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Lontano dagli sfarzi della grande sala conferenze, riservata ai politici e alle tematiche altisonanti, in una stanzetta che fa risaltare l'atmosfera di familiarità, Franco Bomprezzi ha presentato la sua ultima fatica: "Io sono così", edito da Il Prato.
Il libro è la storia dell'autore, o meglio, di Franco e della sua memoria, che a ondate gli ha riportato alla mente quelli che lui definisce gli snodi cruciali della sua esistenza, quei momenti, cioè, che sono riconosciuti fondamentali solo a posteriori, dopo che l'ondata si è ritirata e si possono tirare le somme sui detriti che ha lasciato.
E così, a ondate, l'autore li ha riportati sulle pagine del suo libro, che non è una biografia, ma che assomiglia di più alle pagine di una sceneggiatura, pronta per essere montata. A discrezione del lettore.

Prende per primo la parola Pietro Barbieri, presidente F.I.S.H. - Federazione Italiana Superamento Handicap, che ha ritrovato nelle pagine dell'autore lo stesso piacere che si prova nell'ascoltare e dialogare con Franco.
E quel piacere viene dalla sua scrittura scorrevole, leggera ma mai banale: "La facilità di scrittura è una cosa che appartiene alle capacità di un individuo e alla sua apertura, e Franco, pur parlando di questioni che riguardano la disabilità, ha parlato all'universo mondo con le tante cose scritte nel tempo, è riuscito con poco tecnicismo a parlare della disabilità e a parlare di individui, esseri umani, cittadini, parlare di persone con problemi, affettività, con amore  e odio, con tutto.
Il suo modo è dare un'idea diversa della disabilità e usare la disabilità come una metafora per parlare di altre cose, non solo della disabilità
."

Luca Parisato, editore de "Il Prato", mette invece l'accento sui problemi del mercato, sulle difficoltà che incontrano le piccole edizioni, anche piccoli capolavori come questi, nel competere con i rumorosi "Harry Potter" e con altri best seller acclamati.

"Autopresentarsi non è mai facile... - premette l'autore -, ma a questo incontro in realtà, manca solo un caminetto e un bicchiere di vino: due o tre persone che raccontano 'un'avventura' e intorno una serie di giornalisti che dopo due o tre riprese si mettono seduti a chiacchierare e ad ascoltare le parole del protagonista:
Autopresentarsi non è mai facile... ma la storia è questa: io ho scritto nel 1999 un romanzo, 'La contea dei Ruotanti', per la verità l'avevo scritto un paio d'anni prima, ma era rimasto nel cassetto, come spesso fanno i giornalisti.
Poi io avuto la fortuna di trovare un editore pazzo che ha letto questa storia e gli è piaciuta e, assieme a Giovanni Stefani, curatore della collana, hanno deciso di pubblicarlo
".
E, parlando sempre del suo primo lavoro: "La Contea dei Ruotanti era un sogno, un incubo, che è balenato nella mia testa un po' di tempo fa, pensando a come poter rappresentare la realtà che io vivevo come tante altre persone, rovesciando il punto di osservazione.
La sensazione che avevo, e che ho tutt'ora, è che il dialogo può scattare solo quando si guarda dal punto di vista dell'altro e questo è reciproco: vale per chi disabilità crede di non avere, sicuramente vale anche per chi è convinto di essere vittima di ogni maleficio della vita... non potevo fare il seguito de La Contea dei Ruotanti subito, magari più avanti...
In questo momento non fumo e sono ben tarato con l'ossigenazione: quest'idea, invece, mi è venuta mentre ero in totale crisi respiratoria e quindi, evidentemente anidride carbonica alta equivale a creatività altissima... tipo droga gratis, ma è un po' rischioso!
"

Poi l'autore ricorda anche Lella Costa, che durante le presentazioni de La Contea dei Ruotanti "faceva Francesca, la ragazza disabile, e io facevo Paolo, quello cosiddetto normale: chi era lì davanti era veramente straniato da questa situazione".

