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Arene e palazzetti d’estate e teatri in inverno.
Luoghi diversi, ma i problemi sono gli stessi.
L'accessibilità dei luoghi destinati al tempo libero resta un'utopia.
E alla sensazione di emarginazione, si aggiunge anche la rabbia del sentirsi presi in giro.
Perché troppo spesso accade che l'accessibilità di alcuni locali sia solo dichiarata mentre, in realtà, i disabili sono trattati come “un qualcosa in più”, destinati ad occupare i posti peggiori (come le prime file delle sale cinematografiche), o a utilizzare bagni tutt'altro che a norma.
E poi si cerca di comperare il loro silenzio con un regalo, come si fa con i bimbi.
E’ successo ad Antonio che, recatosi in un teatro dove doveva essere rappresentato lo spettacolo "Pinocchio", ha trovato un'organizzazione un po' troppo immedesimata nella parte del burattino bugiardo.
E ora, con questa sua lettera, vorrebbe "impedire che in futuro la legge permetta ancora di decretare certe strutture pubbliche 'accessibili ai disabili', senza aver effettuato le dovute verifiche".


Gentile Redazione,
sono un ragazzo pugliese di 25 anni affetto da tetraplegia post-traumatica.
Scrivo questa lettera per esternare tutta la costernazione e il rammarico che ho provato nell'assistere alla rappresentazione del musical "Pinocchio" diretto da Saverio Marconi, tenutosi nel TeatroTeam di Bari.
Arrivato in anticipo per accertarmi del posto che avevo prenotato per me e per il mio accompagnatore, mi sono subito reso conto della pessima visuale del palcoscenico riservata ai posti di poltronissima.
Dato che questi posti, a ridosso dei corridoi laterali di evacuazione, sono gli unici in cui è permesso ai disabili muniti di sedia a rotelle di sostare, mi sono rivolto a una delle hostess per avere delle spiegazioni.
Scusandosi per l'inconveniente, a loro parere "imprevisto", in un primo momento non sapevano come porvi rimedio.
Intanto cresceva il disappunto da parte mia, da parte degli altri disabili presenti in sala, ma anche da parte delle altre persone normodotate munite di biglietto di poltronissima, pagato fior di quattrini.
Si trattava di uno spettacolo in programmazione da svariati mesi, perciò ho fatto notare quanto debole fosse la sua giustificazione, e l'ho pregata di mettermi in contatto con un responsabile del teatro.
Sapevo benissimo che mi sarebbe servito poco questionare con un'addetta all'ordine in sala, e mi sono anche scusato perché era troppo facile prendersela con chi, nel momento del disagio, funge da scudo ad un'organizzazione evidentemente poco attenta.
Dopo un colloquio con dei suoi anonimi superiori, la stessa ragazza è tornata da me con un regalo! Le soluzioni proposte dalla direzione erano due: mi era possibile o spostarmi più in su, lungo i corridoi laterali di evacuazione o più semplicemente chiedere il rimborso del biglietto e NON assistere più allo spettacolo.
Capirete che accettare la seconda ipotesi, per un disabile che si è fatto circa 80 chilometri per poter assistere ad uno spettacolo, sarebbe stato ridicolo.
Perciò mi sono accontentato dell'altra soluzione che a livello di visibilità era di gran lunga migliore rispetto alla postazione precedente.
Puntualmente, all'intonare della prima canzone un'altra hostess mi si avvicina nel silenzio della sala per dirmi che in quel posto non potevo stare.
La mia pazienza era ormai al limite, ho chiesto di poter parlare con i responsabili dell'organizzazione o altrimenti di togliersi definitivamente dalle scatole.
Per fortuna il resto dello spettacolo è stato meraviglioso.

