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VITA da CANE
Favola

Nunzio Cocivera
Sito web www.pegaCity.it/10172

C’era una volta un cane che viveva tutto felice presso una famiglia, lo trattavano bene, gli davano cibi ottimi, lo portavano a spasso e lo coccolavano tutti.
Il cane voleva tanto bene ai suoi padroni, loro lo portavano dal parrucchiere per cani e lui era tanto bello, ai concorsi di bellezza arrivava sempre primo e i suoi padroni vinsero tanti trofei, coppe, medaglie, diplomi.

Passarono alcuni anni e il cane invecchiò, perse il suo bell’aspetto; i suoi padroni lo volevano abbandonare, si partì per la campagna, una trentina di chilometri, arrivati scesero e stettero lì per un po’, al momento di partire lasciarono il cane a terra.
Il povero cane pensò: “mi hanno dimenticato” e corse dietro la macchina finché poté, abbaiando per farsi sentire, ma la perse e il cane preoccupato che i suoi padroni lo avessero perso, piano piano prese a cercare la strada di casa e, cammina, cammina, dopo due giorni di stenti, stanco e affamato, vide di nuovo la sua casa, contento raccolse le forze e si fece quei metri correndo felice, arrivò dietro la porta e si fece sentire tutto felice, ma i suoi padroni non erano felici come lui e lo scacciarono; lui scappò via ma appena richiusero la porta tornò dietro ad essa a guaire senza capire perché lo trattassero così e dopo averlo scacciato dieci, venti volte, infine il suo padrone lo chiamò, lo rimise in macchina, prese l’autostrada e, fatti tantissimi chilometri lo lasciò in un posteggio senza fargli capire che voleva abbandonarlo un’altra volta.
Il povero cane cercò di nuovo la via di casa, sempre pensando che fossero in pensiero con lui e, cammina cammina, schivando continuamente le macchine e i camion che sembravano volerlo travolgere a tutti i costi.
Ma il povero cane si perse, non trovò più la via del ritorno e vagò per giorni e giorni, mangiando rifiuti o addirittura non mangiando, in quell’autostrada finché una macchina lo investì e gli ruppe una gamba: il povero cane, stanco e ferito, lasciò l’autostrada e vagò ancora per giorni, per campagne, paesi, scacciato da tutti a legnate e pietrate, ma non trovò più la via di casa, la sera si lasciava cadere dov’era e si trascinava appena.

Una di quelle sere cadde in un fossato, cercò disperatamente di uscire, poi stanco si lasciò cadere e si addormentò; la notte fu svegliato da una pioggia gelida, cercò con tutte le sue forze di uscire da quel fosso, ma le sue tre gambe scivolarono su quelle pareti e più provava, più scivolava: il fosso si riempì di acqua ed il povero cane, ormai era convinto di dover morire.Chiuse gli occhi.. 

Si risvegliò piano, sentì un tepore, una mano lo accarezzava, stava sognando, si fanno bei sogni prima di morire pensò.
Senti una voce di bambina che chiamava: "Papà si muove, si sta svegliando, vieni".

"Ciao cagnolino"... un’altra mano lo accarezzò...

Aprì completamente gli occhi, era su un divano, aveva la gamba ingessata , era pulito...

Aveva una bella bambina bionda accanto, un uomo e una donna intorno...

Dunque non era un sogno, era confuso, felice, mosse la coda sollevò la testa, cercò quella mano la leccò...
"Sai - continuò la bambina - ti ho trovato quasi morto, ti abbiamo fatto le flebo... sai, il veterinario ha detto, può farcela! Sono felice sei il mio cane ora. Ci vorremmo bene lo so...". 

Nunzio Cocivera

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