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Tipografia
Copertina del libro
Marinella Raimondi: "Cosa importa se non posso correre"

Non può correre. Non può nemmeno camminare, né parlare, lavorare, accarezzare: la Sla glielo impedisce. Ma può ancora scrivere, e soprattutto pensare, ascoltare e ricordare. Può ancora vivere.

Si tratta di Cosa importa se non posso correre, di Marinella Raimondi, in uscita per Mursia (pp. 208, euro 12,00). Un libro scritto unicamente grazie ai movimenti delle ginocchia, unica parte del corpo che ancora risponde alla sua volontà , e a un software altamente personalizzato.

Non è un libro sulla malattia, non è propriamente un libro di memorie. Raccoglie riflessioni e ricordi, vividi e colorati. Momenti intensi del suo essere bambina, giovane donna, mamma e nonna.
Il continuo interrogarsi sulla vita, senza smettere di rispondersi che cos'è importante. L'amore, il senso della vita. Amore fatto di mani, di sguardi, di voci, di silenzi. E le lacrime, l'impotenza, l'angoscia. Ma mai la solitudine disperata.

Così si racconta: si scaglia violentemente contro il "mostro televisione", che ammalia e incanta fino all'oblio, che impedisce la comunicazione anche a chi può ancora parlare. Si commuove di forte alla capacità empatica dei nipoti, che la vedono semplicemente come la nonna, che va a spasso sul passeggino come loro. Si lascia andare ai ricordi e torna bambina in una Milano quasi irriconoscibile, affascinata dai racconti della nonna e pervasa dalla curiosità delle scoperte quotidiane. Ripercorre la sua infanzia e la sua giovinezza, gli anni dell'insegnamento. E riflette sulla malattia, che è arrivata così, senza preavviso, senza lasciarle il tempo nemmeno di abituarsi all'idea‑¬¦ammesso che sia possibile abituarsi a un'idea come quella di dipendere completamente dagli altri.

Non può ovviamente esimersi dalla riflessione sulla tragicità delle vicende di Piergiorgio Welby ed Eluana Englaro ricordandoci che in questo paese non si può morire. Né in modo consono, né opportuno, né dignitoso. Ma si può essere uccisi dall'indifferenza, dalla stupidità e dall'ignoranza. Pur definendosi innamorata della vita considera la possibilità dell'eutanasia in espressione di civiltà e rispetto nel confronti dell'essere umano.

Non c'è presunzione in questo libro. Può la mia esperienza essere di qualche utilità a qualcuno? scrive Marinella Non so, perché il rapporto di ognuno con la vita è assolutamente personale e così individuale da poter essere modificato solo dalle proprie esperienze e non da quelle degli altri. Quel che vorrei trasmettere, senza insegnare niente a nessuno, è che in ogni momento della vita può esserci gioia e serenità , ogni situazione può essere rivista e rivalutata, ogni occasione può essere portatrice di valore. La mia vita a metà è completa, perché la metà che io vivo è quella che ha senso e dà senso all'esistenza.

Marinella ha ricevuto il premio Montale per la narrativa nel 2005, negli anni successivi è stata insignita di numerosi titoli onorifici, che ha finalizzato alla raccolta di fondi da destinare alla AISLA.


Per info:

http://www.mursia.com/
AISLA- Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica


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Ilaria Vacca

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