste!
Non sapevo proprio cosa dire, ho guardato la mamma che stava per parlare, ma il papà, con la torta ancora sulle gambe ha girato la carrozza verso il Carlo e gli ha detto:
<<Come ti chiami?>>
<<Carlo>>
<<Tu sai cosa vuol dire essere handicappati?>>
<< Certo che lo so, vuol dire essere come sei tu!>>
<< E come sono io?>>
<< Sei seduto, hai la carrozzina, non puoi essere il papà di Samuele, gli handicappati non si possono sposare, quindi non fanno neanche i bambini!>>

Il papà stava per spiegargli che non era giusto quello che aveva detto, ma lui era già scappato via, non ha più voluto ascoltarlo. Sono rimasto male, mi è anche venuta voglia di piangere (e di picchiare il Carlo). Perché il Carlo ha detto tutte quelle cose brutte, perché non deve credere che io sono veramente il figlio di mio papà?
I miei amici si sono dimenticati subito di quello che era successo, ci siamo messi a mangiare la torta, abbiamo fatto dei giochi e la festa è continuata.
Quando sono andati via tutti, il papà mi ha fatto salire sulle sue gambe (mi piace stare sulla carrozza col papà, perché andiamo velocissimi!) poi mi ha portato in cameretta.
Lo sapevo che voleva parlarmi e io aspettavo che mi diceva qualcosa.
<<  Mi dispiace per quello che è successo Samuele>> ha detto papà
<< A volte i bambini dicono cose di cui non conoscono il significato, come nel caso del tuo amico Carlo>>
<< Carlo non è un mio amico! E' solo uno scemo!!>> ho detto io

Allora il papà mi ha guardato con la faccia che mi fa sempre quando dico qualcosa che non va e ha ripreso il suo discorso:

<< Carlo non è un bambino cattivo, solo, probabilmente, nessuno gli ha spiegato che esistono anche delle persone che come me non camminano. Per gli adulti è difficile parlare dei "disabili">>
<< I disabili sono le persone che non possono camminare papà?>> gli ho chiesto io << Ma Carlo ha detto che tu sei un Handicappato!>>
<< Sì Samuele, gli "handicappati" o "disabili" sono le persone come me. Purtroppo questa parola che vuole dire, che una persona non può fare delle cose, come camminare, vedere, sentire oppure pensare come tutti, perché ha una malattia o si è fatto male, viene usato quasi come per prendere in giro qualcuno, per offenderlo o farlo sentire diverso.>>

E' stato come svegliarsi da un sogno: io non ho mai pensato, fino a quando il Carlo ha detto quelle cose sul papà, che le persone, anche i bambini, possono divertirsi a scherzare chi non cammina, è cieco o sordo! E poi non il mio papà che è sempre buono e gentile con tutti e solo perché è seduto in carrozzina!
Questo discorso mi ha incuriosito così gli ho fatto tante altre domande:
<< Papà perché mi hai detto che i grandi non sanno parlare dei disabili?>>
<< Credo che non sappiano cosa dire, perché probabilmente, anche a loro non è stato spiegato nulla sulle persone handicappate, sulle loro difficoltà, ma anche sulle loro capacità. Per esempio, io lavoro, guido la macchina, gioco con te a pallacanestro; certo, non posso correre su un prato, ma faccio tutto ciò che posso per essere un buon papà! Carlo non ha colpa se nessuno gli ha insegnato a non avere paura di chi ha un aspetto, un linguaggio, un modo di muoversi diverso da quello che siamo abituati a vedere negli altri! Perché non provi tu a spiegare a Carlo che non hai un papà così diverso dal suo?>>

"Io non sono tanto sicuro che il Carlo mi capisce se gli parlo di queste cose, ma visto che nessuno gliele ha spiegate, ci provo, altrimenti quando è grande non sa spiegarle ai suoi bambini!! E magari, se le capisce bene può spiegarle anche ai suoi genitori!
Il mio papà è proprio un genio!"

Mi sono sentito più contento dopo la chiacchierata con mio papà! Ho capito che devo sempre chiedere ai miei genitori (o se non possono rispondere, a chi ne sa più di loro, anche se non è il mio caso!!) il significato delle parole che non so, altrimenti, come il Carlo, posso fare confusione e credere a delle cose che non sono vere.

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