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Quando si pensa alla danza, la mente umana si proietta quasi automaticamente verso un concetto classico che esclude a priori moltissime persone, in particolare i disabili, i quali non sono in possesso delle capacità e condizioni ritenute indispensabili per praticare questo tipo di attività .
Tale pregiudizio è limitante per chi ha dei problemi ed impedisce loro sia di fare esperienze sociali, emozionali e fisiche forti, sia di sviluppare una propria espressione artistica.
Permette anche alle persone "abili" di sviluppare concetti erronei del tipo: €˜Arte e danza sono solo per persone abili, possibilmente belle e fisicamente perfette, certamente non per persone disabili che riescono a malapena a fare i movimenti più 'semplici' e, spesso, nemmeno quelli‑¬.
C’è un altro aspetto che aleggia come uno spettro nella mentalità comune: la persona disabile ha problemi, a volte abbisogna di cure, quindi ci si preoccupa troppo spesso dell’aspetto assistenzialistico, comunque importantissimo, rischiando però di trascurare il fatto di considerarle per quello che sono, semplici persone come tutti, che possono desiderare di entrare anche loro nel mondo artistico a pieno titolo o, almeno, trascorrere qualche ora serenamente.
Se si riuscisse ad eliminare questo spettro, la Danceability non risulterebbe una tecnica così speciale ed anomala, come viene a volte presentata, ma acquisirebbe il suo reale valore: una danza praticata da qualsiasi persona, sia essa abile o disabile, sia essa ballerina o persona che non si è mai confrontata col mondo artistico.

Bisogna sottolineare e scrivere a caratteri cubitali che la Danceability non si presenta né ha la pretesa d’indossare la veste della terapia, bensì solo quella dell’espressione artistica e creativa.
Risulta, quindi, per lei normale presentarsi come espressione creativa che permette a persone con differenti esperienze di incontrarsi in una classe per danzare insieme.
La Danceability si è sviluppata verso gli anni Ottanta del secolo scorso dalla Contact Improvisation, nata a sua volta versi gli anni Settanta negli Stati Uniti, e ne utilizza i principi base, adattati per non escludere nessuno; usa anche vari principi provenienti dall’Aikido, dal Tai Chi, da tecniche di meditazione, ginnastica e danza.
Già la Contact Improvisation è di per sé una tecnica accessibile a tutti senza limiti fisici, mentali o di età , in cui viene sottolineato il piacere di muoversi e di danzare con qualcuno in modo spontaneo; la Danceability non fa altro che apportare alcune piccole modifiche per rendere accessibile la Contact Improvisation realmente a tutti, magari usando aspetti leggermente più teatrali di quest’ultima, la quale tende ad usare molto il contatto fisico e l’uso del proprio peso.
Non significa che nella Danceability non si usino questi ultimi due aspetti, anzi sono fondamentali, ma non ci si chiude in essi, bensì ci si apre alla continua ricerca di nuove espressioni.
In entrambe si sviluppa tra le persone un dialogo fisico in cui tutti i sensi sono coinvolti: partendo sempre dall’improvvisazione, si danza, cercando di vivere costantemente l’attimo presente.
Si lasciano andare i corpi, in modo che comunichino ciò che hanno da comunicare, senza limitazioni estetiche, senza paure di non essere in grado di fare o di sentirsi inadeguati.
Sostanzialmente non si giudica: non c’è un’azione giusta ed una sbagliata, non c’è una persona migliore di un’altra, ma solo la ricerca di dialogare con le altre persone, il più delle volte sconosciute, attraverso il proprio corpo, senza la mediazione della parola.
Nella Danceability si riscoprono il terreno comune per muoversi con la gravità , che è un’altra delle basi di questa danza ed in generale della vita poiché siamo tutti sottoposti alle sue leggi, e la comunicazione spontanea attraverso il contatto.
In questo modo si possono fare nuove esperienze: tutti si confronteranno con le proprie abilità e disabilità , possedute indistintamente da ogni persona, poiché siamo tutti uomini; ci si muoverà da soli, con un'altra persona o in gruppo, andando sempre e comunque oltre i limiti cui si è abituati e che spesso ci creiamo noi stessi.
Non ci sarà , tuttavia, alcuna imposizione: non ci saranno tempi da rispettare per superare qualcosa, né obblighi da assolvere, se non quello di rispettare se stessi e gli altri, di saper dire €˜No, per me è troppo! Non ce la faccio, ma‑¬¦ non per questo rinuncerò, bensì cercherò altre vie, quelle più consone a me stesso. Sarà questo il mio modo di progredire!‑¬.
Il tutto creerà una serie di danze improvvisate, basate sulla consapevolezza, in cui persone comunque diverse creano esperienze di reciproca uguaglianza.

