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"Ci sono dei fatti che di per sé non rappresentano un evento, appartengono alle piccole cose quotidiane, agli accadimenti spiccioli che punteggiano le nostre esistenze. Ma quando questi fatti riguardano persone colpite da una qualche menomazione o disabilità, ecco che si colorano di tinte forti e assumono valori di straordinarietà.
Qualche giorno fa su per la strada sterrata che si inerpica a Cima Campo, lembo di terra veneta passata alla storia per le battaglie della Grande Guerra, un drappello di persone avanza quasi a passo di marcia. Si tratta dei partecipanti non vedenti al corso di informatica di Castello Tesino (TN) e dei loro accompagnatori. Eccoli raggiungere la malga e poi, rapidi, prima che il nuvolone nero rovesci grandine e pioggia, eccoli salire su al Forte Leone, esplorarne gli anfratti, le trincee, le postazioni delle mitragliatrici; palpare con mani esperte i manufatti; immaginare con le parole delle guide il paesaggio, la Valsugana in fondo e poi i contrafforti dell’Ortigara e, più in qua, la Cima Grappa oltre la quale pulsa sotto una cappa di calore la vita della pianura Padana.
Chissà quante storie, quante sofferenze, quanto generoso sangue hanno visto questi sassi, queste zolle. Chissà se mai avrebbero immaginato che delle persone cieche provenienti da Roma, da Milano, da Verona, da Padova, sarebbero state anche loro qui a ricercare la motivazione della loro normalità.
Eh sì! Perché è proprio questo il lite-motive dei corsi di informatica organizzati dal Libro Parlato di Milano con la Tiflosystem di Piombino Dese (PD): far conoscere le tecnologie informatiche per leggere, scrivere, comunicare e poi far vivere ai corsisti, attraverso escursioni, incontri, visite guidate a luoghi di interesse storico-culturale, esperienze che diversamente avrebbero difficoltà a provare. La normalità di correre giù senza guide quando il sentiero si fa più facile; la normalità di gridare “ce l’ho fatta a non pestare neanche una boassa!”, di cantare seduti a tavola accanto ad un bicchiere di vino e a delle belle fette di polenta, formaggio e soppressa. Un’esperienza sui generis anche per la signora Lucia e Dino, i gestori da vent’anni della malga di Cima Campo che sono costretti ad improvvisarsi ciceroni, a spiegare come si fa il formaggio, come si affumica la ricotta, a far toccare la vasca di lavorazione del latte e gli arnesi del mestiere e poi a rincorrere una mucca e a portarla sull’aia per materializzare, sotto le dita prima insicure a poi avide di conoscenza dei corsisti, la forma di questo docile animale che loro fino ad allora conoscevano soltanto come un sostantivo della lingua italiana.
Anche Caterina, che la sorte non ha risparmiato nelle privazioni, cieca e poliomielitica su sedia a rotelle ma assetata di partecipazione e di normalità, vive con gioia questi momenti, quasi si esalta nel rivelare a se stessa che può fare cose impensabili.
Da Cima Campo, quando il nuvolone si è dissolto flagellando in un rombo la terra, i tetti, le rocce di grandine e pioggia, lasciando nel silenzio interrotto da qualche muggito d’animale e canto d’uccello lontano un’aria fredda vitalizzante, hanno tutti la consapevolezza di essere più ricchi, di poter affrontare con esultanza altre prove di normalità in altri alpeggi, in altri rifugi, di poter camminare scalzi entro l’alveo freddo del torrente Senaiga, di poter conoscere i segreti di Internet, la potenzialità dei computer parlanti, dei videotattili o dei software ingrandenti.
Scendono veloci per raggiungere le auto che li riporteranno in albergo dove il conversare, lo
sviluppare relazioni nuove completerà un’esperienza indimenticabile che li farà tornare nelle loro città di origine davvero meno ciechi".
Davide Cervellin

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