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la_pietra_scartata€˜Bisogna aiutare la società a riflettere sui suoi modi di interpretare le situazioni di disabilità ‑¬


Abbiamo intervistato Stefano Toschi in occasione della presentazione dello spettacolo teatrale La Pietra Scartata.
Quest’opera è dedicata alla disabilità vista come debolezza, che diventa però un’opportunità . Così come Juri Roverato (protagonista dello spettacolo) trasforma la propria disabilità in danza, altrettanto fa Stefano, che scrivendo sulla disabilità trasforma la propria debolezza in forza.
Stefano è nato a Bologna nel 1959, ha conseguito la laurea in filosofia con una tesi sulle lettere di S. Paolo e non ha mai smesso di scrivere.
Collabora da diversi anni con l’Ufficio Catechistico Nazionale nel settore €˜Catechesi per disabili‑¬. Dal 1989 ha raccolto attorno a sé un gruppo di persone che si è dato il nome di €˜Beati noi‑¬ e che nel 2003 si è costituito Associazione senza fini di lucro iscritta nell’Albo delle Associazioni di Volontariato della Provincia di Bologna. Da anni offre la sua esperienza e le sue riflessioni sull’handicap attraverso articoli e interventi in diverse città italiane.

Stefano lei scrive da molti anni, anche per il Centro di Documentazione sull’Handicap di Bologna. Quando ha iniziato a scrivere e perché?

La mia collaborazione con il Centro di Documentazione sull'Handicap risale alla metà degli anni '80. La caratteristica di quel Centro bolognese è che si occupa del problema dell'handicap dal punto di vista culturale, non assistenziale. È vero che le persone disabili hanno diritto all'assistenza, ma bisogna anche aiutare la società a riflettere sui suoi modi di interpretare le situazioni di disabilità . Pur non essendo stato tra i fondatori del CDH, ne ho conosciuto i principali artefici, tra i quali ci sono molti miei amici come Claudio Imprudente e altri. Negli anni in cui stavo finendo l'università (mi sono laureato in filosofia nel 1987) ho cominciato a collaborare con le riviste pubblicate dal CDH, appunto perché condividevo - come tuttora condivido - il suo impegno per diffondere una nuova cultura dell'handicap, cioè una visione positiva delle persone con deficit. I pregiudizi sono molto forti ma sulla scena pubblica compaiono spesso personaggi che nella loro disabilità mostrano risorse impensate e soprattutto trasmettono una forte carica umana e morale. Pensiamo all'atleta Oscar Pistorius. O pensiamo all'emozione scatenata nel mondo da Susan Boyle che ha, si può dire, un deficit di apparenza, ma proprio per questo le sue ottime doti di cantante fanno un effetto addirittura sublime.

Dalla sua biografia si evince che la fede sia per Lei molto importante. Come ha cambiato il suo modo di vivere la disabilità ?

Io sono sempre stato credente, ma quando ho avuto circa 18-20 anni, ho passato un momento di crisi perché vedevo i miei amici normali fare delle cose che io credevo di non potere mai fare. Ma in quel momento ho scoperto la Buona Notizia di un Dio che mi amava così com'ero e non come avrei voluto essere, o come, forse, secondo qualcuno avrei dovuto essere. E questo è stato l'inizio del mio cammino di fede che mi ha portato a scoprire che anch'io potevo essere felice. Ho conosciuto la meraviglia della pietra scartata che si scopre pietra angolare; una scelta che non è fatta dai costruttori di questo mondo, cioè da noi, ma è fatta prima di tutto da Dio. Noi possiamo seguire questa via che non è la nostra, ma può diventarlo, e che ci porta alla riconciliazione con noi stessi, con gli altri e con la vita, e quindi alla felicità .

Parliamo del suo intervento nella serata sulla Pietra Scartata. Lo ha pensato per un pubblico vicino alla disabilità ? O si è rivolto a tutti?

Io sono uno scrittore che crede e cerco di portare a tutti la mia esperienza di vita, e anche le mie riflessioni filosofiche e teologiche. Credo che sia profondamente sbagliato distinguere tra un mondo della disabilità e un mondo della normalità . Tutti gli esseri umani hanno dei deficit; alcune di queste mancanze sono più evidenti e hanno un impatto sociale e culturale più forte di altre. Quindi io mi rivolgo a tutti. Perché, come dicevo, credo profondamente che per essere felici sia fondamentale scoprire che siamo amati da Dio e dagli altri proprio a partire dalle nostre debolezze e dalle nostre mancanze.

Qual è stata la parte migliore di questa serata?

Il momento più interessante per me è sempre quello del dibattito. Le domande che il pubblico mi fa mi servono a capire se il mio messaggio è stato recepito e come. Il dialogo è sempre un'occasione di crescita e mi offre nuovi spunti per le mie riflessioni.

Per info:
http://www.accaparlante.it/autori/maurizio-serra-e-stefano-toschi

In Disabili.com:

STORIE DI DISABILITà : PADRE E FIGLIO RACCONTANO

€˜MIO FIGLIO HA LE ALI‑¬: LEGGERLO FA BENE AL CUORE

Ilaria Vacca

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