In Italia si può incontrare la Danceability attraverso seminari ed incontri periodici organizzati da alcune Associazioni artistico-culturali, come Il Cortile di Rho, Ottavo Giorno di Padova e Rotelle Attive di Prato.
Inoltre ci sono altri insegnanti di altre zone italiane che, sporadicamente, organizzano stages o attività di questa danza.

Per chi fosse interessato a conoscere le date dei vari eventi o i programmi specifici delle associazioni, consigliamo di visitare i singoli siti.
Le Associazioni, oltre a fare seminari ed incontri periodici con gli adulti, hanno alcuni contatti anche con le scuole elementari e medie: gli insegnanti tengono incontri o laboratori, al fine di rendere il linguaggio artistico un valido strumento di lavoro, relazione e conoscenza tra i ragazzi,  eventualmente anche con i bambini disabili presenti nelle classi.
Ottavo Giorno organizza anche dei laboratori continuativi con gruppi più ristretti: a differenza degli stage o degli incontri mensili, in questo caso, vengono richiesti una minima preparazione di base ed un impegno settimanale costante, perché il lavoro è finalizzato alla creazione di pezzi che, eventualmente, possono essere presentati come veri e propri spettacoli.

Circa un paio d’anni fa, l’Associazione Il Cortile ha provato a creare un luogo d’incontro, dove persone scelte, le quali avevano un background artistico interessante e molto diverso tra loro, potessero danzare un tema comune a tutti gli uomini: l’Amore, sia in negativo sia in positivo.
Fin da subito è nato qualcosa di magico e d’importante sia a livello umano sia a livello artistico, che ha portato nel giro di un tempo relativamente breve viste le difficoltà logistiche (il gruppo è formato da persone provenienti da mezza Italia) a creare un vero e proprio spettacolo.
Si è partiti dando agli artisti la libertà di creare, di esprimere il proprio approccio di senso, intenzioni e coreografico, partendo dal terreno comune dei nove artisti: Contact Improvisation, Danceability ed improvvisazione teatrale.
Le differenti provenienze e le differenti abilità si sono fuse quasi in modo naturale apportando ricchezza artistica e non limiti.
Si è deciso di chiamare la metodologia utilizzata in questo lavoro ed in altri, rivolti anche a principianti, €˜Percorso creativo‑¬ (percorso di integrazione di differenti arti performative nel campo della danza e del teatro), per staccarsi un po’ dalla Danceability e dalla Contact Improvisation vere e proprie, nel tentativo di trovare una strada alternativa, forse meno tecnica ma senza dubbio più vicina alla €˜vita vissuta‑¬ ed alla sensibilità di ciascuno.
Il €˜percorso creativo‑¬ utilizzato pone l’accento sul far confluire in un evento teatrale lo studio della tecnica, il percorso emotivo e sensoriale allo scopo di dare voce all’espressione poetica di ogni persona del gruppo sviluppando un processo di scambio tra le diverse provenienze ed abilità .
Ora lo spettacolo viene presentato nei teatri.

[Juri Roverato]

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