E finalmente si parla di questo nuovo libro: "Io sono così è un po' le cose di cui parliamo in questi giorni, persone con disabilità, diversamente abili, handicappati e avanti nominando...
Io sono così e basta, le etichette sono fatti vostri, non è un problema mio...
Questa è la mia vita. Ma ho pensato di mettere insieme due pezzi: da un lato io privato, dall'altro quelle cose che anch'io ho fatto fatica a trovare, quelle cose di cui parlava Pietro Barbieri all'inizio: le cose che ho scritto in questi anni per il gusto di scrivere, per riviste e rivistine, in internet, con il grande piacere di voler comunicare, cercando una chiave che sia quella della semplicità e molto spesso dell'ironia...
Impietoso con me stesso, ho voluto raccontare, non un'autobiografia che sarebbe ridicolo, ma pezzi delle mie memorie, della mia memoria, attingendo solo al ricordo.
Credo che ognuno di noi abbia dei ricordi indelebili che sono altrettanti snodi - situazioni o sentimenti - legati a momenti che solo dopo, a distanza di tempo, sai che significavano veramente qualcosa.
Ho provato a metterli in fila proprio come si affacciavano alla memoria, e ho cercato di scrivere bene
".

Ma se questi due libri, stando alle parole dell'autore, sono stati prima di tutto un contributo fatto a se stesso, ora Bomprezzi vorrebbe che il suo libro fosse comprato e nelle librerie, il luogo congenito della cultura.
E non per diventare ricco, perché "non si diventa ricchi facendo lo scrittore come faccio io o l'editore come lo fa lui... (Luca Parisato)", dice.
Ma perché "la vita è un continuo guardarsi negli specchi. Noi anche qui, in fondo, stiamo rappresentando un mondo, e la rappresentazione dei mondi è una cosa delicata e importante, dove ognuno deve vederci il proprio di mondo e quando si finisce di scrivere un libro, non è più tuo, è di chi lo leggerà e ci troverà qualcosa, se sarà così buono da trovarcelo... e lo spero".

Federica Chinaglia

In questi giorni, viene distribuita, la seconda opera letteraria di Franco Bomprezzi, giornalista e scrittore.
La sua prima opera è stata "La contea dei ruotanti", un romanzo nel quale è riuscito a capovolgere la realtà, il diverso, era colui che cammina, e quest'ultimo doveva adattarsi ad una società di persone che vivono utilizzando la carrozzina.
Con ironia e intelligenza, ha saputo denunciare l'elevata presenza di barriere fisiche e psicologiche ancora oggi esistenti. 
Lo dico subito, ho il peccato originale. Sono amico e stimo da sempre l'autore.
Franco, per chi non lo conoscesse, è un uomo di cinquant'anni, oramai brizzolato con una folta barba come non si usa quasi più.
Da sempre si muove grazie alla sua carrozzina.
Ma questo non gli ha impedito di essere solare e regalare un sorriso a tutti, e soprattutto di essere un ottimo giornalista, un uomo di cultura, presente in programmi televisivi e radiofonici, nonché moderatore nei convegni.
Ma torniamo al vero motivo per il quale scriviamo questo articolo: la presentazione del suo nuovo libro "Io sono così", una autobiografia molto toccante, per la quale l'autore deve senza dubbio essersi fatto violenza.
E' difficilissimo parlare di se stessi quando si deve parlare anche di problematiche inerenti l'handicap, dall'infanzia alla difficile sempre e per tutti adolescenza fino alla maturità.
Il tutto sapientemente raccontato in maniera romanzata. Ogni capitolo, infatti, stimola il lettore a pensare al prossimo.
Chi ha la fortuna di leggere questa opera sicuramente avrà poi una conoscenza decisamente superiore del mondo variegato dell'handicap, e chi lo vive troverà stimoli e motivazioni per vivere più attivamente e gioiosamente la propria vita.
Nella seconda parte del libro si trovano le lettere aperte pubblicate in varie testate ai più importanti uomini del nostro tempo. Risposte... nessuna, se non da parte del Ministro al Welfare Roberto Maroni.
Un libro da leggere e conservare non solo per chi conosce o vive la disabilità.

Valter Nicoletti

INFO
Edizioni Il Prato
www.ilprato.com

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