Ma il peggio doveva ancora arrivare.
Al termine dello spettacolo dovevo effettuare un cateterismo.
Mi sono recato ancora una volta da una delle hostess per chiedere dove fosse il bagno per disabili.
Ma la ragazza, quasi allibita, non sapeva dirmi se ci fosse o meno un bagno per disabili nella toilette degli uomini.
Mi sono allora rivolto ad un ragazzo, anche lui dell'organizzazione: il bagno esisteva, e per raggiungerlo mi sarebbe bastato attraversare un corridoio.
Peccato che lungo questo corridoio erano posizionati gli orinatoi... in quel momento tutti occupati.
Al banco delle informazioni, davanti alle mie proteste è cominciato un continuo scarica barile tra hostess e addetti della sicurezza, impegnati più a fare da scudo ad una dirigenza codarda e latitante che a darci un effettivo aiuto.
Ad ogni modo, una volta aspettato che il bagno si svuotasse del tutto (e col rischio di rimanere chiusi in teatro), io e mia madre siamo riusciti ad entrare e ad effettuare il cateterismo con non poche difficoltà: non c'era né un lavabo, né una semplicissima pattumiera.
Tutto in quell'ambiente aveva lontanamente a che fare con un bagno per disabili a norma di legge.

Non sto scrivendo per reclamare un rimborso ma per far sentire la voce di una minoranza che nel nostro Bel Paese, e in particolar modo al Sud, viene molto spesso ignorata, bistrattata e umiliata.
Scrivo per impedire che in futuro la legge permetta ancora, come in questo caso, di decretare certe strutture pubbliche "accessibili ai disabili" senza aver effettuato le dovute verifiche o, peggio ancora, avendole fatte in modo sbrigativo e grossolano.
Scrivo anche perché in futuro a nessun'altra persona disabile venga riservato un trattamento simile a quello a me riservato.

Antonio Lerario


Abbiamo voluto verificare quanto ci ha raccontato Antonio, dando la parola ai diretti interessati.
Fabrizio, dell'Ufficio Relazioni Esterne del Teatro Team di Bari, è rimasto perplesso.

E' la prima volta che ci viene mossa una critica simile, anzi - ci racconta - abbiamo sempre ricevuto lettere di lode e di ringraziamento anche da parte di Associazioni per l'accoglienza, le agevolazioni e il trattamento rispettoso che riserviamo agli spettatori disabili, ai quali peraltro non facciamo mai pagare il biglietto".
Fabrizio descrive il "suo" teatro come completamente accessibile: "Non c'è nessuna barriera che impedisca il passaggio da un locale all'altro", e spiega che "i posti riservati alle persone con problemi di mobilità si trovano lungo i corridoi laterali, perché è quella l'unica zona sicura per chi sta su una sedia a rotelle.
E' così da quindici anni, e nessuno si è mai lamentato!".

E per quanto riguarda la questione servizi, conferma l'accessibilità dei bagni del Teatro Team.
"Sono perfettamente a norma e se per il signor Antonio il problema nasceva dalla presenza dell'accompagnatrice donna, poteva comunque chiedere ad una delle nostre maschere adulte, sempre presenti vicino alle tende per aiutare gli spettatori bisognosi".

Senza nulla togliere alle parole di protesta di Antonio, va comunque lodato l'impegno di qualsiasi locale a rendersi accessibile a tutti, attraverso agevolazioni, mancanza di barriere ma soprattutto disponibilità e rispetto.
E' vero che, in questi casi, non sarebbe corretto parlare di merito, in quanto un'utenza ampliata dovrebbe essere al centro dei pensieri di chi realizza locali e organizza spettacoli e iniziative di vario genere.
Ma ci rendiamo conto che troppo spesso questo atteggiamento rappresenta un'eccezione.

Come ci raccontate voi stessi: non è la prima volta, infatti, che pubblichiamo lettere di protesta, resoconti di concerti inaccessibili, ma anche di offese e umiliazioni ricevute in manifestazioni pubbliche.
Dove le persone disabili erano ingiustamente trattate come "un qualcosa di scomodo":


Ma, per fortuna, ci avete anche raccontato esperienze positive!

 

Sito Ufficiale del Teatro Team di Bari


Per evitare inconvenienze, date un'occhiata al nostro Speciale Locali accessibili, dove troverete un elenco di strutture, sparse in tutta Italia, la cui accessibilità è stata garantita da voi stessi.


Vi segnalo, infine, anche lo Speciale Cinema Accessibili.


[Francesca Lorandi]

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