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vauro vignetta diversamente abileSe da un lato le istituzioni sembrano spesso ancora troppo lontane dalle persone con disabilità , dall'altro appare aperta la strada per una nuova percezione della disabilità da parte dell'opinione pubblica

Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità . Istituita dalle nazioni unite nel 1993 a livello europeo, e a partire dal 2008 a livello internazionale, è una occasione per parlare di disabilità , lanciando per un giorno nel panorama globale l'attenzione sulla condizione delle persone disabili.

Si potrebbe qui aprire l'annoso dibattito sulla questione dell'utilità di una giornata dedicata alla disabilità . A questo proposito, in occasione della Giornata dei diritti delle persone con disabilità 2011, l'anno scorso lanciammo un piccolo sondaggio  tra i nostri utenti di facebook, per comprendere chi la ritenesse una ricorrenza utile, e chi una ipocrisia. Il risultato fu un sostanziale pareggio: se da un lato alcuni sottolineavano il valore altamente sociale di  una giornata in cui non solo presentare al mondo le condizioni delle persone disabili, ma anche amplificare così la richiesta per l'applicazione dei loro diritti, dall'altro più di qualcuno la riteneva un inutile paravento dietro il quale istituzioni e massa critica si nascondevano e sistemavano le coscienze.

In questa giornata e nei giorni a seguire, molte sono  le iniziative, gli eventi, i dibattiti, che per un giorno renderanno la disabilità protagonista. Ma chi sono i disabili, e a che punto siamo con la loro integrazione nella società ?
Innanzitutto, per dare qualche numero utile a inquadrare il fenomeno, possiamo ragionevolmente stimare il numero di persone disabili in Italia in circa 3 milioni. La principale fonte di dati certi è ancora l'indagine Istat sulle "Condizioni di  salute e ricorso ai servizi sanitari" del 2004-2005, che vanno integrati con altre valutazioni, tra cui i dati dell'OMS del 2010 che attesta in 2 milioni e 615.000 i disabili in Italia fino a 65 anni. Si tratta del 5% della popolazione; se si aggiungono anche le persone diversamente abili oltre i 65 anni si arriva a superare il 18%, fino a toccare il 44,5% tra gli over 80.

"Disabilità " è un termine talmente vasto, che la sua definizione, resa dall'OMS quale "menomazione funzionale che può essere congenita o derivata da malattia o incidente", non è sufficiente a contenerne le numerosissime sfumature. Inscindibile, inoltre, dalla definizione di "handicap", che è la conseguenza di tale disabilità nella vita sociale. Ne deriva quindi che, se da un lato l'attenuazione della disabilità è un fatto che attiene all'aspetto sanitario e terapeutico, quello dell'handicap - quindi della disabilità inserita nel contesto di vita sociale - è l'ambito vero in cui si può e si deve cogliere la sfida. Realizzare la vera e completa integrazione della persona disabile nella vita sociale, favorirne la mobilità e l'autonomia, garantirne alti livelli di istruzione, sono i campi in cui l'azione si fa necessaria.

Ma quindi, a che punto siamo? 
Sono state davanti agli occhi di tutti le immagini impietose di persone attaccate a respiratori davanti a Montecitorio, rappresentazione di  un disperato grido di aiuto verso istituzioni che, in successive "foto ricordo", non sono riuscite a nascondere un certo imbarazzo. Era la protesta dei malati di Sla, andata in scena nelle scorse settimane, pagina molto triste della storia di un paese che fa sempre più fatica a ricordare gli ultimi.

Ma disabilità nella nostra recente memoria è anche podi e medaglie e braccia al cielo di atleti senza gambe, senza vista, senza mani. Come non ricordare la straordinaria pagina delle Paralimpiadi di questa estate, quando a Londra si è riscritta una nuova pagina sulla integrazione delle persone con disabilità , ma soprattutto sulla loro percezione da parte dell'opinione pubblica? Si può senz'altro dire che da Londra 2012 molto non sarà più come prima. Se ci avessero detto, qualche anno fa, che una Paralimpiade avrebbe riempito non solo stadi, ma anche dirette tv e appassionato milioni di persone, non ci avremmo scommesso un soldo. Invece è successo. E non si tratta solo di sport. Si tratta di uno scardinamento di idee, di nuovi sguardi gettati su realtà finora poco o nulla conosciute.

In generale, per chi nella disabilità si muove da tempo, è possibile intravedere un cambiamento di rotta. Un varco - piccolo, ancora fresco, ma pur sempre un varco - si sembra aperto quantomeno nella ribalta anche mediatica del nostro Paese. Ribalta mediatica che è un viatico affinchè la disabilità non solo si conosca, ma si conosca nella sua dimensione di "ordinarietà ". La disabilità non è una condizione estranea alla società . Ne fa parte, è la società . E in questo, dicevamo, alcuni passi sembrano essere nella giusta direzione.  Un esempio? Il dibattito che inizia finalmente ad aprirsi su un tema finora tabù, come quello della sessualità delle persone disabili. Dibattito che sta arrivando all'opinione pubblica grazie a film, documentari, mobilitazioni web e discussioni televisive.

Gli stessi mezzi di comunicazione e informazione sembrano essersi accorti della disabilità , finalmente (forse) scavalcando quella sua solita rappresentazione di "caso umano", utile a fare share facile. Iniziamo a leggere di storie di persone disabili: disabili non per forza straordinari ma disabili che possono essere innovativi, arrabbiati, scontenti, normali. Vediamo ad esempio l'avvio della rubrica Invisibili del Corriere della Sera on line, che offre nella home page del quotidiano più autorevole d'Italia uno spazio importante di riflessione e informazione su quelli che il grande Franco Bomprezzi ha definito "invisibili".

Ordinarietà della disabilità , dicevamo, che non deve essere "assuefazione" a una condizione che ha molti, moltissimi margini di maggiore considerazione soprattutto per quanto riguarda i diritti applicati (sull'aspetto teorico molte volte non mancano). Ordinarietà che significa normalità . Normalità che significa non stupirsi del fatto che un gran figo - passatemi il termine! - come Oscar Pistorius venga incluso da una rivista statunitense tra gli uomini più sexy del mondo. Lo vediamo finalmente bello, non disabile. Bravo, non disabile. Persona, non disabile.

Fonte foto: Vignetta disegnata da Vauro

Per approfondire:

Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità


IN DISABILI.COM:

GIORNATA MONDIALE DELLA DISABILITA': IPOCRISIA O UNA OCCASIONE PER IL CAMBIAMENTO?


Francesca Martin


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